INTERVISTA alla pianista, compositrice e scrittrice napoletana
Oggi intervistiamo una delle regine indiscusse del panorama musicale italiano: Maria Gabriella Mariani
Da Promessa….
Bambina introversa e dal talento decisamente precoce, si accosta per caso alla musica a soli 3 anni; il pianoforte è il suo migliore compagno di giochi, e ciò le darà la possibilità di sviluppare un rapporto privilegiato con il linguaggio delle note fin dall’età prescolare: le raggruppa in famiglie di “parenti vicini e lontani”, così definiva spontaneamente i gruppi armonici, e sin da piccolissima rivela singolari doti nella parafrasi dei brani e nell’improvvisazione che però relegherà per molti anni alla sfera del privato.
Studia in Italia e in Francia e per un periodo negli U.S.A. alla Juilliard School of Music di N.Y.
A 19 anni l’incontro con Aldo Ciccolini che l’invita a studiare a Parigi e all’Accademia “Lorenzo Perosi” di Biella dove consegue il diploma triennale con giudizio “Eccellente”.
Studia la musica da camera con il Trio di Trieste e Maureen Jones, che l’invitano a tenere concerti da solista e in gruppi cameristici in prestigiosi contesti istituzionali (Teatro Verdi di Trieste, RAI, Accademia del Mondo Unito, Teatro di Fiesole, etc.).
Sin da adolescente riceve borse di studio che le consentono di conseguire perfezionamenti in Italia e all’estero (E.N.A.L – La Spezia, Concorso “F. Liszt” Lucca dell’European Liszt Centre, etc.);
dai 13 ai 21 anni frequenta importanti competizioni pianistiche, aggiudicandosi primi e secondi premi in 16 prestigiosi concorsi pianistici nazionali e internazionali e un premio del Senato della Repubblica.
Esordisce a 14 anni all’”Aterforum” di Rimini con musiche dagli Studi Trascendentali di Liszt, impressionando i maggiori critici del tempo: “è una giovanissima virtuosa di indubbio talento e dall’impostazione molto calibrata […] con brillante virtuosismo […] caratteri musicali e tecnici assai rari” (Adriano Cavicchi, Il Resto del Carlino)
Ama la musica da camera ma preferisce suonare da solista; ha tenuto concerti per importanti istituzioni concertistiche in tutta Italia, in Francia, Belgio, Germania, Austria e, prossimamente in Inghilterra e in Polonia. In Spagna negli anni ‘90 ha tenuto tournèe di concerti di musica contemporanea per il Ministerio de Cultura e per il Centro de Difusion de Musica Contemporanea.
Le sue musiche sono state trasmesse in prima esecuzione per RSI Lugano, BBC Londra, RAI Radio Televisione Italiana, Radio Vaticana, Radio Classica-Class Editori e le ha eseguite al Gasteig di Monaco, Fondazione “Axel Munthe” del Governo Svedese, Teatro San Carlo di Napoli, La Società dei Concerti Milano, Ravello Festival, MozartBox, Kulthurhaus Schwartzsche Villa Berlino, Mozartwoche Salisburgo, etc., e per istituzioni didattiche (Conservatori di S. Cecilia – Roma, G. Verdi – Milano e S. Pietro a Majella – Napoli, SeeCampus Niederslausitz, etc).
Nel 2018 ha ricevuto il premio “Napoli per l’“Eccellenza – Civicrazia” – Alto Patronato della Presidenza della Repubblica Italiana – conferito precedentemente ad Aldo Ciccolini e a personalità della cultura e della ricerca scientifica di fama internazionale.
Ha conseguito a meno di 21 anni la laurea in Lettere, con pubblicazione della tesi Schumann: pensiero e fantasia (Gentile Editore), e qualche anno dopo (in una parentesi fuori dalle scene musicali e in soli 13 mesi), quella in Scienze Politiche ad Indirizzo Economico Internazionale, discutendo una tesi sull’Welfare State, ed ha conseguito un master S.I.O.I.
Si è occupata per alcune Università Italiane di ricerche interdisciplinare di musica – letteratura – arte – architettura (Alinea, Editrice La Scuola di Pitagora) e in articoli su riviste di settore, e su invito dell’INFN_Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, di studi su musica e fisica quantistica, sfociati in pubblicazioni scientifiche internazionali (Horizons in World Physics, Publisher: Nova Science, Editors).
