Comunque vadano le elezioni presidenziali in America, Donald Trump, molto probabilmente, sarà un presidente, o ex tale, che si potrà attribuire primati unici nel suo genere. Se infatti vincesse quello che molti americani definiscono “il bullo arancione”, gli Stati Uniti per la prima volta avrebbero un presidente eletto mentre è oggetto di indagini federali, statali e locali. Un evento forse unico nella storia americana.
Ma anche se dovesse perdere nel confronto con il democratico Joe Biden – dato favorito nei sondaggi – è assai probabile che possa intestarsi altri record personali.
Infatti, un altro primato, quello che fa più paura a The Donald, è in caso di sconfitta la messa sotto accusa per i reati per i quali è attualmente indagato. Una sfilza di possibili reati fiscali e finanziari che andrebbero ad aggiungersi a quelli federali già indicati nel rapporto dell’ex consigliere speciale Robert Mueller. Trump da quella circostanza ne uscì indenne nonostante fosse chiaro il suo tentativo di aver ostacolato la giustizia, solo grazie al fatto che un presidente in carica non può essere perseguito penalmente. Questo portò i ministeri federali a desistere dal mettere il presidente in stato d’accusa, lasciando che soltanto il suo ex avvocato, Michael Cohen, venisse processato, condannato e recluso in un carcere federale.
Alcuni di questi reati sono già prescritti ma così non è per quelli commessi nel 2017, che si prescriverebbero soltanto nel 2021, per i quali Trump potrebbe essere chiamato a risponderne dinanzi i giudici federali.
Proprio l’imminenza della prescrizione, potrebbe portare The Donald a tentare di allungare in ogni modo la sua uscita dalla Casa Bianca, nella speranza che la stessa eventualmente avvenga quando saranno trascorsi i termini della prescrizione.
Anche questo però non porrebbe al riparo da conseguenze giudiziarie l’attuale presidente, visto che pare sia oggetto di nuove indagini federali per reati commessi nell’ultimo periodo e per i quali la prescrizione sarebbe ancora lontana.
L’asso nella manica di Trump resta a questo punto quello che mai nella storia ha fatto un presidente americano: la concessione della grazia a sé stesso prima di lasciare la Casa Bianca.
Rimarrebbero comunque in piedi tutte le accuse per quello che non sono reati federali, per le quali neppure la grazia del presidente sarebbe sufficiente, visto che le grazie presidenziali possono trovare applicazione solo nel caso di crimini federali.
L’unica alternativa, dunque, è quella di riuscire a farsi eleggere presidente con un nuovo mandato e stravolgere successivamente la Costituzione e l’intero ordinamento giuridico degli Stati Uniti.
Donald Trump ha infatti anticipato che non riconoscerà l’eventuale vittoria di Biden. Ha discusso apertamente di voler impedire il conteggio di schede elettorali dichiarandole illegittime e di essere pronto a presentare ricorsi a raffica in tutti gli Stati dove dovesse perdere. Affermazioni che hanno spinto l’opposizione ad affermare che l’attuale presidente ha assunto comportamenti antidemocratici paragonabili a quelli di alcuni autocrati africani.
Gli stessi repubblicani, pur rimanendo pubblicamente in silenzio, sono sconcertati dalle dichiarazioni del loro candidato di partito. Tutto ciò, potrebbe portare gli Stati Uniti a vivere momenti disordini e di violenza come mai era accaduto in passato per l’elezione di un presidente americano.
Trump, in ogni caso, sarà l’uomo dei primati…
Gian J. Morici (anche da Cittadino a Stelle e Strisce)