19 Marzo 2024
Home Amianto nella Gdf: Antonio Dal Cin, “un morto” che vuole parlare

4 thoughts on “Amianto nella Gdf: Antonio Dal Cin, “un morto” che vuole parlare

  1. Sono basito….incollerito incazzato .Io sono un VB della guardia di finanza ,..mi mancano pochissimi mesi per andare in pensione .In 37 anni di servizio ne ho visto e sentite tante…..Ma questo è disgustoso fa perdere e rabbrividire sia pensando alle tante difficoltà e paure che ha affrontato e deve ancora di più il collega affrontarne, sia perché alla fine ci si pone una domanda ….Ma in tutto questo tempo cosa sono stato?Io ho sempre creduto un finanziere ..orgoglioso della divisa che indossavo e che porto ancora oggi…..e non una cavia su cui fare soldi o qualsiasi altra cosa.I nostri ufficiali quanti sapevano ..e hanno taciuto…Quante notti ci sono state e che mai sono state attribuite …a questi elementi scatenanti?.Sono affranto….mi viene da piangere…per la delusione per la paura per la collera e per il dispiacere grande per ciò che ho letto ..saputo…per il collega..lasciato solo …da quelle istituzioni ..da quella amministrazione… quel Corpo che tanto amiamo.Forza collega forza fratello mio vai avanti e lotta il buon Dio sono sicuro ti darà tutta la forza necessaria.Per tutti noi che abbiamo indossato e che indossiamo questa divisa ..EssA è diventata la nostra seconda pelle …le nostre Fiamme .brilleranno sempre nel cielo e nei cuori Delle persone che ci conoscono e ci amano Nec Recisa Recedit.

  2. Del pericolo amianto si sapeva già agli inizi degli anni Cinquanta, nel 1992 l’amianto è stato messo definitivamente al bando ma alcuni filmati di You Tube dimostrano palesemente che fino al 2010 i finanzieri – in piena violazione della Legge 257/1992 – andavano ad eseguire i sequestri di amianto/eternit nelle discariche o in alcuni capannoni, senza alcuna protezione. Quindi senza le previste tute protettive, mascherine e guanti. Per risalire a chi aveva firmato quegli ordini di servizio sarebbe sufficiente che la Magistratura li acquisisse o li sequestrasse presso i Comandi della GdF.
    Con le cause civili e con i comunicati si è ottenuto davvero poco fino ad oggi, bisogna trovare il coraggio di iniziare un’azione penale ed al contempo chiedere che venga istituita una Commissione Parlamentare sull’amianto nelle caserme e nei luoghi di servizio.
    Solo così, forse, si verrà a capo della situazione.
    Bisogna tenere conto che, in alcune città, persino la Medicina del Lavoro minimizza il fenomeno amianto.

