Vabbè, mi ci avete tirato dentro per i (pochi) capelli, ma è il momento di dire una parola definitiva su Sanremo e sul risultato delle votazioni.
Andiamo per punti.
– Ultimo non lo sopporto e non mi piace niente di quello che fa. Idem Salvini, moltiplicato al cubo.
– Ultimo è un rosicone, un bambinetto viziato, uno che evidentemente pensa di essere John Lennon. Ultimo, te do’ una notizia: te a John Lennon forse je poi sporvera’ la tomba. Ma te devi mette in fila perché sei Ultimo pure a sporvera’ le tombe
– L’unico campionato di calcio vinto da una vera outsider (il Verona) fu anche l’unico con il sorteggio totale degli arbitri. Quando il sorteggio è pilotato, con algoritmi più o meno sofisticati, allora vince la Juve, poi la Juve, poi la Juve, ogni tanto Inter Milan e Napoli, poi la Juve etc. Dice: che c’entra? Eh, se non hai capito che c’entra sei de coccio, comunque leggi sotto che tooo spiego
– Un meccanismo di voto in cui il 50% del peso è legato alle indicazioni di milioni di persone, il 30% da qualche giornalista, e il 20% da 8 persone “di cultura”, non è democratico né giusto, senza se e senza ma. Come diceva Cuccia, che ne sapeva sia di statistica che di politica, le azioni non si contano: si pesano.
E assegnare il 50% a milioni di persone e il 20% a 8 vuol dire mettere in piedi già dall’inizio un meccanismo che falsa il voto
– Sanremo non è un giochino per anziani telespettatori. E’ un business pazzesco, insieme ad Amici e X Factor l’unico vero business musicale italiano per artisti di medio livello (i big se ne impippano da sempre). Vincere o non vincere Sanremo vuol dire in termini economici svoltare la vita e la carriera e anche i bilanci della casa discografica oppure prendersela in quel posto. Pensare che chi vede la possibilità di fare un botto di soldi non faccia pressione per portare a casa un risultato positivo è illusione da poveri naive.
Già nel 2000 la giuria di qualità fece una mezza zozzeria decidendo chi mandare avanti e chi affossare, non si capisce perché quest’anno dovrebbe essere differente, visto che sanno anche la classifica
– I giornalisti, categoria con cui mi confronto quotidianamente nel mio lavoro, sono mediamente colti e preparati ma sono esseri umani. E pochi di loro hanno in mano un bel 30%. Ultimo sta sul cazzo a tutti, mentre Mahmood è caruccio, simpatico, multietnico. Non metterei la mano sul fuoco che queste considerazioni non abbiano pesato
– Il mondo della cultura italiano è di sinistra da sempre, con rare e non mirabili eccezioni. L’idea di dare una piccola randellata a Salvini facendo vincere un italiano di origini sardo-egizie e aspettare – come è successo – i commenti sconclusionati dei leghisti secondo me era un’occasione troppo ghiotta per farsela scappare.
In conclusione: dovessi scommettere, direi che Ultimo e Salvini hanno ragione, il voto è stato abbondantemente orientato dai pochi che avevano molto peso, per motivi che con la musica hanno a che fare un po’ sì e un po’ no. Se milioni di persone dicono che la canzone di Ultimo è più popolare, forse sarebbe il caso di ascoltarli di più, fatto salvo che a me nun me piaceva, così come nun me piaceva quella di Mahmood e del Volo. Ma io sono anziano e a me me piaceva John Lennon.
P.S. Menzione speciale per Loredana Bertè. Faceva acqua da tutte le parti anche la sua, di canzone, così come tutte le sue canzoni tranne quelle che graziosamente si è degnato di scriverle Ivano Fossati. E’ una signora anziana con i capelli blu che è sempre stata stonata e sguaiata, e di rock non ha proprio niente. Il rock non è solo una voce roca o una sorella brava. Il rock è sangue sudore lacrime sesso merda e voglia di cambiare il mondo. Chi fa rock vive rock, non va insieme al marito a cena dal Presidente degli Stati Uniti o ai ricevimenti in ambasciata, e la sua musica se la scrive da solo. Perché per chi fa rock la musica non è solo esibizione, ma è la propria vita tradotta in note e parole.
Freddie Mercury è rock. Bruce Springsteen è rock. Pete Townshend è rock.
Loredana Bertè è una simpatica zuzzurellona che tutti vogliono far vincere per sentirsi buoni, ma musicalmente è stato più rivoluzionario Califano, lui sì che era rock.
Rodocarda