53 anni. Troppo pochi per mettere fine alla propria vita. 53 anni, troppo pochi perché si possa restare in silenzio dinanzi quest’ennesima tragedia che ha per protagonista un uomo in divisa. 53 anni, padre di due figli, 28 anni di servizio nella Polizia di Stato. Vittorio C. il poliziotto in servizio presso la Polizia Stradale di Milano che si è tolto la vita in caserma, è il 14esimo poliziotto che si è suicidato nel 2019, il 46esimo o 47esimo caso di suicidio tra appartenenti alle Forze dell’Ordine e Forze Armate.
Nei giorni scorsi avevamo scritto del finanziere suicidatosi in caserma a Cremona, qualche giorno dopo che nella caserma degli Alpini di Belluno si era tolta la vita una giovane caporal maggiore. Un altro tragico evento che ci aveva spinti a intervistare l’avvocato Giovanna Angelo.
Il suicidio di Vittorio C., come accade nella maggior parte dei casi, diventa soltanto un dato statistico, da non essere neppure attenzionato dalla stampa che avrebbe invece il dovere di interrogarsi sul perché di questa lunga scia di lutti.
Tace la stampa, ma tace anche il mondo politico, troppo preso dalla sterile propaganda elettorale che non lascia tempo per interessarsi alla vita reale del paese, ai mille problemi che quotidianamente affliggono i cittadini.
Vittorio C., qualche trafiletto sulla stampa, qualche articolo sui siti che si occupano del mondo delle divise, molti post sui social network da parte di altri uomini in divisa che porgono le condoglianze alla famiglia, ma che nel contempo si interrogano e accusano quanti avrebbero il dovere di cercare di capire e trovare le soluzioni e invece si girano dall’altra parte come se non fosse un problema loro.
Eppure, sono loro i primi ad avvalersi delle scorte, i primi ad assicurarsi che a vigilare su obiettivi sensibili ci siano militari e agenti, i primi a richiederne l’intervento ogniqualvolta si sentono minacciati, anche se la “minaccia” è rappresentata dai fischi e dagli insulti di una popolazione stanca che vede il paese andare in malora.
Vittorio C., si è tolto la vita sul posto di lavoro. Non è morto per mano di criminali, di mafiosi o terroristi. Secondo alcuni stava attraversando un periodo personale difficile. La facile conclusione con la quale questo Stato seppellisce un Servitore divenuto scomodo per la maniera in cui ha deciso di “congedarsi”.
Sotto un post che ricorda Vittorio, Adria scrive: “Una grande vergogna per uno Stato che si definisce civile e attento ai cittadini, cittadini considerati solo carne da macello. Riposa in pace Vittorio”
Anche Enzo lascia un commento: “R.I.P. Ma porcaccia miseria, possibile che non fa nessuno niente, di chi é la competenza di tutelare queste povere persone?”
Angelo si chiede: Ma perché questi suicidi. Che sta succedendo nelle forze dell’ordine. Cosa spinge al suicidio questi ragazzi per quale motivo cosa c’è dietro a queste tragedie?
Gli fa eco Nadia: “E già!! Lo stillicidio continua nell’indifferenza più totale! Rip”
Sono sufficienti questi pochi commenti presi tra centinaia, per rendersi conto di come il silenzio, soprattutto da parte dei media e della politica, continui a mietere vittime tra quanti quotidianamente affrontano mille pericoli per difendere questa nostra Italia – compresi quanti si girano dall’altra parte – ottenendo in cambio un misero stipendio e una coltre di silenzio dinanzi un dramma che coinvolge troppe divise e troppi loro familiari.
R.I.P. Vittorio, sperando che qualcuno si accorga di tutto questo…
Gian J. Morici