“Non si cava il sangue dalle rape”. Non si cava da Renzi un argomento, non dico degno di un “padre fondatore” o “rifondatore” della Repubblica, della quale vuole riscrivere le regole, ma degno almeno di una discussione tra gente ragionevole un po’ al di sopra di quelle da “bar dello sport” di periferia.
Le paure e le delusioni del referendum Britannico e delle incerte prospettive che esso apre per l’Europa, sono tradotte da Renzi in un vago terrorismo maccheronico: se vince il NO ad ottobre l’Italia è INGOVERNABILE. Quello dell’”ingovernabilità” è argomento che è stato in passato addebitato da cattivi e poco solerti governanti al sistema politico, ai rapporti tra i partiti. Tutti, poi hanno “governato”, bene o male, secondo le loro capacità, ideologie, interessi.
Ora Renzi tira fuori a vanvera la storia dell’”ingovernabilità” facendone carico alla Costituzione, in base alla quale per quasi settant’anni hanno governato tutti (e, purtroppo, anche lui) la Destra e la Sinistra, uomini di Stato autentici e mezze cartucce, hanno governato bene (pochi) o male (molti) secondo le loro capacità, il credito ottenuto dall’elettorato e le circostanze e gli eventi del mondo. Ma da ottobre in poi, lo giura Renzi, senza la cosiddetta riforma costituzionale, non si può più governare!!
Renzi, naturalmente, si mantiene sul generico. Non sa dire che “ingovernabilità”, ripete la parola, evitando di spiegarne il significato e le presunte ragioni che la farebbero dipendere dal peggior pasticcio che mai un dilettante di chiacchierate politiche abbia saputo sfornare.
Alle precise contestazioni risponde con gli insulti. Insulti per D’Alema che l’altra sera, con argomenti puntuali e tono assai contenuto e compassato, ha “fatto a fette” la sua politica e la sua “riforma”.
Quando Renzi accenna ai particolari della sua “novità”, del toccasana, dell’ancora di salvezza della Repubblica e della Nazione, cade nella banalità e sforna sciocchezze sconcertanti.
E’ tornato alla carica l’altro giorno con l’argomento tipico, il vero “marchio di fabbrica” della riforma-rottamazione.
Abolendo, cioè, quasi abolendo o, piuttosto ridicolizzando o riducendo ad un mezzo fantasma il Senato, ha detto che lui risparmia subito cento milioni di euro.
Ora, un uomo politico che concepisce le modifiche alla Costituzione come un’operazione di “tagli di spesa” è da considerare una pericolosa caricatura di ciò che vorrebbe e dovrebbe essere.
Il che non gli impedisce di essere anche un bugiardo, perché in questo Senato “low cost”, i Senatoricchi-Sindaci e Consiglieri Regionali volanti dovrebbero pur essere indennizzati da Comuni e Regioni per le spese rilevantissime della loro ubiquità, per non parlare della spesa generale del Senaticchio.
Ma oramai è chiaro. Renzi è espressione proprio di quel populismo più profondamente becero che dice di combattere e agita come lo spauracchio ridicolo delle sue chiacchiere.
E, soprattutto, concepisce un momento di importanza fondamentale, solenne, di uno Stato, quale la sua formazione della sua Costituzione e le sue eventuali modifiche, come un problema, non solo come uno strumento, una stampella per la sua zoppicante concezione del governo, ma come una delle questioni della sua sopravvivenza giornaliera.
Oramai Renzi non potrà fare altro che danno.
E’ nostro compito, di tutti i cittadini, strappargli di mano, gli strumenti più pericolosi delle alchimie di questo suo triste declino.
Mauro Mellini
01.07.2016