Non c’è voluto molto tempo perché Arnone Giuseppe di Agrigento fornisse ai Giudici di Sorveglianza di Palermo, che, facendo violenza al loro bagaglio giuridico, di razionalità e di ragionevolezza erano stati con lui generosi e caritatevoli con un impensabile “affidamento in prova” in luogo della pena del carcere (un anno e quattro mesi) per uno dei suoi innumerevoli delitti (calunnia). La prova richiesta, ma negativa: quella di essere quello che è. Un incoercibile diffamatore e calunniatore.
Anche dopo l’udienza e dopo che era oramai nota l’ordinanza ed il suo contenuto, sgangherato per eccesso di benevolenza, Arnone non ha cessato di diffamare, di minacciare, di millantare potere su Procuratori e Giudici.
Al punto di far sorgere il sospetto che volesse procurarsi la possibilità di una “scappatoia psichiatrica” (non sarebbe nuovo a tale espediente: minacciò il P.D. che gli negava la tessera adducendo una sua pretesa infermità psichiatrica che quel diniego avrebbe potuto aggravare!!).
Ora ha mostrato quello che sarà il suo modo di “adempiere” alle condizioni che gli sono state poste, cioè di eluderle, (di ciò si direbbe sia convinto) dai suoi caritatevoli Giudici di Sorveglianza, facendosene beffa.
Ricorrerà all’”interposta persona”.
Anche a questo metodo non è nuovo. Ai tempi d’oro della sua carriera di “suggeritore di giustizia”, molte sue baggianate persecutorie trovarono immediata realizzazione nei pedissequi comportamenti di magistrati e magistrate (ad esempio il suo abituale cambiamento del capo di imputazione a metà dibattimento…).
Ora questo metodo pare vorrà metterlo in atto con l’uso di internet. E con la collaborazione, a quanto pare, nientemeno della sua avvocatessa, tale Daniela Principato, che, se il tutto non è un ancor più impudente pasticcio ed un abuso del nome di una professionista, questa l’avrebbe fatta veramente grossa prestandosi a tale gherminella.
E’ apparso sul profilo fb di Daniela Principato con l’impronta inimitabile dello stile, delle intenzioni diffamatorie e del possesso di “notizie” (si fa per dire) che sono “esclusiva” del condannato, un post esplicitamente minaccioso e sgangheratamente diffamatorio nei confronti di un Sostituto Procuratore (che egli proclama suo “nemico”) e di un’altra persona che è stata negli scorsi anni bersaglio di una insistente, maniacale sua campagna persecutoria mediatica e giudiziaria, da cui è uscito pienamente indenne, ma dovendo sopportare le solite, interminabili tribolazioni giudiziarie. E questi ha il merito (cioè per Arnone la colpa terribile) di averlo per primo fatto condannare per diffamazione con una sentenza passata in giudicato, che è stata la prima della cascata che poi è seguita.
Rovistando nel lessico della sentina delle immondizie del suo antico ruolo persecutorio, Arnone ha messo poi assieme (con i rispettivi ritratti) i suoi “nemici” di due epoche. Il post, è stato poi “condiviso” dallo stesso Arnone. Alla faccia della prescrizione n. 7 del provvedimento di affidamento in prova che dovrà sottoscrivere entro pochi giorni.
Capito dott. Trizzino? Ecco la “prova”. La prova della beffa che il condannato ritiene potersi fare della giustizia.
In questo modo infatti egli ritiene di poter infischiarsene delle prescrizioni e degli ammonimenti (in verità stucchevoli e grotteschi) dei Giudici del Tribunale di Palermo. Non sarà l’ultima “trovata”, l’ultimo sbeffeggiamento della giustizia.
Una giustizia che, francamente, si sarebbe portati a dire che odiosi sbeffeggiamenti del genere se li è andati a cercare.
Mauro Mellini