E pensare che internet avrebbe dovuto contribuire a renderci più liberi… Diciamocelo francamente, quante volte sui social ci ritroviamo a leggere post e commenti che diffondono soltanto odio nei confronti di un avversario politico, di una minoranza, o ci rendiamo conto che si tratta di notizie false? Purtroppo, il più delle volte, ce ne rendiamo conto soltanto se chi ha postato sta esprimendo un’opinione contraria a quella nostra, mentre ignoriamo le ondate di odio che dilagano nel web anche da parte di chi ha opinioni simili alle nostre.
La libertà del web si trasforma così nel volano, sapientemente utilizzato, che ha portato a radicalizzazioni di massa, contribuito a far crescere il numero di pericolosi estremismi terroristici e – cosa della quale ci accorgeremo nel tempo – generato instabilità nei sistemi politici.
Molti politici di tutto il mondo, infatti, hanno ben compreso come l’uso dei social possa trasformare in voti i “like” che ricevono per ogni post, per ogni commento.
Già nel novembre 2011, nell’articolo dal titolo “Ninja librarians”. Ossia i “bibliotecari ninja” della CIA, a caccia dei vostri messaggi su Facebook avevamo evidenziato come fosse cambiato il clima politico, non visto più come aspetto locale, ma come fenomeno globale. Ancor prima che i big-media ci raccontassero di come i servizi segreti degli Stati Uniti spiassero le nostre conversazioni, scrivevamo che la sola CIA passava quotidianamente al vaglio 5 milioni di soli tweet (senza contare i messaggi su Facebook, gli articoli dei giornali, i blog, le trasmissioni radiotelevisive) che venivano analizzati in centri la cui ubicazione è top secret, per poi farli confluire ad un unico centro, ancor più segreto degli altri uffici, dove i dati venivano elaborati, confrontati, messi in relazione.
Dati apparentemente insignificanti, quali le esternazioni in una conversazione privata, le riflessioni di un blogger, un commento ad un fatto, ad un link postato su un social network, diventano oggetto di attenta analisi, di confronti, di correlazioni, di identikit del profilo psicologico dell’utente.
Un progetto, quella della CIA, che aveva ricevuto un nuovo input dopo i fatti dell’11 settembre, per combattere il terrorismo a livello globale.
Purtroppo per noi, quelli che erano strumenti utilizzati dai servizi segreti di tutto il mondo, anche per influenzare il singolo cittadino con nuovi mezzi di comunicazione rapida, spesso visiva, che tende a soppiantare i più tradizionali mezzi di comunicazione di massa, che da decenni influenzano le nostre scelte sociali, emotive e politiche, sono stati adottati da leader politici che ne hanno fatto largo uso e consumo spesso alterando la percezione della realtà.
Con il “parlare alla pancia del popolo” e con gli sciocchi sondaggi progettati in maniera tale da garantirsi il risultato voluto, abbiamo finito con il creare una turbolenza che minaccia ogni tipo di istituzioni democratiche.
In maniera criminale i social media sono stati utilizzati anche per diffondere notizie false, responsabili della maggior parte delle patologie delle attuali campagne elettorali. Se una volta il giornalismo era dire alla gente ciò che non voleva sentirsi dire, oggi, questo genere di pseudo-informazione offre al cittadino un costante rafforzamento delle proprie opinioni, portando alla polarizzazione politica e a forme di estremismo che rischiano di trasformarsi in eventi violenti.
Prova ne siano gli insulti gratuiti, le minacce, la stupidità di un deficiente che augura un tumore a chi la pensa diversamente da lui, ma anche il tornare a cavalcare un’onda che riporti a un consenso momentaneamente perduto.
A cosa ci porterà tutto questo? Provate a chiedervelo ogni qualvolta leggete una fake-news, un commento o un post violento, razzista o sessista, e chiedetevi in che misura non sia indirizzato proprio a voi secondo il vostro credo religioso o politico. Soltanto se saremo in grado di leggere in maniera critica questi messaggi violenti e intrisi di odio, a prescindere dal fatto che provengano da un fronte di opinioni che condividiamo; se saremo capaci di segnalarli e farli bloccare – o nel caso in cui rappresentino estremi di reato, di denunciarli – soltanto allora avremo dato un nostro fattivo contributo affinchè la democrazia non muoia e perché non si torni agli anni bui del terrorismo interno. Ma forse siamo troppo stupidi per non lasciarci coinvolgere… Era meglio Cetto La Qualunque, con il suo “cchiù pilu pe’ tutti“, del resto i suoi comizi somigliano tanto ai discorsi dei nostri leader ma quantomeno non generavano odio e non rischiavano di creare pericolosi estremismi.
Gian J. Morici