  3. Buonasera. Desidero innanzitutto ringraziarvi per i vostri commenti. Riguardo al il rischio morbigeno legato all’esposizione all’amianto è doveroso precisare che in Italia era già ben conosciuto agli inizi del 1900 e fu riconosciuto nel congresso di medicina del lavoro di Milano del 1906 e successivamente confermato dal tribunale di Torino in una sentenza del 1908, in nome di Vittorio Emanuele III, nella causa n. 1197/1906, Soc. anonima The British Asbestos company Limited contro Pich Avv. Carlo, che richiama «le acquisizioni del Congresso Internazionale di Milano sulle malattie professionali in cui venne riconosciuto che fra le attività più pericolose sulla mortalità dei lavoratori vi sono quelle indicate col nome di polverose e fra queste in prima linea quelle in cui si sollevano polveri minerali e tra le polveri minerali le più pericolose sono quelle provenienti da sostanze silicee come l’amianto perché ledono le vie respiratorie quando non raggiungono sino al polmone». E ancora, presso il policlinico di Torino, dove in 30 cartelle cliniche si rinvengono identiche annotazioni del prof. Scarpa e nelle norme di cui al regio decreto 14 giugno 1909, n. 442, in tema di lavori ritenuti insalubri, al decreto legislativo 6 agosto 1916, n. 1136, al regio decreto n. 1720 del 1936 e alla legge 12 aprile 1943, n. 455, che individua l’asbestosi come malattia professionale. Il Legislatore italiano è consapevole del rischio morbigeno per esposizione all’amianto, ma lo ha dimenticato fino alla condanna della Corte di Giustizia Europea nel 1990, che nel definire la causa 240 dell’89, in data 13/12/1990 condanna la Repubblica Italiana e gli impone di dare esecuzione alla direttiva comunitaria 477/83/CEE, e così di recepirne il dettato normativo, che trova (tardiva) esecuzione solo il D. Lgs. 277/91 e con la Legge 257 del 1992. L’Italia è stata nuovamente condannata dalla Corte di Giustizia Europea con la Sentenza del 15/11/2001, che ha definito la causa 49 del 2000, sempre in materia di inadempimento di direttive comunitarie relative alla sicurezza ed integrità fisica, e per non aver adempiuto alla Direttiva Comunitaria 89/391/CEE, cui pure fa riferimento la direttiva Comunitaria 477/83/CEE. Pertanto, viene rivisto il complesso normativo del D. Lgs. 626/1994, che ha recepito la direttiva dell’89 seppur solo parzialmente. In data 09/04/2008, viene definitivamente approvato il D. Lgs n° 81 del 2008 che dà attuazione alle Direttive Comunitarie 89/391/CEE, 89/654/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/394/CEE, 90/679/CEE, 93/88/CEE, 95/63/CE, 97/42/CE, 98/24/CE, 99/38/CE, 99/92/CE, 2001/45/CEE, 2003/10/CE, 2003/18/CE e 2004/40/CE in tema di tutela della salute e nella sicurezza nei luoghi di lavoro. Per quanto concerne la Guardia di Finanza siamo riusciti ad ottenere la bonifica delle caserme del Corpo, ma la mappatura è stata intrapresa nel 2012 e non tiene conto delle caserme dismesse o cedute a vario titolo in data antecedente. La bonifica delle Caserme è stata portata a compimento. “Nelle sommarie informazioni già rilasciate il ——— al sottoscritto, il DAL CIN Antonio ha con grande dovizia di particolari ben riferito sulla presenza di amianto presso le strutture ed infrastrutture all’interno dei perimetri militari della Guardia di Finanza dove ha prestato servizio, con particolare riferimento alla caserma di confine di PROSECCO (TRIESTE).
    Grazie all’instancabile lavoro condotto dal Signor DAL CIN Antonio, dal 2012 ad oggi molta rilevante documentazione “sulla presenza di noisis” presso i luoghi di lavoro della Guardia di Finanza” è pervenuta scrivente.
    Tale documentazione inequivocabilmente evidenzia, spiega e dimostra molteplici situazioni operative nelle quali il Personale in forza/servizio alla Guardia di Finanza – “componente terrestre” e “componente navale” – venne e viene ancora oggi a contatto, diretto o indiretto, con agenti fisici e chimici pericolosi (compreso l’amianto) presenti nei siti, Reparti, Direzioni, Comandi, Siti dell’Amministrazione dello Stato in trattazione”. Ciò premesso, e considerato tutto quanto ho personalmente portato all’attenzione dei Magistrati presso le Procure della Repubblica di Torino, Padova, Napoli ed Avellino, voglio sperare che possa esserci giustizia anche su questa vita terrena. Oltre ai video facilmente reperibili in internet, leggendo i vari articoli disponibili in rete dove si documentano i sequestri anche recenti di siti con presenza di amianto ed altri cancerogeni, ho visto foto con tanto di logo della Guardia di Finanza che documentano che nel contesto i finanzieri operano sprovvisti dei dispositivi di protezione individuale necessari a scongiurare il rischio morbigeno per esposizione all’amianto. Ritengo doveroso precisare che a maggio di quest’anno ho scritto una lettera aperta al Comandante Generale della Guardia di Finanza… «Ill.mo Comandante Generale della Guardia di Finanza, Gen. di Corpo d’Armata Giorgio Toschi, nel richiamare interamente quanto già ho doverosamente rappresentato per iscritto ai suoi illustri predecessori, mi rivolgo a Lei, affinchè sia assicurato il rispetto di quella manifesta volontà di continuare a riservare “la massima, doverosa attenzione alle delicatissime problematiche connesse al rischio morbigeno per esposizione all’amianto e a porre ogni iniziativa per garantire la piena attuazione delle norme in tema di tutela e sicurezza del personale sui luoghi di lavoro”, che il Comando Generale della Guardia di Finanza ha assicurato in risposta ad una delle missive inoltrate all’Autorità verticistica del Corpo( Continua su: https://onanotiziarioamianto.it/al-comandante-generale-della-guardia-di-finanza/.

  4. Grazie per questa vicenda.
    Grazie per aver ricordato che qualcuno onora il proprio giuramento.
    Lo Stato dovrebbe essere vicino a tutti i propri cittadini, forse con occhio di riguardo per chi porta – onorevolmebte – una uniforme
    In Italia questo non accade sempre.
    Dobbiamo fare in modo che non esistano cittadini di serie A e cittadini di serie B…o C. Ma solo cittadini.

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