Nei giorni scorsi si è svolta una riunione unitaria dei comitati per il No dei liberali, repubblicani e socialisti. Al termine della quale è stato redatto il seguente documento.
I tre comitati hanno unanimemente stigmatizzato l’atteggiamento poco istituzionale del Presidente del Consiglio, che dopo aver promesso di consultare le opposizioni sulla data del referendum, sta procedendo senza aver sentito nessuno, alla convocazione dei comizi.
In particolare desta preoccupazione, la scelta del 4 dicembre, in un periodo dell’anno, in cui, svariati comuni del nord Italia, potrebbero già essere sotto la neve: ci pare questa una scelta dettata più a scoraggiare la partecipazione democratica che a favorirla.
Liberali, repubblicani e socialisti uniti nella campagna referendaria per il NO alle modifiche della Costituzione.
I tre Comitati del NO, liberali, repubblicani e socialisti hanno verificato la identità delle loro posizioni in merito alla riforma della Costituzione approvata dal Parlamento e sottoposta al giudizio referendario dei cittadini italiani.
Liberali, repubblicani e socialisti convengono sulla comune valutazione che un Parlamento eletto con una legge elettorale dichiarata incostituzionale dalla Suprema Corte non era e non è legittimato a procedere a qualsiasi modifica, sia pur minima, della Carta Costituzionale. Ci troviamo, peraltro, di fronte non ad una semplice revisione delle norme, come prescrive l’art. 138, bensì di fronte ad un complessivo stravolgimento dell’impianto costituzionale, che poteva essere demandato soltanto ad una Assemblea Costituente.
Premessa questa ineludibile considerazione di illegittimità del testo sottoposto a quesito referendario, liberali, repubblicani e socialisti concordano nel giudizio pienamente negativo sul merito della riforma.
Non è vero che la riforma garantisce la stabilità. Non è vero che la riforma riduce, se non misura irrisoria, i costi della politica. E’ vero, invece, che, anche per effetto della legge elettorale strettamente legata alla riforma, si affida al capo di un partito di minoranza il potere di nominare la maggioranza del Parlamento e, quindi, di eleggere il Presidente della Repubblica e di controllare la Corte Costituzionale. Si altera in questo modo e irreversibilmente quell’equilibrio di poteri che è alla base dell’architettura costituzionale definita dai costituenti e che è elemento fondamentale di ogni vera democrazia. Si deve ricordare che questo disegno cesaristico avrebbe come inquietante corollario una riforma Rai che già mette nelle mani del presidente del consiglio tutta l’informazione pubblica.
Ulteriormente e in modo non reversibile, la “deforma” Costituzionale di Renzi riesce a scontentare, contemporaneamente, sia i detrattori del centralismo che i suoi sostenitori. I primi non possono non rilevare le definitorie e definitive competenze che lo stato centrale si arrogherà su temi strategici per la nazione; gli altri deprecano l’istituzione del costoso e litigioso Senato delle regioni: Nel merito una grande assemblea condominiale permanente con competenze esclusive su tutti i più importanti aspetti del vivere quotidiano.
Liberali, repubblicani e socialisti ritengono che la Carta Costituzionale anche sulla base dell’esperienza di settant’anni debba e possa essere modificata per meglio adeguarla alle esigenze di funzionalità che si rendono necessarie e anche per dare maggiore corpo ai principi di laicità e di salvaguardia dei diritti individuali, che l’evoluzione civile e morale del paese ha consolidato. Ma il processo di riscrittura della Costituzione deve avvenire attraverso il coinvolgimento della rappresentanza proporzionale di tutti i cittadini e quindi attraverso la convocazione di una nuova Assemblea Costituente.
Per questi motivi i tre Comitati per il NO, liberali, repubblicani e socialisti, hanno deciso di costituire un proprio organismo di coordinamento e di concordare iniziative comuni sia a sostegno della campagna per il NO sia per promuovere nei prossimi mesi mobilitazione generale per la convocazione di un’Assemblea Costituente.