Riceviamo e pubblichiamo la nota di Kovacs Andras, con la traduzione in italiano del discorso tenuto all’ONU dal presidente ungherese Orban Viktor.
30 SETTEMBRE 2015
–“Prima di tutto permettetemi di ringraziare il Segretario Generale per aver convocato questa importante conferenza. Si tratta di un evento tempestivo perché non siamo riusciti ancora a superare una delle più gravi sfide che ci attende.
Gentili Colleghi.
Ci ostacola a trovare le risposte giuste il fatto che manca un consenso sulla natura della sfida. Qui non si tratta di una crisi dei rifugiati. Questa è una migrazione di massa che è composta da migranti economici, rifugiati, richiedenti di asilo e di armati stranieri pure. E’ un processo incontrollato e non regolamentato.
Eccellenti Signore e Signori.
Non c’è un consenso neanche sulle dimensioni della sfida. Esistono varie stime, ma secondo il nostro parere sussiste una fornitura illimitata delle persone partecipanti nel processo. Questa non è una teoria ma è la realtà: ai confini ungheresi arrivano dalla Siria, dall’Iraq, dal Pakistan, dall’Afganistan e più recentemente anche dall’area sub sahariana. Lasciatemi di andare subito al sodo: l’Europa non sarà capace di reggere questo peso da sola. Se non ci sarà un cambiamento nei trend attuali, l’Europa si destabilizzerà.
In base a questi fatti vorrei sollecitare il Segretario Generale di iniziare delle trattative per la condivisione globale di questi pesi. Ogni più importante attore della politica internazionale deve accogliere una parte dei migranti secondo un sistema di quota globale. Eccellenti Signore e Signori.
Sentiamo una compassione sincera per coloro che hanno deciso di lasciare la propria casa. Loro sono le vittime del malgoverno dei loro paesi che li ha privati della propria dignità umana.
Sono vittime di decisioni politiche internazionali sbagliate che hanno condotto a guerre nelle varie regioni. Sono vittime della nostra politica europea sbagliata, con aspettative irrealizzabili. Sono vittime del traffico di persone che è diventato un affare significativo. La loro sofferenza è indescrivibile. E’ nostro dovere morale ridare a queste persone le loro case, i loro paesi. Il nostro scopo non può essere quello di dargli una nuova vita europea. Dobbiamo supportarle a riavere la loro vita nella loro patria. Per ottenere questo dobbiamo creare pace e dobbiamo elaborare un piano di sviluppo economico nei loro paesi.
Eccellenti Signore e Signori.
Vengo da un paese cristiano, quindi vorrei mettere in risalto che l’approccio cristiano non tollera nessun tipo di politica anti-musulmana. La fede musulmana che noi stimiamo e rispettiamo non è responsabile dei motivi di base della migrazione. Vi invito tutti ad aderire ai nostri sforzi che hanno come scopo il prevenire la diffusione del sentimento anti-musulmano. Infine vorrei fare riferimento agli obiettivi di sviluppo sostenibile che abbiamo accettato la settimana scorsa, perché non saprei dire meglio di cosi: la migrazione deve essere ordinata, sicura, regolamentata e responsabile.
Grazie per la Vostra attenzione.”