A conferma…
Le ottime recensioni per i lavori discografici recentemente incisi per l’etichetta DaVinci Classics di Osaka e l’assegnazione di 5 Global Music Awards a Los Angeles, pongono Maria Gabriella Mariani, sia come concertista, sia come compositrice e interprete delle proprie composizioni, all’attenzione della critica internazionale; i riconoscimenti statunitensi ottenuti nel 2017 per l’esecuzione di Gaspard de la nuit di Ravel e per la sua composizione Fun… Tango, e nel 2018 per l’Album “Pour jouer / Virtuoso Piano Works”, confermano la doppia valenza artistica di una personalità poliedrica che già aveva profondamente impressionato Martha Argerich e Aldo Ciccolini, da tempo mentori di un talento pianistico capace di trovare anche nell’improvvisazione un ampio orizzonte creativo.
La Argerich elogia il suo Scarbo, definisce “straordinarie” le sue improvvisazioni e rimane affascinata dalla sua musicalità e dalle doti pianistiche; Aldo Ciccolini la descrive pubblicamente come “una personalità davvero eccezionale” e scrive che “le sue musiche rivelano una natura creativa quanto mai impressionante confortata da doti pianistiche eccezionali caratterizzate da un dominio totale della tastiera e da una ricerca timbrica più unica che rara”.
La critica rimarca l’attitudine alla ricerca e all’approfondimento oltre che il temperamento, la passione, il virtuosismo e la particolare attitudine alla comunicazione, sia nel repertorio classico sia nelle performance su sue composizioni pianistiche.
Alcune di queste caratteristiche si evincono anche nei brani Ologramma e Pour jouer pubblicati proprio di recente nel CD “Virtuoso Piano Works”, in cui si può ascoltare anche un’improvvisazione di ben 24 minuti che ha colpito la critica europea e statunitense: “una grande arte improvvisativa e interpretativa” (J. Buddecke, Concerti Das Deutsche Music Lieben); “La performance è eccezionale, tecnicamente imponente e di totale integrità musicale… un disco formidabile e tutti i pianofili dovrebbero ascoltarlo” (C. Clarke); “Un’improvvisazione di 24 minuti, una “super variazione” o una cadenza che viene dopo il finale, un gesto unico nella storia della musica. .Il risultato è traboccante e stupendo” (H. Dent, Fanfare); “Una vocazione musicale che sembra liberarsi con la felicità di un vitalismo irresistibile proprio nell’improvvisazione. Una sintesi di tale tensione immaginativa si può cogliere in Ologramma.” (G.P. Minardi, Classic Voice); “Una personalità prorompente” (P. Rattalino, Musica); “Un’umanista del Terzo Millennio” (A. Bedetti, Music Voice).
Nel 2014 Roberto De Simone le dedica un saggio dove afferma che la sua musica potrebbe dichiarare una “un’odierna creatività musicale”.
Elemento imprescindibile nel suo percorso artistico è sicuramente l’attività di scrittrice.
“Ho due lingue e un solo linguaggio” dice di sé, due modi apparentemente diversi per esprimersi che in realtà sono facce della stessa medaglia.
Musica e letteratura si intrecciano e le suggestioni dell’una confluiscono nell’altra, e viceversa.
Come nel caso del suo primo romanzo, Presenze (2008), cui si accompagnano le musiche del CD abbinato, allo stesso modo il brano Fun Tango – Tre irradianti di un’unica matrice (2008) nasce in concomitanza del romanzo Consonanze Imperfette (Zecchini, 2010); anche il Cd Riflessi (Bongiovanni / Naxos, 2014) si affianca ai racconti Riflessi. Storia di storie senza storie (T. Pironti Editore) e altrettanto vale per il nuovo romanzo Ologramma. Sette vite per non morire (Guida Editore, 2019) che è collegato alla musica Ologramma. Tema, 17 Variazioni e Finale con Improvvisazione, in quanto sia la struttura musicale che la trama letteraria sono concepite sul principio del tema e variazione, con un finale “a sorpresa”. Infine, nel nuovo album Fairy Tales la raccolta di brani Kinderliana trae ispirazione dalla stessa fonte che ha generato i Racconti di Dora e Lucia.
Questa simbiosi ha destato interesse anche in Germania dove, oltre ai recital da solista, la Mariani ha realizzato performance di musica e letteratura in cui la recitazione di brani tratti da I racconti di Dora e Lucia (2018) si è alternata ai brani pianistici di Kinderliana (2018).
