Uno dei riti tribali propri della nostra civiltà contemporanea è quel periodo – della durata variabile da uno a trenta giorni – che prende il nome di “cambio di stagione”.
Già il nome, ti fa incazzare.
Io sapevo che era il padreterno, o chi per lui, a fare il cambio di stagione, non gli esseri umani.
A voler essere pedanti, si può arrivare a dire che il cambio di stagione lo fa il nostro pianeta girando intorno al sole.
Ma ormai si è diffusa questa locuzione e quindi gli esseri umani del mondo occidentale, due volte l’anno, si predispongono a cambiare la stagione.
Una volta il cambio di stagione era un’attività dolce e delicata, che coinvolgeva sacchettini profumati, lenzuola distese ad asciugare al vento, orde di ricamatrici che sistemavano le cose estive prima di metterle via; ora che notoriamente non ci stanno più le mezze stagioni, si passa improvvisamente da bermuda e infradito a cappotto e doposci, ergo il cambio di stagione è diventato più difficile e rischioso della battaglia di Borodino.
Non appena si alza il primo alito di vento freddo, le truppe cammellate scattano in direzione degli armadi per lanciare l’assalto.
Prima di descrivere in dettaglio le operazioni, voglio essere chiaro: il cambio di stagione è una questione unicamente femminile.
Un uomo che si rispetti piuttosto che mettersi a scegliere le cose da tenere per l’anno successivo, quelle da buttare, e procedere a riporle negli appositi contenitori (armadio o cassonetto) si farebbe tagliare un braccio.
Infatti l’uomo single si riconosce dal suo abbigliamento, rigorosamente “quattro stagioni”: giacche fresco lana, pantaloni di cotone, scarpe in pelle morbida.
Tutte cose che almeno qui da noi si possono indossare dal primo di gennaio al trentuno dicembre, senza dover mai spostare la collezione dei Fantastici Quattro per fare posto a inutili cappottoni color cammello.
Al massimo l’uomo single è dotato di un soprabito che mette o toglie alla bisogna.
Egli vive felice nel suo mondo dorato senza stagioni, ignaro che il suo vicino di casa (cioè io) è costretto per giorni e giorni a subire comandi imperativi da parte delle donne di casa.
Che poi, parliamoci chiaro, ‘sta storia del cambio di stagione ce la giochiamo in poche migliaia di persone: i fortunati terrestri che abitano in una fascia temperata del globo E hanno anche i soldi per comprare vestiti invernali ed estivi.
In tutta l’Africa, se ne impippano dei vestiti.
In Siberia/Canada/Alaska grasso che cola se d’estate per dieci giorni tolgono il montone rovesciato.
Nel Sud Est asiatico l’unica differenza è “piove, metto l’impermeabile – non piove, tolgo l’impermeabile”.
Nei Caraibi, compreso il sud degli Stati Uniti, hanno tutti una sola maglietta e un paio di pantaloni da anni.
I tedeschi e tutti i popoli barbaro-vichinghi non buttano un capo di vestiario neanche se di mestiere fanno l’Amministratore Delegato della BMW.
Insomma, siamo rimasti in pochi.
E quei pochi però (cioè io) la devono pagare per tutti.
Ma veniamo alla descrizione delle operazioni.
Il campo di battaglia è di norma il letto matrimoniale: uno spazio di circa quattro metri quadrati, situato all’altezza giusta, e di solito posizionato vicino ai magazzini di stoccaggio merci (gli armadi), e che quindi viene occupato militarmente per tutta la durata del cambio di stagione.
Va da sé che in questo periodo al malcapitato uomo che venga costretto al triste rito tribale sarà impossibile dormire nel suo letto, non parliamo poi di altre attività, che verranno sospese per non perdere concentrazione e stropicciare il vestito di nonna che “ci tengo tanto e anche se occupa da solo metà del tuo armadio non lo posso buttare”.
Invece la mia collezione di Tex Willer sì. Quella si poteva buttare. E infatti è stata buttata. Vabbè.
Ora, dato che siamo in un contesto sociale abbastanza agiato, si presume che in casa esista almeno un divano-letto, o anche un semplice sofà, dove poter dormire e se capita anche….no!
Il divano diventa la repository delle scarpe, le quali vanno allineate per anno di produzione, colore, altezza del tacco e percentuale di brillantini presenti.
Rassegnato, l’uomo di casa si posiziona con le mani sui fianchi, attendendo istruzioni.
Data la sua nota incapacità di capire alcunché di vestiario egli verrà usato esclusivamente per le seguenti attività: prendi la scatola, riponi la scatola, sposta la scatola, apri le braccia aspetta che vedo se ci sono pieghe, vai in tintoria, ritorna in tintoria perché mi ero dimenticata i pantaloni, levati di mezzo che ingombri.
L’uomo di una certa esperienza (come me) ha imparato da anni a starsene zitto durante tutta la durata delle operazioni. Potrebbero però esserci tra di voi dei giovani neosposi che ritengono (illusi) di poter avere voce in capitolo su questa transumanza di vestiario, e con fare scherzoso provano a dire: “mi sa che questo ormai ti va stretto, perché non lo butti?”, oppure “ma quelle due paia di scarpe non sono uguali? perché non butti le più vecchie e tieni le altre?”.
Non fatelo.
Sono stati trovati corpi di uomini carbonizzati sul ciglio della strada, e la scientifica si sta ancora domandando perché.
Il cambio di stagione è come il sacrificio agli dei che facevano i romani, e se non vi state zitti potreste finire facilmente a fare la parte degli agnelli.
Attendete con pazienza che le operazioni si concludano, sperando che l’armadio sia sufficientemente grande per contenere tutta la collezione primavera-estate, e soprattutto che vostra moglie non si accorga che la raccolta di Tex Willer non l’avete veramente buttata, ma che avete in realtà un solo paio di scarpe, e le altre scatole sono piene di fumetti.
P.S. E il VOSTRO cambio di stagione? Perché se siete sposati non vi è consentito avere solo un abito o un paio di pantaloni, no!? Beh, qui si apre un piccolo spiraglio di libertà. Il mio metodo è semplice. A domanda specifica rispondo: “L’ho già fatto”. Fatelo anche voi: il generale che sovrintende alle operazioni (vostra moglie ma nei casi più perniciosi vostra suocera) vi guarderà male, ma dato che ritiene siate un inetto senza spina dorsale, penserà vi siate messi paura e abbiate veramente già spostato le vostre cose. D’altronde, vi hanno lasciato un quinto di anta: quanta roba potrete mai possedere?
A quel punto, superato l’esame barando, sarà sufficiente che ogni mattina indossiate una combinazione di vestiti della stagione entrante, mettendo a posto quella uscente senza farvene accorgere. Dato che avrete effettivamente quattro stracci, in una settimana avrete concluso, e anche per questo autunno (o primavera) almeno il vostro cambio di stagione l’avrete evitato.
P.P.S. Dato che sono buono, voglio essere chiaro: il metodo sopraindicato ha una falla potenzialmente esiziale. I vestiti che metterete a posto in questo modo non saranno lavati, stirati e profumati alla lavanda. Quindi prima o poi puzzeranno. Rassegnatevi: vostra moglie ha un fiuto più sensibile di un cane da tartufo; prima o poi metterà il naso nel vostro armadio e allora saranno cazzi vostri. Ma magari riuscite a divorziare prima, se vi sbrigate.