Giovedì 26 ottobre la duecentounesima (201) udienza a Palermo del cosiddetto processo della “Trattativa”, in cui si addebita allo Stato di aver tentato di soggiacere al ricatto stragista della mafia.
Processo assurdo, sia per la baggianata dell’imputazione dei rappresentati dello Stato, sia perché si tratta di fatti (si fa per dire) del 1992 caduti in prescrizione,
Un processo che è di per sé uno scandalo, che è costato miliardi di euro e che sempre più chiaramente sembra essere stato imbastito per coprire le responsabilità di quella altra baggianata della “attendibilità” di Scarantino nel processo di Caltanissetta per l’assassinio di Borsellino e pe dare lustro e fornire “piattaforma politica” a magistrati ambiziosi e, quanto meno, scorretti.
Così la giustizia italiana si trastulla con l’archeologia, attenta alla divisione dei poteri e perde ogni credibilità.
Ora, poi si ha l’impressione che facciano di tutto perché la baggianata non abbia mai fine, per allontanare la conclusione che non potrebbe non sputtanare chi va sputtanato.
Mauro Mellini