Su “Il Foglio” del 27 (o 28) gennaio 2016, Claudio Cerasa risponde ad una lettera di Renato Brunetta sulla questione del voto al referendum sulla cosiddetta riforma costituzionale, con un articolo che titola: “Cosa c’entra Forza Italia con Magistratura Democratica?”.
Il titolo dice pressoché tutto quello che è il contenuto di quella risposta e, più in generale, dei motivi del Si al referendum di Cerasa ed, ahimè, credo anche di Giuliano Ferrara.
Benché conoscessi da tempo certe argomentazioni, debbo dire che riassunte e sintetizzate nelle parole e nel senso di Cerasa il meglio (cioè il peggio) di quello che significa l’adattarci allo sconcio maltrattamento della Costituzione che è nella cosiddetta riforma di Renzi-Boschi, mi allarma ancor più, se è possibile, della sconfortante lettura del prolisso testo in questione.
A parte la contestazione a Forza Italia ed a Berlusconi di aver assecondato in un primo tempo gli intendimenti “riformatori” di Renzi (cosa che andrebbe valutata senza dimenticare che Berlusconi era, di fatto, “affidato in prova” a Renzi a causa della condanna inflittagli dal Partito dei Magistrati) e di aver, anzi, vagheggiato una riforma “efficientista” della Costituzione (il che è cosa diversa dalla rottamazione di Renzi) sin dall’epoca della sua “scesa in campo”, il nocciolo del discorso di Cerasa (scusate il bisticcio) è quello riassunto nel titolo: “ma non vedete con chi vi andate a mettere con il vostro NO alla riforma? Vi mettere a braccetto con Magistratura Democratica e magari con Beppe Grillo” unendovi civilmente “con Zagrebelsky e Rodotà.”.
A parte la violazione di una elementare regola di logica formale che dimostra la stupidità della proposizione, per cui essere contro una baggianata significa condividere opinioni, convinzioni, storia e stile di tutti quanti sono, comunque e per i loro motivi e scelte altrettanto contrari ad essa, c’è un allarmante ritorno alle più sciagurate posizioni assunte in passato (dal Partito Popolare, da molti Liberali etc.) che per non “andare a braccetto” con i Socialisti ed i neonati Comunisti, non seppero dire No al fascismo. E non fu il solo caso.
Io mi domando, ma l’amico Cerasa (come si diceva una volta a Roma) ha letto il testo della “riforma etrusca”? Ha capito qualcosa di quella torbida miscela tra modifiche della Costituzione, altre norme costituzionali, leggi ordinarie e persino disposizioni regolamentari? Ha provato a domandarsi che cosa ci resta a fare un Senato trasformato in club degli amministratori in quiescenza degli enti locali? Si è domandato se l’elezione “per seduta comune” delle due Camere (cioè, al più, di una e mezza) del Presidente della Repubblica, dei componenti del C.S.M. e, poi con quell’espediente del “tre a due”, dei giudici costituzionali avrebbe ancora senso comune? E quelle norme, apparentemente marginali, che “consentono” l’indennità di carica ai Deputati e non ai “Mezzi Senatori”? E la pantomina dei Senatori di nomine presidenziali non più a vita, ma per sette anni (tanto, magari, non campano molto di più), al termine dei quali i meriti insigni e l’”illustrazione della Patria” verrebbero meno?
Se io rilevo queste (e molte altre) sconcezze, dunque, mi metto a braccetto di Beppe Grillo, di Rodotà, di Zagrebelsky, di Magistratura Democratica? Dovrei dire che quel pasticcio mi piace perché fa schifo a Grillo ed a certa altra gente?
Questa storia di chi non è con noi è con il “Demonio”, è, mi spiace a dirlo, di brutta marca autoritaria, e, mi spiace ancora di più, fascista.
Non ho avuto tentennamenti, quando è stata varata la rottamazione renziana alla Costituzione (di cui io non sono stato mai un adoratore bacchettone…) non solo a formulare il mio modestissimo No, ma anche a propormi di fare quanto mi sarà possibile (certo, purtroppo, assai poco) perché anche altri miei concittadini dicano NO.
Se dovessi chiedere a chicchessia, prima che si convinca della necessità di quella scelta, se è “degno” di stare a braccetto con me, allora credo che potreste considerarmi irrimediabilmente rimbambito e, magari, qualcosa di peggio.
Mauro Mellini