Le sue recenti composizioni sono pubblicate in spartiti per Da Vinci Publishings di Osaka
Maria Gabriella Mariani, pianista e compositrice napoletana, ha recentemente pubblicato due CD per la Da Vinci Classics: “Virtuoso Piano Works” nel 2018 e quest’anno “Fairy Tales”. Si tratta di progetti che rappresentano dei percorsi musicali e narrativi che hanno incontrato il favore del pubblico e della critica nazionale ed internazionale. In particolare, “Virtuoso Piano Works”, tutto sulle musiche della Mariani, ha vinto i Global Music Awards, è stato accolto con interesse da critici e musicologi tra cui G. Minardi (Classic Voice), A. Bedetti (Music Voice), C. Clark e H. Dent (Fanfare), J. Buddecke (Concerti das Deutsche Musik Lieben), P. Rattalino (Musica), etc. Ed è stato presentato a Radio Vaticana, Radio Popolare, a Cremona -Cremona 1 TV e Museo del Violino. Quanto al secondo CD, “Fairy Tales”, uscito ad Aprile di quest’anno, è già sugli scaffali della BBC, è stato presentato a Rai Radio 3 – Primo Movimento e ha ottenuto successo di critica e pubblico in occasione della recente Tournée in Germania della Mariani. In concomitanza con i suoi imminenti recital a Villa Litta (21 giugno, ore 20,45) e al MaMu (23 giugno, ore 19,30), ne parliamo con l’artista che presenta queste due opere in qualità di compositrice e pianista.
“Virtuoso Piano Works” e “Faity Tales”, due CD, due differenti dimensioni: una eminentemente virtuosistica, l’altra più intimistica. Cosa rappresentano per lei?
Per me, come, credo, per qualunque musicista, sono due facce della stessa medaglia. Florestano ed Eusebio, i due volti della musica di Schumann, sono anche parte di noi, del nostro stato d’animo; nel mio caso nessuna di queste due dimensioni ha il sopravvento sull’altra ed entrambe si completano.
Ma parliamo più propriamente di questi CD, a cui si accompagna la pubblicazione delle relative sue composizioni, sempre per la Da Vinci Classics.
Esatto: nel caso del primo CD, ho presentato due miei brani, Pour Jouer e Ologramma. Il primo è una sonata intitolata e dedicata al mio maestro Aldo Ciccolini ed è del 2011; il secondo consta di un tema, 17 variazioni, un finale e un’improvvisazione, scritto nel 2014. Due composizioni per certi versi alquanto diverse e distanziate da un tempo che a me sembra esorbitante. La sonata Pour Jouer è il brano della memoria, dei miei ricordi di ragazza e quindi del mio rapporto con Ciccolini che in quell’epoca ha costituito un elemento fondamentale per la mia formazione e in generale per il mio rapporto con la musica. I tre tempi di questa sonata di 34 minuti rappresentano una sorta di “dialogo” incessante con il mio maestro, alla ricerca di una chiave di lettura non musicale, ma umana. Il secondo brano, Ologramma, ha un contesto completamente differente. Sa, a volte all’origine di una composizione ci sono spunti che restano dentro di noi per qualche tempo e poi, senza che ce l’aspettiamo, vengono rielaborati. Ricordo che alcuni anni fa il Maestro Roberto De Simone, con cui ho lavorato come pianista all’Opera dei Centosedici, mi consigliava di scrivere un tema e variazioni, perché lo considerava una sorta di banco di prova, da un punto di vista formale. Al momento non sembrai troppo convinta di una scelta del genere, eppure, dopo qualche anno, ho deciso di scrivere delle variazioni. Non solo: variazioni, con finale e poi esecuzione estemporanea.
Cosa significa per lei questa successione con una conclusione all’insegna dell’improvvisazione?
Credo che si tratti di un bisogno di esprimermi, che soverchia la struttura formale del brano, e che tracima in qualcosa che si può rinnovare di volta in volta, ogni volta eternato in un’esecuzione che costituisce un unicum nel suo genere. Devo anche confessare che al brano Ologramma è abbinato un romanzo che ho scritto in contemporanea dal titolo omonimo e pubblicato per Guida Editori quest’anno. Non che si tratti di una sorta di poema sinfonico, ma nel romanzo ho cercato di riprodurre la medesima struttura formale della composizione musicale. Il tema e variazioni si è trasformato in una successione di… sette personaggi, con le loro storie e con il loro desiderio di non morire. Di fatto il sottotitolo del romanzo è, appunto, Sette vite per non morire.
