Il Senatore Luigi Compagna ha presentato una interrogazione parlamentare sulle tragicomiche vicende del P.M. Palermitano (ora romano-palermitano) Nino Di Matteo, sulla preordinata raccolta di “cittadinanze onorarie” di città e villaggi assicurategli dai consiglieri comunali Cinquestelle e sulla contorta questione della sua pretesa di trasferimento, senza abbandono del posto di partenza, a Roma e della eventuale indennità di trasferta.
Il gesto del Sen. Compagna ha un valore che va oltre la dimensione dell’atto di “sindacato ispettivo”, oramai, purtroppo svilito nella vita parlamentare. La sensazione che tutti i Parlamentari avessero paura dei magistrati, che la vicenda in questione, che era largamente giustificata, è così da correggere: qualche Deputato, qualche Senatore che sa fare ed ha il coraggio e non ha paura di fare il suo dovere c’è. Ne va dato atto con il grazie degli Elettori e dei Cittadini a Luigi Compagna. Ho conosciuto ed apprezzato il Padre, Chinchino Compagna, da quando militava nel Dopoguerra nel Partito Liberale. Poi deputato del Partito Repubblicano. Dirà subito qualche imbecille: ecco! È uno della Casta!!! Ce ne fossero di Caste di questo tipo. Purtroppo, oltre alla Casta degli imbecilli (molto vasta, aperta e permalosa) ci sono ben altre “Caste” che non quella degli Uomini illuminati, colti e di forte impegno.
Il gesto di Compagna ha questo valore perché, come avevamo già fatto ripetutamente cenno su questa pagina, tutti gli altri Parlamentari da noi e da altri sollecitati a fare qualcosa di fronte alle grottesche vicende in questione, si erano in vario modo (modi tutti meschini) defilati: “non mi occupo di casi singoli e personali”; “Esaminerò la questione con assoluta obiettività e giudicherò il da farsi” (con immediata scomparsa!); ne parlerò con il responsabile delle questioni giustizia del mio Gruppo”; (altra scomparsa); “non conosco i fatti in modo sufficientemente approfondito”. E via discorrendo, cioè, via defilandosi.
Luigi Compagna era stato messo al corrente della questione tra gli ultimi e, purtroppo non è stato nemmeno aggiornato sul provvedimento di “ritardato possesso” e sulle proteste del P.M. con la vocazione dell’ubiquità e l’hobby delle “cittadinanze onorarie” e dei suoi grotteschi fans organizzati.
Ma, nel frattempo la questione ha assunto dimensioni da meritare un’attenzione allarmata delle forze politiche e delle Istituzioni dello Stato.
Nino Di Matteo o, se proprio vogliamo sostenere che sia un ingenuo che lascia utilizzarsi da altri, quelli che ne hanno fatto un “uomo simbolo” sta facendo una vera campagna elettorale (o pre-elettorale) utilizzando la storia della “condanna a morte” pronunziata da Totò Riina “all’orecchio” della guardia carceraria con l’espediente delle “cittadinanze onorarie” proposte dai “Cinque Stelle” e accordata dagli altri consiglieri comunali che hanno paura a dire di no. Di Matteo è impegnatissimo in tutta Italia per convegni, con appuntamenti che sarebbero proprio occasioni su misura per attentati mafiosi. Lo segue la scorta più numerosa e attrezzata che mai un magistrato o un uomo politico abbia avuto. Pretendeva di sbarcare alla testa di quella schiera armata in Inghilterra. Negatagli la scorta da sbarco, sdegnosamente ha “rinunziato” ad andare a dispensare il suo sapere giuridico agli Inglesi.
Per riempire le sale dove va a parlare sono state mobilitate scolaresche con numerosi autobus (Cagliari). La propensione per le trasferte di Di Matteo costa allo Stato ed ai Comuni una barca di soldi. Poi ci sono i Guru e le bande organizzate di tifosi.
Non credo che tutto ciò sia ascrivibile nient’altro che ad un particolare gusto di questo magistrato per la scena o solo per eventuali suoi progetti personali.
Mi dicono che nella stessa Associazione Magistrati c’è chi esprime riprovazione per questa tragicommedia. Ma preferiscono trepidare e tacere per le “ripercussioni” che, parlandone, potrebbero danneggiare l’intera categoria (Casta…).
Sui due versanti, la stessa musica.
Grazie a Luigi Compagna per aver rotto il silenzio istituzionale. Ma non basta.
Invece di giuocare alla politica con il Monopoli delle sigle di inesistenti “partiti”, qualcuno dovrebbe mettersi alla testa di una adeguata reazione di fronte a sciagurate e pericolose commedie di questo genere.
Mauro Mellini