In questi ultimi tempi, dai vari mass media continuano ad affiorare sempre nuovi particolari sulla scandalosa questione di alcuni progetti legati all’estrazione del petrolio in Basilicata, che, oltre a costituire un serio pericolo per l’ambiente di questa regione, hanno trovato inoltre approvazione in molti casi grazie al sostegno di più di un uomo politico, come risulta sempre più da intercettazioni, da notizie, da indiscrezioni di stampa e notiziari.
Si parla sempre più insistentemente di “Tempa Rossa”, giacimento petrolifero in provincia di Potenza, il cui sfruttamento è stato da anni osteggiato da associazioni ambientaliste (come l’Organizzazione Lucana Ambientalista) e non solo, dato l’alto rischio di inquinamento delle falde acquifere e dei terreni circostanti; nonostante le opposizioni anche da parte del Comune di Taranto e degli esponenti del Sel Pugliese e di altre forze politiche non solo lucane, il progetto relativo allo sfruttamento di tale giacimento passerà in Parlamento, in virtù dell’alto valore strategico attribuito a tale sito.
Nessuno di coloro che l’ha approvato si e però preoccupato dei danni all’ambiente e alla salute delle persone che tale impianto avrebbe provocato, o potrebbe provocare. Emerge un quadro inquietante dalle intercettazioni diffuse in questi giorni dal Tribunale di Potenza.
Risulterebbe infatti, dalle informazioni che stanno circolando, che la ministra Guidi (ora dimessa), con l’assenso di Maria Elena Boschi (Ministro per le Riforme Costituzionali), avrebbe favorito l’approvazione, nel decreto Sblocca Italia, di un emendamento che consentiva la realizzazione del progetto di sfruttamento del giacimento di “Tempa Rossa”.
Il tutto per favorire l’ascesa professionale del compagno, Gianluca Gemelli, molto vicino alla compagnia petrolifera francese Total, fortemente interessata a un esito positivo di tale vicenda.
Mentre Renzi cincischia, non volendo commentare a volte questa storia, a perderci è ancora una volta questa splendida regione, la Basilicata. Ancora una volta considerata solo per importanti interessi economici.
Ma qui la gente muore, continua a soffrire da anni per l’inquinamento da troppi impianti petroliferi, da troppi scarichi industriali selvaggi, da troppe anomalie.
Da troppi interessi economici, a scapito della salute. Alcuni giornalisti e alcune trasmissione televisive, come “Report” e “La Gabbia”, hanno messo in luce in passato lo scempio causato dall’industria petrolifera in questa terra, divorata da troppi poteri forti che hanno solo sete di guadagno, e non vedono, o non vogliono vedere, cosa stanno provocando i loro impianti.
C’è il caso eclatante del Lago del Pertusillo, situato nei pressi di Viggiano, nella Val d’Agri, dove sorge un imponente stabilimento di estrazione e sfruttamento del petrolio (più di 100.000 barili al giorno di petrolio estratti e inviati alle raffinerie di Taranto). In tale corso d’acqua (in cui si assiste da anni a una continua e inspiegabile moria de pesci presenti) si sono riscontrate con delle analisi chimiche (soprattutto a merito del tenente della polizia provinciale di Potenza, Giuseppe Di Bello, che da anni si occupa del caso) concentrazioni di idrocarburi in una percentuale superiore al 70% in più rispetto al normale, oltre anche alla presenza di metalli pesanti pericolosi come zinco, bario, cromo, piombo, nichel e altri.
Tutti questi sono elementi derivanti dalla lavorazione del petrolio, è quindi chiaro immaginare come questo lago sia diventato in realtà il luogo di scarico degli scarti petroliferi dei vicini impianti Eni di Viggiano, senza considerare anche il fatto che tale specchio d’acqua fornisce l’ acqua potabile sia alla Basilicata che alla Puglia.
C’è poi il caso di Pisticci, nella Valbasento, dove le falde sotterranee e i corsi d’acqua sono stati cosi inquinati negli anni scorsi (in particolar modo il fiume Basento, denso ormai di particelle di metalli pesanti e di idrocarburi, proprio come il Lago del Pertusillo) da essere vietati per l’irrigazione e per qualsiasi utilizzo da parte del sindaco Di Trani (il quale ha in seguito anche presentato alla magistratura una denuncia contro ignoti, per l’inquinamento dei terreni e delle falde, come anche verificato da analisi effettuate dall’Arpab).
Preoccupazione ha anche generato negli anni il pozzo di re – iniezione di Costa Molina 2, nel territorio tra Viggiano e Montemurro, provincia di Potenza, dove sono confluiti anche qui i residui tossici derivanti dagli impianti petroliferi della zona.
Tale pozzo, con tutta la sua condotta, ha inquinato nel corso degli anni scorsi tutte le falde sotterranee circostanti, come è risultato anche qui da diverse analisi condotte dall’Arpab.
Recentemente, dopo innumerevoli denunce presentate da diversi cittadini e residenti del posto, e in seguiti anche alle analisi fornite al Noe da Albina Colella (docente di geologia all’Università di Potenza), tale pozzo è stato finalmente posto sotto sequestro dai carabinieri, su istanza del Tribunale del Riesame di Potenza.
E’ un paese strano il nostro, l’Italia. Dove anche il poliziotto Di Bello, colui che con la sua tenacia e il suo coraggio ha fatto uscire allo scoperto lo scandaloso inquinamento del Lago Pertusillo, si è visto condannato in due gradi di giudizio, per il reato di rivelazione di segreto d’ufficio, per essere poi definitivamente assolto nel 2015 in Cassazione, mentre nel frattempo era stato anche addirittura sospeso dal servizio e riassegnato come custode al museo di Potenza . Non c’è riconoscenza in questo paese per gli uomini di valore.
E’ un paese davvero strano questo. Dove c’è chi ha tanto a cuore la conclusione di un affare, per il “bene dell’economia”, e non solo, e c’è poi chi in ospedale invece, si chiede se domani avrà ancora una vita normale.
Graziano Dipace