Chi, venendo dalla Francia, dopo la traversata del tunnel sotto il Monte Bianco, apre gli occhi sull’immensa Val d’Aosta, ne rimane affascinato.
Migliaia di turisti l’ammirano ogni giorno. Sin dagli albori dell’era cristiana tanti irlandesi, diretti a Roma, l’hanno gustata. Allora, il loro sogno era quello di raggiungere la Città Eterna, prostrarsi all’altare di S. Pietro e ricevere la benedizione del Papa. Ma, circa 1,500 anni fà, uno di loro, dalla barba incolta, ha avuto l’ispirazione di fermarvisi. Si chiamava o meglio lo hanno chiamato Sant’Orso, – l’animale della foresta -, per l’austerità e il candore della sua persona. Il suo nome gaelico era impronunziabile per la popolazione locale.
La sua fama di uomo semplice, pacifico, altruista e soprattutto l’esempio della sua vita hanno conquistato subito quanti lo conobbero. Giovani e adulti accorsero alla sua cella prima e alla sua tomba dopo per essere guariti nell’anima e nel corpo.
Orso fu uno dei primi pionieri della Peregrinatio pro Christo, che annunziavano un mondo di libertà, giustizia e solidarietà.
Egli ha combattutto e debellato nel VI secolo, secondo lo storico Tommasini, l’arianesimo nella Val d’Aosta. La sua influenza sulla Chiesa locale fu tale che oltre 1,000 anni dopo, nel secolo XVII, Calvino e la sua dottrina non attecchirono in questa regione. La fedeltà della Valle, cristianizzata dal monaco irlandese, alla Chiesa di Roma fu inamovibile, scrive ancora Tommasini.
Tante le memorie di S. Orso in Aosta e altrove, tra cui il limone sotto cui il Consiglio della Valle si riuniva per raggiungere le proprie decisioni; la Chiesa Collegiata di S. Pietro e Orso con la sua tomba; nella provincia di Vicenza una cittadina porta anche il suo nome; un altare con la sua immagine è a lui dedicato nella Cattedrale di Torino.
Una fiera, che si tiene ad Aosta, la vigilia della sua festa, il primo febbraio, ricorda ancora a tutti il nome di questo Santo irlandese.
- Orso e S. Brigida, anche Lei irlandese, sono i protettori di Ivrea.
Questa Santa è ancora venerata in Italia, soprattutto a Venezia, Piasco, Fossano, Monrovia, Saluzzo, Piacenza…Piasco in una delle sue cappelle onora S. Brigida di Kildare (erroneamente chiamata S. Brigida di Svezia).
Dietro esortazione del Beato Oddino Barroti, le diocesi di Fossano, Monrovia e Saluzzo hanno scelto S. Brigida come loro Patrona, nel XIV secolo, durante condizioni climatiche proibitive.
Tommasini enumera le città di Fossano e Pinerolo, parrocchie, ospedali, circa 12 chiese e cappelle dell’Italia del Nord di cui la Santa di Kildare ne è la Patrona.
In tempi medievali, quando la signorilita’ era in voga, S. Brigida o Brigid era talmente ammirata quale donna modello che cavalieri e nobiluomini del mondo civilizzato cominciarono a chiamare le loro fidanzate o promesse spose, con il nome di “Brides” con riferimento a Brida – usanza che esiste ancora oggi -.
Piacenza ha una chiesa, monumento nazionale fin dal 1911, dedicata a S. Brigida e costruita da S. Donato, vescovo di Fiesole, un altro monaco irlandese. La Pace di Costanza è stata ratificata in questa chiesa nel 1185.
Donato servì per ben 47 anni, dall’829 all’876, la diocesi di Fiesole.
Nato in Irlanda, lasciò famiglia e patria nell’816 e iniziò il suo pellegrinaggio attraverso varie nazioni fino a Roma. Sulla via del ritorno, passò da Fiesole, mentre il clero e il popolo stavano eleggendo il nuovo vescovo. Era l’anno 829. Colpiti dalla santità e dall’austerità del pellegrino, i fiesolani lo scelsero unanimemente a loro guida.
Poeta e letterato, Donato fu particolarmente apprezzato da Lotario, Re d’Italia, impegnato allora a costruire scuole nel suo regno. Lotario affidò questo progetto educativo a due monaci irlandesi: Dungalo e Donato. Il primo, venne inviato nel IX secolo da Carlo Magno a Pavia, la capitale dei Longobardi e dei Franchi, a presiedere la Scuola Palatina locale. Questa Scuola – la futura Università di Pavia – fu la più importante del Regno. Ad essa dovevano accedere per gli studi superiori i giovani di Milano, Bergamo, Brescia, Novara, Lodi, Asti, Vercelli, Tortona, Acqui, Genova, Como. ln Pavia conveniant ad Dungalum, come il Capitolare di Corteolona dell’825 stabiliva. Si può dire così che si trova un dotto irlandese ai primordi della sede universitaria di Pavia e dell’istruzione superiore del Regno d’Italia del tardo medioevo.
Donato invece lavorò a Fiesole per la Toscana e vi morì tra l’874 e l’877. Nell’epitaffio sulla sua tomba, che egli stesso scrisse, affermava di essere di razza celtica, che servì i Re d’Italia, Lotario e Luigi per molti anni, che fu un insegnante di lettere, di poetica e di vite di santi.
Santo per la Chiesa fiesolana, viene festeggiato il 22 ottobre.
Non lontano si trova anche l’imponente basilica di S. Frediano, un altro monaco irlandese. S. Gregorio Magno scrive nei suoi “Dialoghi” che il Santo raddrizzò il letto del fiume Serchio che non poche preoccupazioni riservava agli abitanti di Lucca con le sue piene. Il Santo prese il bastone e tracciò il suo nuovo corso, scena ripresa da vari pittori toscani.
Val d’Orcia merita anche una visita.
Iris Origo, irlandese in parte e sposa del marchese Origo. Questa dama, crocerossina nella Seconda Guerra Mondiale, si prodigò a favore di orfani, senza tetto, partigiani e soldati in fuga che ospitò in una sua villa toscana.
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