Un palcoscenico, una commedia pirandelliana. Così si potrebbero definire alcune ricostruzioni giornalistiche – o pseudo tali visto che l’organo d’informazione è diventato il social network Facebook – della giornalista Federica Angeli che con il senatore antimafia del Pd, Stefano Esposito, sembra andare a braccetto.
Processi , mai celebrati nelle aule giudiziarie, riscuotono successi in rete dove il numero dei like si spreca nel mettere sul banco degli imputati associazioni che fanno realmente antimafia e personaggi che, prima osannati dalla stessa Angeli, diventano bersaglio di un giornalismo che guarda più alla possibilità di realizzare uno scoop che non a quella di dare una corretta informazione.
Ultima trovata, il presunto post della giornalista su Facebook.
Sono trascorsi poco più di due anni da quando la Angeli scriveva su Repubblica di Piero Fierro, ex agente della Polaria, la cui carriera era stata inspiegabilmente stroncata dopo che lo stesso aveva combattuto il narcotraffico sul litorale romano, smantellato traffici internazionali di droga e le cui indagini avrebbero portato alla cattura di importanti criminali affiliati a cosche mafiose.
Un articolo ricco di particolari, che narrava di come l’ex poliziotto nel 2003 fu ingiustamente accusato da un esposto anonimo che “indicò lui e il suo team come i “golden boy” che si erano appropriati indebitamente di soldi per missioni fatte tra il 2002 e il 2003 senza averne avuto diritto. Una truffa allo Stato”, per scoprire, a distanza di 5 anni, che quei soldi gli spettavano.
“Ormai il suo stato psicofisico è compromesso – scriveva la Angeli – e il super poliziotto che affrontava pericolosi boss ora vacilla tra stati d’ansia e depressioni”. Ad avvalorare quanto descritto, la Angeli cita non solo alcuni referti medici , ma anche la sentenza che il gip Oreste Villoni della procura di Roma avrebbe firmato nel 2008, secondo la quale le accuse nel tempo rivolte all’ex poliziotto e alla sua squadra, caddero, tant’è che vennero prosciolti.
Fatti che lasciarono comunque il segno, tanto che alcuni di essi finirono con l’accusare anche vere e proprie patologie psichiche e fisiche conseguenti allo stato di profondo disagio determinato da quegli eventi. Questo affermava la Angeli in merito a quanto riportato dalla sentenza del Gip Oreste Villoni.
Sono passati due anni da allora e soltanto uno da quando venne premiata dal X Municipio di Roma Capitale – il cui presidente era Andrea Tassone, rinviato a giudizio assieme ad altre 58 persone coinvolte dalle inchieste “Mafia capitale” e “ Terra di Mezzo” – per aver combattuto la mafia, in particolare la criminalità organizzata nella zona di Ostia.
Un premio al quale ha fatto seguito quello assegnatole dal Campidoglio e dal sindaco di Roma Ignazio Marino, per lo straordinario lavoro di denuncia della mafia sul litorale romano.
Nel frattempo, folgorata sulla via di Damasco, la Angeli scopre di aver scritto, evidentemente, un mucchio di castronerie sui poliziotti dei quali fino a quel momento aveva tessuto le lodi. Scopre una presunta trattativa, definita “un tacito accordo”, tra la Polizia di Stato e Piero Fierro, affinchè lo stesso potesse andare in pensione dopo che “un esposto anonimo all’ufficio in cui lavorava, segnalò che il tipo aveva preso 40mila euro di missioni e straordinari.
Ovvero per andare a indagare da Fiumicino a Ostia (12 chilometri) si faceva pagare essendo due comuni diversi come se andasse a Milano. L’amministrazione allora riscontrò questa anomalia e dalla giudiziaria lo spostò in un altro ufficio”.
Le stesse accuse per le quali due anni prima ne aveva assunto le difese dichiarandone l’infondatezza e citando finanche la sentenza del Gip Oreste Villoni.
Cambia dunque repentinamente idea. Nessun reato, nel cambiare idea, ma di certo l’episodio, per una giornalista che non aveva esitato a dichiarare l’innocenza di Fierro e degli altri componenti della squadra lasciando immaginare inquietanti retroscena in merito al fatto che le loro indagini fossero state stoppate, è senza dubbio tutt’altro che edificante.
Nessun reato nel cambiare idea, ma non di certo nell’eventuale “ tacito accordo”, ovvero la trattativa, per mandare in pensione coloro i quali avevano disonorato la divisa che indossavano. Se così fosse, ci troveremmo dinanzi al falso in atto pubblico commesso da pubblico ufficiale e alla truffa aggravata, in concorso, in danno dello Stato.
Sì, perché i soggetti ai quali fa riferimento la Angeli, percepirebbero oggi “immeritatamente” (secondo quanto affermato dalla giornalista, poichè frutto di attività criminosa in concorso con altri) una pensione privilegiata. Una pensione per cause di servizio.
Chi furono i vertici della Polizia di Stato che si resero complici di Fierro e compagni? Chi i medici che certificarono falsamente le patologie? E i giudici che a vario titolo furono chiamati in causa nelle vicende?
Dopo la trattativa Stato-mafia, ecco che all’orizzonte si affaccia quella che vede coinvolti appartenenti alle forze dell’ordine, ex poliziotti, medici e forse anche giudici. Per dovere di cronaca, va detto che sul profilo Facebook della Angeli, non v’è traccia del post, probabilmente rimosso dalla stessa.
Sicuramente, comunque, la Angeli, il senatore antimafia Esposito, i ministeri chiamati in causa e gli organi inquirenti sapranno individuare i soggetti che presero parte a questa presunta “Trattativa” che – se solo fosse vera – avrebbe disonorato le istituzioni più di quanto non le avessero disonorate i presunti poliziotti infedeli.
O come ormai sempre più spesso accade nel nostro Paese, le “folgorazioni sulla via di Damasco”, nonostante chiamino in causa appartenenti alle istituzioni, accusando gli stessi di reati gravissimi, saranno artatamente ignorate, lasciando libero chiunque voglia infangare uomini e istituzioni, senza che ci sia alcun seguito?
Ai posteri, sperando che siano i Giudici, l’ardua sentenza…
Gian J. Morici
Fonte del post della Angeli: “Luna Nuova”