llan Halimi. Un ragazzo rapito nel gennaio 2006 nell’hinterland parigino. Un simbolo. Torturato per tre settimane. Fuggi dai suoi aguzzini il 13 febbraio, nudo ed in fin di vita. E la sua vita è finita, non ce l’ha fatta. La “Ganga dei Barbari”, così fu nominato il gruppo che lo sequestrò. Adescato da una ragazza. Ilan era ebreo quindi la gang era certa che avesse soldi o che la comunità avrebbe pagato il riscatto per lui. Il capo della banda Youssuf Fofana, fondamentalista islamico, è stato condannato all’ergastolo nel 2009. Nel frattempo si è ulteriormente radicalizzato. Ci fu un processo in appello per far riconoscere l’aggravante dell’antisemitismo. Ironia della sorte, Ilan veniva dallo ceto sociale. Lavorava in un negozio di telefonini. Fu un processo a porte chiuse perché ai tempi dei fatti un appartenente alla gang era minorenne ma ho potuto assistere alla sentenza. Gli anni di carcere supplementari furono accolti dagli imputati con risolini, quasi fossero medaglie. Fofana non era presente. Era venerdì e la sentenza arrivò dopo l’inizio di shabbath. La famiglia di Ilan, praticante, era quindi rientrata a casa.
Lunedì 11 febbraio 2019, gli alberi piantati in suo ricordo sono stati trovati segati.
Nel frattempo delle svastiche sono state taggate su ritratti di Simone Veil dipinti su buche delle lettere del 13° arrondissement di Parigi.
Nella notte tra venerdì 8 e sabato 9 febbraio, sulla vetrina della panetteria-pasticceria Bageltein, nel centro storico di Parigi, è stato scritto in giallo Juden, ebreo in tedesco.
Le scritte “Juif” si moltiplicano, l’antisemitismo è aumentato del 74%. Ora basta nessuno si farà più mettere sui treni nonostante l’indifferenza generale.
Luisa Pace