C’è non solo l’impudenza di Renzi e dei suoi a far finta “che non è successo niente”, che il referendum del 4 dicembre ha segnato solo un contrattempo che, al più, conferma che gli Italiani non sanno cogliere appieno e tempestivamente le migliori occasioni che si presentano per il loro avvenire. C’è un partito del “non è successo niente”, composto di gran parte di “quelli del SI’” (che con petulanza iettatoria si erano prodigati ad assicurarci che con la vittoria del No catastrofi terribili si sarebbero verificate) ed anche da qualcuno che, almeno formalmente, forse soltanto perché meglio informato sui veri sondaggi sulle intenzioni di voto, si era dichiarato per il NO.
Oggi praticamente schierato con il “non è successo niente” c’è Silvio Berlusconi e quel che resta di Forza Italia. Berlusconi aveva avuto nel referendum la sua grande occasione. Avrebbe, tra l’altro potuto, come si suol dire, levarsi i sassolini dalle scarpe, denunciare il renzismo ed il suo disegno autoritario come il vero obiettivo della campagna orchestrata contro di lui. Denunciare che il patto del Nazareno era stato il vero “affidamento” in prova cui era stato costretto con l’alternativa del carcere (non avrebbe detto una bugia). Demolire tutto quanto era stato l’armamentario dell’antiberlusconismo come strumento del vieto e falso cattocomunismo di Renzi etc. etc.
Ha dato l’impressione di essere assai incerto tra il SI’ ed il NO, senza reagire all’allineamento confindustriale di Confalonieri, aumentando incertezze ed equivoci con la nomina del “Commissario Mediaset per Forza Italia”. (A proposito: che fine ha fatto? Pare che proprio oggi sia ricomparso!).
Ed ora, in nome di un tatticismo che nega e sopprime ogni autentica strategia politica, Berlusconi è, o ritiene di essere, alla testa del partito del “prolungamento” del Governo Gentiloni (cioè Criptorenzi). E’ anche lui, in sostanza, e, forse ne è la figura emblematica, uno del “non è successo niente”.
Avevamo affermato (era il titolo di un post) “Berlusconi ha perso l’autobus” già a novembre. Ora pare che voglia far sopprimere la linea.
Anche Berlusconi, come Renzi, credo che conti in una “demolizione” del Movimento 5 Stelle prima di andare al voto, puntando sciaguratamente sulle debolezze e difficoltà obiettive della Giunta Raggi a Roma, alla quale non solo si fa carico di essere quello che i Cinquestelle sono e si vantano di essere, dei dilettanti in chiave di messaggini telematici dell’antipolitica, ma anche di tutta l’eredità di anni di un’amministrazione locale di Sinistra e di Destra tra le più torbide ed inefficienti, tra le non brillanti del nostro Paese.
Berlusconi si è escluso ed ha escluso il suo partito dalla possibilità di presentarsi a sostituire Renzi.
Forza Italia è finita. Ne resterà qualche reliquia a complicare la vita del Paese e a render più difficile la nascita di un nuovo illuminismo e di una nuova, vera forza liberale, che per tanti versi, gli eventi, la storia, non solo e non tanto quella Italiana, chiaramente indicano come la conclusione dell’epoca delle ideologie che l’avevano compresa e demonizzata.
Il 4 dicembre non è successo nulla? E’ successo qualcosa che non avevamo osato sperare: la gente ha saputo fare da sé.
La sconfitta del renzismo, della manomissione della struttura dello Stato in funzione di un miserevole e grottesco disegno autoritario, non è stata cosa da poco.
Voler continuare come se nulla fosse accaduto, con l’utilizzazione di un prestanome di seconda o terza fila nientemeno con un programma “riformatorio” è voler dare uno schiaffo alla democrazia ed al Popolo vincitore.
Approfittare di uno dei guasti di cui si è reso responsabile Renzi ed il P.D., la ripetizione di una legge elettorale più indecente che cattiva, che impedisse al Popolo di esprimere la scelta dei suoi legittimi rappresentanti è già una manifestazione di impudenza. Voler ulteriormente prolungare la vita del Governo del prestanome dello straperdente Renzi, è un vero attentato alla sovranità popolare. Dare una mano a questo disegno delittuoso è qualcosa di più del famigerato “concorso esterno”.
E nessuno ci accusi di antipolitica e, magari, di populismo se diciamo queste cose apertamente, come in passato. C’è un limite anche all’impudenza.
Imparino i grandi cervelli dell’inconcludenza e dei sofismi qualcosa dalla saggezza popolare.
C’è un preciso dovere di dare forma, organizzazione, sbocco ad un Popolo migliore dei suoi governanti.
Mauro Mellini