Una Maria Gabriella Mariani pianista, compositrice e ora anche scrittrice. Come riesce a conciliare tutte queste attività?
Sostengo spesso che ho due lingue e un solo linguaggio. Inoltre l’attività di scrittrice non è recente, né casuale: sono più di dieci anni che scrivo e pubblico romanzi e racconti. Ologramma è per la precisione il mio quarto libro. Dopo Ologramma ci sono altri quattro lavori che saranno pubblicati, tra cui un’opera teatrale e una raccolta di racconti a cui si ispira il brano del mio secondo CD.
E, appunto, a proposito del secondo CD, passiamo a queste “Fairy Tales”, un mondo fantastico, fatto di storie fantastiche e questa volta anche di brani della tradizione classica, di quella più blasonata e, per certi versi, inflazionata.
Si riferisce a Kinderszenen op. 15 di Schumann e a Children’s Corner di Debussy, ovviamente.
Be, sì: due brani antologici, di cui abbiamo esimie esecuzioni che hanno fatto la storia del pianismo mondiale.
Mi rendo conto che oggi incidere, oltre che suonare questi brani, può essere molto rischioso. Ma, vede, è il nesso concettuale che mi premeva creare e sottolineare. Il mio percorso era improntato sul mondo fantastico, come lei ha poc’anzi sottolineato, un mondo in cui l’infanzia costituisce una sorta di sublimazione, di rifugio o, se vuole, di età aurorale, da cui partiamo e verso cui tendiamo, qualche volta. Ho studiato a fondo il rapporto che legava Schumann alle sue Kinderszenen: non si trattava di quadretti di vita reale, ma piuttosto di un insieme di immagini e sensazioni in cui l’elemento infantile si traduce in tenerezza, in voglia di tenerezza o di tensione verso un ideale fatto di commozione e sentimento. Queste scene evocate penso che siano intese come qualcosa di perduto, più che di agognato. Di fatto a quel tempo Schumann non aveva ancora una famiglia e azzarderei a ritenere che, anche se l’avesse già avuta, il suo mondo fantastico non si sarebbe rifatto al contingente. Mi premeva accostare questo mondo fatto di sensazioni, a quello più descrittivo di Debussy.
Children’s Corner è in effetti dedicato alla figlia Chouchou
Sì, e questo significa che le premesse sono ben diverse dall’Opera 15 di Schumann. Eppure anche nell’opera del francese tutto viene sublimato: l’elefante, la pastorella, finanche la neve, la bambola e la passeggiata della torta. Lo spunto è esterno all’autore, ma in lui nasce questo sentimento delle cose in cui queste ultime si animano e diventano anch’esse delle scene, dei caratteri, frammenti di vita.
E tra questi due capolavori c’è anche la sua composizione dal titolo Kindeliana.
Kinderliana è la mia ultima composizione in senso cronologico e quindi quella a cui tengo di più perché mi rispecchia maggiormente. Anche a questo brano, che dura circa 32 minuti, è abbinata una raccolta di racconti che pubblicherò a breve, dal titolo I racconti di Dora e Lucia.
Per cui chi volesse sapere la storia della ballerina, del soldatino d’argilla o del pappagallo Corsu e di tutti i personaggi di questa raccolta pianistica potrà presto anche, diciamo, leggerla dalla raccolta dei racconti…
Proprio così: vede, la musica costituisce la dimensione emotiva, espressiva, quella che mi fa esprimere sensazioni; la narrativa riempie di contenuti queste sensazioni e dà un nome alle storie e ai personaggi evocati in musica. Questo credo sia il senso del mio rapporto musica-letteratura che è alla base della mia produzione e che io considero un binomio indissolubile, perché le due dimensioni sono per me necessarie.
Le sue composizioni sono tonali. Che rapporto ha con la musica atonale?
