Ogni qualvolta lo Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel mezzogiorno) compila il suo rapporto annuale, vengono i brividi, ”Arrizzano i carni”. Da buon siciliano spero sempre di “risalire” la china delle classifiche europee ma le percentuali sono impietose: il Sud si ferma al 13% contro il 53,6% che rappresenta la media dell’Europa. Scenario da fame anche sul fronte dell’occupazione. Il numero degli occupati nel Mezzogiorno, ancora in calo nel 2014, arriva a 5,8 milioni. I più penalizzati sono donne e giovani: per questi ultimi, in particolare, si parla di una crepa senza paragoni nel contesto europeo. E’sempre più profondo il solco di un Paese diviso e diseguale, dove il Sud scivola sempre più nell’arretramento, dove ormai la desertificazione industriale si vede ad occhio nudo.
L’assenza di risorse umane, imprenditoriali e finanziarie impedisce all’area meridionale di agganciare la possibile ripresa e trasformare la crisi in un sottosviluppo permanente. Lo scorso anno quasi il 62% dei meridionali ha guadagnato meno di 12 mila euro annui, contro il 28,5% del Centro-Nord. Una persona su tre è povera. Il divario tra le regioni: la più ricca, il Trentino Alto-Adige con oltre 37mila euro, e la più povera, la Calabria con poco meno di 16mila euro.
In generale al Sud la povertà è aumentata rispetto al 2011 del 2,2% contro il +1,1% del Centro-Nord. Nel 2014 i posti di lavoro in Italia sono cresciuti di 88.400 unità, tutti concentrati nel Centro-Nord,mentre il Sud il posto di lavoro è un “Sogno mai ricordato”.
Parlando di lavoro al femminile, al Sud lavora solo una donna su cinque, a fronte di un tasso di occupazione femminile medio del 64%. Nell’Europa il Mezzogiorno è fermo al 35,6 per cento. Questa situazione porta a credere che il sospirato “pezzo di carta” paghi più, alimentando così una spirale di impoverimento del capitale umano, determinata da emigrazione, lunga permanenza in uno stato di disoccupazione e scoraggiamento. Crescono i Neet o né-né (persone non impegnate nello studio, né nel lavoro e né nella formazione). Sono meridionali quasi 2 milioni di Neet. Non và certo meglio per le nascite. Nel 2014 al Sud si sono registrate solo 174mila nascite, livello al minimo storico registrato oltre 150 anni fa. Il Sud nei prossimi anni avrà uno rovesciamento demografico, dalle conseguenze imprevedibili. Il Sud, si legge nel rapporto,è quindi destinato a perdere 4,2 milioni di abitanti nei prossimi 50 anni, arrivando così a pesare per il 27,3% sul totale nazionale a fronte dell’attuale 34,3%”. Che quieto squallore. E’ il tempo in cui non si sente alcun rumore o suono di impegno politico e culturale. E’il tempo della lunga “siesta” sotto i grandi sombreri, sognando la rivoluzione al caldo sole siciliano.
Scrisse Carlo Levi, scrittore e pittore italiano: “Il problema meridionale non si risolve dentro lo Stato attuale, né dentro quelli che, senza contraddirlo radicalmente, lo seguiranno. Si risolverà soltanto fuori di essi, se sapremo creare una nuova idea politica e una nuova forma di Stato”.
Aldo Mucci