Chiude l’Esposizione Universale di Milano e si apre il Giubileo. Un Giubileo “straordinario” in “soprannumero” rispetto a quelli ad ogni quarto di secolo.
“Giubileo” viene da “giubilare” e da “giubilo” sinonimo di far festa, esprimere gioia e festa, gioia.
La parola originale è oggi decisamente desueta. Ve ne è ancora traccia in alcuni inni religiosi, anch’essi vecchi, quelli che erano “accompagnati” dall’organo.
Oggi in Parrocchia si cantano canzoni religiose al suono della chitarra e non si sono più le parole “giubilo” e “giubilare”.
Una volta c’era pure il derivato “giubilazione” = pensione. Mia nonna Peppina, nata sotto il Papa Pio IX, diceva di ricevere la “giubilazione” in quanto vedova di un medico condotto (nonno Alvise).
Ma “giubilare” si usa ancora in un senso maligno, derivato dalla giubilazione-pensione (oggi i pensionati hanno poco da “giubilare”) per dire che qualcuno viene estromesso dalla sua carica, dal suo posto: “lo hanno giubilato”.
Con il Giubileo di Papa Francesco il giubilo è tirato in ballo in più sensi. Intanto, visto, forse, che la gente non sembrava troppo proclive a giubilare, il Papa ha dato disposizione ai sacerdoti di procedere pure all’assoluzione delle penitenti che, avendo abortito, erano “scomunicate latae sententiae”, scomunica la cui revoca era “riservata alla Santa Sede”. Così, finalmente assolte, potranno “giubilare” e far aumentare l’indice di gradimento di Bergoglio.
Chi sa se l’idea di questo gesto di paterna liberalità non l’abbia fornita a Francesco Marco Pannella nella “storica” telefonata. Per Pannella l’amnistia generale è il principio della rifondazione della giustizia, della società e dello Stato. La revoca della scomunica alle donne che hanno abortito potrebbe essere l’inizio della nuova era per la Chiesa. Però Francesco non aveva bisogno di suggerimenti per questo provvedimento di “clemenza” giubilante. G. Gioachino Belli chiamava il giubileo (quello di Gregorio XVI) “er sanatorio”, una vera manna per peccatori di ogni genere.
“Abbasta che nun sii turco né abbreo
Né de sta’ antra gentaccia che je pesa
Er Papa j’arigala er giubbileo”
Ed, anzi, Francesco, con l’interpetrazione e la pretesa non più solo pancristiana ma universalistica dell’ecumenismo, può darsi che il “giubbileo” l’”arigali” anche ai Turchi (gli islamici) ed agli “Abbrei” o, almeno voglia lasciar intendere di volerlo fare per giubilare tutti assieme.
Ma il Giubileo richiama anche quell’altro significato ed, anzi è connesso ad un clamoroso caso di sua applicazione: con la scusa del Giubileo è stato parzialmente (ed abbondantemente) giubilato il Sindaco Marino, estromesso dalle sue funzioni relative a tutto ciò in cui “c’è trippa pe’ gatti”, come si dice a Roma, allo stesso tempo, però, dandogli motivo di giubilare perché non lo hanno giubilato del tutto, come era prevedibile.
Dovrebbero giubilare anche i Romani, tirando un sospiro di sollievo, nell’apprendere che l’infiltrazione della mafia nella loro Città è ferma al Municipio X, Ostia. E’ solo mafia balneare. Ma nessuno prende sul serio questa baggianata “giuridico-istituzionale-antimafiosa” di Alfano e di Renzi, che però, appunto per questo, fa ridere, così che sembra che tuti stiano giubilando.
Bello questo Giubileo e questo resuscitato significato di “giubilare”. Ed è bello che si sia cominciato pensando di far giubilare le donne che, non certo senza grande sofferenza, hanno abortito, togliendo loro, almeno, la scomunica. E gli altri peccatori? Aspettiamo il loro turno, tendendo presente l’ingorgo e le difficoltà di pensare a tutti.
Come pure diceva sempre G.G. Belli:
“Se po’ strigne er discorso a du’ parole:
che un giubbileo pe’ tanti ladri è poco”
(14-12-1832)
Mauro Mellini – www.giustiziagiusta.info