E’ nata male, anzi, malissimo, questa cosiddetta riforma costituzionale. Quelli che oggi vanno blaterando che non è col voto “del popolo ignorante” che si decidono i problemi gravi e complessi della politica, sfoderando un livore antidemocratico degno dei reazionari del Secolo XIX, non solo si sono dimostrati ignoranti e pasticcioni quanto e più dei meno provveduti degli elettori, ma hanno portato avanti in Parlamento questo aggrovigliato e balordo cumulo di baggianate con arroganza e spregio di ogni tradizione relativa al delicatissimo approntamento di quelle che debbono essere le norme fondamentali dello Stato per gli anni a venire.
Questa “modifica” della Costituzione, che è poi il cambiamento di tutta la parte relativa al funzionamento della Repubblica, è stata, anzitutto, fatta approvare da una Camera dei Deputati eletta con una legge dichiarata incostituzionale.
Non solo, ma il Parlamento che ha assunto il compito di una nuova Costituente, è stato eletto senza che la questione della Costituzione da cambiare o meno fosse stata prospettata al corpo elettorale, Si noti che nel 1946 non solo si elesse un’Assemblea apposita, appunto la Costituente, ma i suoi lavori furono preceduti da quelli di un “Ministero per la Costituente” che raccolse studi, materiale informativo, contributi di valorosi giuristi. Per non dire che della Costituente fecero parte illustri costituzionalisti come Mortati, Orlando, Dossetti etc.
L’arroganza e l’improvvisazione di Renzi in questa vicenda si è dimostrata con un’interferenza del Governo, rappresentata dalla fiducia da questi richiesta ed imposta, nella questione del procedimento di riforma costituzionale, che Renzi ha trattato come una questione amministrativa, come un problema qualsiasi dell’Esecutivo.
Oggi, che le questioni insorte con il Brexit e le polemiche che esso ha provocato hanno scoperto senza più nemmeno i veli dell’ipocrisia la spinta antidemocratica di Renzi e del suo partito, paradossalmente ancora denominato “democratico”, non può farsi a meno di sottolineare che la legge elettorale, (proditoriamente denominata l’”Italicum” con evidente oltraggio alla Nazione Italiana) legge che anziché rimediare ai vizi di costituzionalità rilevati in quella precedente, li aggrava e li consolida, è espressione di uno stesso atteggiamento di buffonesco autoritarismo, di insofferenza per la democrazia, le sue regole ed i suoi principi.
Si comprende, quindi, che, svanita la prospettiva di valersi del voto popolare come di un plebiscito per la sua persona ed il suo sistema, Renzi (o chi per lui) oggi, invocando il Brexit, la crisi economica, i suoi impegni, o, addirittura, metta in discussione l’opportunità del voto “del popolo ignorante”, cerchi di allontanare, esorcizzare, minimizzare e, come sempre, distorcere, la prova del referendum popolare.
I nodi vengono al pettine. Certo, anche i nodi della democrazia, delle libere istituzioni, della nostra Nazione.
Ma non si può consentire che si cerchino di scansare, intanto i nodi della grande sceneggiata Renziana.
Abbiamo scritto che da allora ad ottobre poteva accadere di tutto. E tutto è cominciato ad accadere. Dobbiamo essere capaci di affrontare queste prove.
Basta con le querimonie del Brexit.
Preoccupiamoci che la libertà, la democrazia, la ragione non escano dal nostro Paese e dalla nostra vita.
Mauro Mellini
28.06.2016