I fatti risalgono al 2008, quando Calogero Volpe, ex Dirigente CISL, a mezzo stampa accusava l’allora Segretario Generale della CISL agrigentina, Domenico Catuara, di aver asservito i dirigenti del sindacato a progetti politici propri e di soggetti a lui vicini, compiendo atti di nepotismo, violando lo statuto dell’associazione sindacale e utilizzando dunque la CISL per fini personali.
Secondo il Catuara, assistito e difeso dall’avvocato Giuseppe Scozzari, con più atti esecutivi di un medesimo disegno criminoso, il Volpe offendeva l’onore ed il decoro dell’allora Segretario Generale della CISL.
Al termine del processo il P.M. chiedeva la condanna di Calogero Volpe a due mesi di reclusione.
Di diverso avviso la difesa del Volpe, rappresentata dall’avvocato di fiducia Giuseppe Aiello, che chi8edeva per il proprio assistito l’assoluzione perchè il fatto non sussiste o non costituisce reato.
I punti salienti dei motivi della decisione di assoluzione dell’imputato da parte del Giudice, dott. Katia La Barbera, nell’offrire lo spaccato di una gestione del sindacato agrigentino utilizzato a fini elettorali da soggetti politici quali l’allora onorevole Benedetto Adragna, si possono così sintetizzare : “Nel caso di specie, a mezzo delle prove dichiarative e documentali acquisite nel corso del processo, appare di tutta evidenza che l’organizzazione e la gestione del Sindacato CISL dì Agrigento avveniva disattendendo regole statutarie e principi etici comuni, adottando decisioni e comportamenti al limite della legalità.
Il quadro tracciato dai testi intervenuti dipinge a larghe tinte un quadro fosco ed evoca shakespeariane memorie di situazioni torbide e marce.
In particolare, alla luce di quanto emerso, appare provato, che, contrariamente a quanto previsto in statuto, la CISL, nel corso della gestione Catuara, si occupò attivamente di politica organizzando diverse “pizziate” elettorali, sostenendo nella competizione l’On.le Adragna, al punto che i manifesti elettorali venivano affissi in bella evidenza al balcone della sede CISL a Villaggio Mosè in Agrigento, ed i congiunti e l’entourage dell’uomo politico non esitavano ad utilizzare la sede e gli strumenti tecnologici ed informatici messi a loro disposizione dal sindacato (cfr foto acquisita All’udienza del 13.11.2012).
È inoltre indubbio che sotto la dirigenza Catuara il di lui cognato, Bonomo Maurizio, venne nominato componente direttivo ASI pur configurandosi possibili incompatibilità con le cariche contestualmente rivestite da costui nello stesso periodo. Ne deriva che anche l’accusa di nepotismo trova una sua giustificazione nel diritto di critica costituzionalmente garantito indicandosi con tale termine la tendenza da parte di chi detiene l’autorità o il potere dì favorire i propri parenti a causa della loro relazione familiare a prescindere dalle loro reali abilità e competenze. A ciò si aggiunga che nel caso di specie, in violazione di qualsivoglia regola e prassi, il Bonomo venne nominato senza che venisse previamente convocato l’esecutivo della CISL, in assenza, in via preliminare, di una terna di nomi tra i quali decidere ed, infine, che non venne redatto alcun verbale.
L’accusa di avere utilizzato la CISL per fini personali trova compiuta dimostrazione nell’acquisto da parte della moglie del Catuara, a prezzo inferiore rispetto a quello di mercato, dell’auto Toyota Yaris acquistata dal Sindacato, intorno al 2002, per circa 12.500 euro, rivenduta dopo circa un anno ad un concessionario di Cianciana per circa 2000/2500,00 euro e quindi acquistata dalla moglie del Catuara, malgrado il vincolo che prevede l’impossibilità di vendere un’autovettura prima che si esaurisca il piano di ammortamento triennale.
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