Ottimo, direi! La tonalità e la atonalità non sono per me due scelte antitetiche. Nella composizione l’unica regola a cui intendo sottostare è la coerenza formale, quello che in narrativa si chiama intreccio. Ogni composizione, ogni fatto artistico ha una sua genesi, direi, intrinseca. Si porta con sé delle regole che in primis il compositore deve rispettare. Per farle un esempio, quando ero arrivata alla fine di Ologramma la musica era di fatto finita; non per me, ma, se volevo continuare, era preferibile intendere il prosieguo come una composizione estemporanea. La musica composta aveva esaurito la sua estetica formale. Quanto al ricorso alla tonalità o alla atonalità non escludo che in futuro possa scrivere un pezzo atonale; nella stessa Kinderliana, laddove lo ritengo funzionale al senso della composizione, ci sono dei tratti che non si possono considerare tonali. A pensarci bene per me il fattore comunicazione è fondamentale: la scelta armonica è consequenziale a quel che intendo rappresentare. Inoltre da pianista – compositrice non dimentico che l’esecuzione musicale ha una fruizione estremamente dinamica. La musica per chi scrive è un lungo lavoro di composizione, ma per chi la ascolta è qualcosa di ineffabile che parla prima di tutto ai sensi. D’altra parte quanti concerti ci sono oggi di musica atonale? Come mai si continua a prediligere un repertorio che non va oltre Bartok?
Quella delle composizioni estemporanee è una prassi che nel corso del tempo si è perduta e che lei in parte ha recuperato per poi includere una sua composizione estemporanea in uno dei due CD. Che significato ha per lei l’improvvisazione?
E’ un atto liberatorio e nello stesso tempo un qualcosa di cui non conosco il meccanismo intrinseco. Credo che è un po’ come quando noi colloquiamo: esprimiamo idee che hanno un senso, ma non sempre le abbiamo premeditate. Tutto sta a conoscere bene la lingua con la quale le esprimiamo. Dà libertà, freschezza, naturalezza. E’ una sensazione molto piacevole, specie per chi fin da bambina ha inteso la musica come un impegno, uno studio assiduo. Quando non ne potevo più di questo lavoro intenso mi lasciavo andare e registravo delle composizioni che non sarebbero mai state ripetute allo stesso modo. All’epoca lo ritenevo un passatempo, se vuole anche un peccato, perché pensavo che stavo sottraendo del tempo allo studio. Poi Martha Argerich mi disse che poteva essere interessante terminare i miei concerti con un bis estemporaneo, o parafrasando qualche musica su richiesta del pubblico. Così mi sono fatta coraggio e ho cominciato. E poi da lì all’improvvisazione finale di Ologramma il passo è stato breve. E’ una dimensione che non si può sempre ricreare a comando, specie in presenza del pubblico. Qualche volta esce qualcosa di interessante, altre volte sono “distratta” ed è meglio evitare.
Nel CD in questione la sua composizione estemporanea dura più di venti minuti…
Evidentemente ero particolarmente… attenta. Ce ne sono alcune, a cui sono molto affezionata, che durano anche il doppio!
Solitamente le interviste si concludono con una sintesi dei prossimi impegni. Lei come vuole concludere questa intervista?
Gli impegni sono i soliti: suonare, comporre, scrivere e presentare le mie opere in Italia e all’estero, cosa che ormai faccio in modo direi sistematico. Prossimamente mi cimenterò con un concerto per pianoforte e orchestra scritto da me, che, se tutto va per il meglio, dovrei eseguire l’anno prossimo in Germania. Poi ci sarà la pubblicazione de I racconti di Dora e Lucia, che saranno anche resi graficamente. Quanto a questa intervista mi piacerebbe concluderla in modo estemporaneo, proprio come se fosse una composizione improvvisata.
E cioè?
Mi accingo ad incontrare il pubblico milanese: l’ultima vota, al Conservatorio è stato nel 2010. Portavo le quattro Ballate di Chopin, una Sonata di Prokofiev e Gaspard de la nuit di Ravel. Il pubblico fu davvero caloroso. Suonai una mia composizione come bis, dal titolo Echi. Ricordo che il direttore artistico era un po’ perplesso circa la scelta di quel bis… Eppure finito il concerto conobbi un signore greco che era tra il pubblico e che mostrò di aver molto apprezzato la mia composizione. Questa volta mi presento come pianista e come compositrice e ho anche modo di parlare della mia produzione narrativa. Sono passati nove anni, ma non sono passati invano…
Non le bastava essere pianista?
Mi bastava eccome e mi basta tuttora; ma non mi rappresentava pienamente e oggi mi rendo conto che non potrei proprio vivere senza essere, come dire, una e trina…
Hanno detto di lei…
“Un talento estremamente interessante; sicura, fantasiosa, molto artistica, il suo modo di suonare è così vario, mai prevedibile […], amo il suo Scarbo […] Le sue improvvisazione sono straordinari.”
Martha Argerich
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