Nelle storie che raccontano le sue gesta il Maresciallo Graziosi è sempre protagonista, con la sua intelligenza, la sua onestà, la sua testardaggine. Talvolta però rimane defilato, e lascia il proscenio ad altri protagonisti. Questo è uno di quei casi.
Ad essere sinceri non saprei neanche dire perché stamattina ho cominciato a pensare alle donne. Alle “mie” donne, intendo dire, le donne del mio passato. Non mi capita mai di pensarci, soprattutto senza motivo. Magari ogni tanto ritrovo una foto, o un oggetto, che mi fanno pensare a questa o quella, oppure vado in un posto e mi ricordo che c’ero stato con quella, o con quell’altra, insomma tutti ricordi momentanei, volatili, senza profondità. Non provo mai rimpianto, o desiderio. Sarà perché ancora oggi a 45 anni credo di essere interessante come venti anni fa, e la solitudine non è una condizione che mi si addice; forse per questo non mi faccio mai domande, di solito. Ma stamattina no.
Stamattina è stato diverso. Per lunghi minuti, forse un’ora o forse anche di più, ho cominciato a ricordare, a rivedere scene del passato, a mettere insieme nomi, facce, emozioni. E più ci pensavo e più mi venivano in mente dettagli, oppure mi ricordavo addirittura persone di cui avevo cancellato quasi la memoria. Mi sono trovato ad un certo punto a dire “ma dopo Claudia…sono stato con Martina? oppure era Daniela?” e a mettere insieme pezzi di una vita sentimentale per certi aspetti divertente, interessante, varia, ma sconclusionata. Più ricordavo, e più, con un certo sgomento, cominciavo a trovare una linea rossa che univa le mie storie. Anche se diversissime tra loro. C’era quella che mi amava e voleva dei figli, che però quando ha capito che non sono interessato alla paternità mi ha urlato insulti irripetibili. Poi un amore segreto e silenzioso coltivato per due anni, ma quando finalmente ho avuto il coraggio di confessarlo e lei ha detto sì ho scoperto di non provare più nulla. Ho ricordato la lunga storia d’amore (amore?) con la moglie di un amico, finita insieme all’amicizia. E poi quella storia di sesso, sesso e basta, che però è finita in un disperato “ti amo” da parte sua e un imbarazzato scomparire nel nulla mio. Ho contato almeno tre volte in cui la donna che avevo davanti era interessata a me solo per il sesso, e io non riuscivo, e non riesco tutt’ora a capire, come sia possibile che una donna possa venire a letto con me senza provare nulla. Senza considerare le storie “normali”, con tanto di presentazione ai genitori, in un paio di casi con avviati preparativi di nozze, finite sempre perché lei era troppo noiosa, o troppo gelosa, o troppo frigida, o troppo assatanata, o troppo brutta, o troppo bella, o troppo qualche cosa. Ho cominciato a sudare. E a stare male sul serio. Avevo veramente avuto una vita sentimentale così inutile? Possibile che non avessi mai trovato una donna adatta a me? Avrei dovuto rispondere sì, era proprio così.
Ma sapevo che se avessi girato lo sguardo avrei trovato lei vicino a me. Che era entrata nella mia vita con leggerezza, ma aveva spazzato via tutte le idee, tutti i preconcetti, tutte le esperienza sbagliate. Che mi amava teneramente, appassionatamente, intelligentemente, e in tutti i modi che si possono solo immaginare. Che era bella, giovane, sorridente, serena. Che era tutto quello che io potevo desiderare, senza doverlo neanche chiedere. La donna ideale. L’amore della mia vita. Quella con cui dividere l’esistenza. Capisco la domanda, la capisco benissimo, e non posso negare che me la sono fatta anche io. Lei vuole sapere, Maresciallo, perché l’ho ammazzata se era così perfetta per me. Perché l’amavo troppo. L’amavo più di quanto ami me stesso. E non lo potevo sopportare.