Non è, il nostro, un Paese per vecchi.
Soprattutto per anziani magistrati come me.
Quelli – per intenderci – allevati a pane e Diritto Romano, fin dal primo anno, in facoltà di Giurisprudenza (che se solo osavi chiamarla, volgarmente, Legge, ti buttavano fuori dall’ateneo a pedate nel sedere…).
Il mondo è cambiato e vorrei aggiungere che, per fortuna, è cambiato in meglio…
Per evitare che questa introduzione vi sembri come quella di un Forrest Gump giudiziario sarà bene che vi spieghi cosa l’ha generata.
È notizia di queste ore dello “scandalo” che avrebbe coinvolto due giovani e belle avvocate torinesi. Sembra che la loro “colpa” sarebbe stata quella di avere creato un profilo social in cui Diritto e Moda erano prosaicamente riunificati.
Tra una borsa Chanel e una massima nomofilattica, le donne avrebbero mostrato la loro prorompente, quanto inequivoca, sensualità. Una vita “glamour” – così da loro descritta – tra corsi di yoga e palestra, abiti griffati e cene stellate, ma sempre con i codici in mano.
La cosa non sarebbe finita lì perchè, in un video (anche questo prontamente “socializzato”) una delle due avrebbe raccontato la sua vita intima e le sue preferenze sessuali.
Il cielo sabaudo sembra si sia aperto sotto i piedi delle due donne, subito convinte ad abiurare e “rinunciare a satana”.
Non starò qui ad unirmi alla schiera dei censori perchè, come dicevano gli antichi Romani, “Vanitas vanitatum et omnia vanitas”.
Può essere punita la vanità?
Ma il pensiero vola veloce ad un avvocato eroe civile.
Si chiamava Giorgio Ambrosoli e fu ucciso dalla mafia, a Milano, in adempimento del suo ufficio.
Non so perchè, ma preferisco questa idealità a quella di coloro che sotto la toga non hanno nulla…
Lorenzo Matassa