Che succede in Sicilia? E’ una domanda che dobbiamo porci ancora una volta, per avere, ancora una volta, risposte incerte, confuse, ingarbugliate.
Una cosa è certa: le cose vanno male e non solo (come al solito) per i Siciliani, ma anche per il loro presidente della Regione e per tutto il suo governo, che perde pezzi, aggiunge pecette, mentre lui continua a lanciare segnali di ottimismo sempre più irritanti e inaccettabili ed a pronunziare giudizi duri e abbastanza esplicitamente minacciosi a chi “non ci sta”.
A non starci è, ora l’assessore Rita Borsellino che non sarà una lince politica, ma deve essere una brava ragazza, come il Padre, che non era un pozzo di scienza giuridica, era proprio un gran brav’uomo.
Cercar di capire il perché dello sconquasso non è facile nemmeno a Palermo, a Catania, ad Agrigento, figuriamoci a Roma. Ma pare che la cosa che rischia di far traboccare il vaso (come l’ha fatto traboccare per la Borsellino) non sia proprio una goccia, ma un Tutino che non è, a quanto dicono, un medici qualsiasi. E’, infatti, o lo era finché non lo hanno arrestato, il “medico di Corte”, il protomedico, come si diceva una volta, del Governatore, di lui, Crocetta. E, a quel che dicono, faceva pesare questo suo benché poco definito e definibile ruolo. Ma non aveva bisogno di dire “lei non sa chi sono io”, perché, a quanto pare, tutti lo sapevano, o almeno, fingevano di saperlo.
La Borsellino ha fatto specifico riferimento, nella polemica che ha portato alle sue dimissioni, alla faccenda di Tutino e del suo arresto, avvenuto per certi pasticci in fatto di prestazioni rimborsabili dal Servizio Sanitario. Crocetta ha replicato che no, è tutta questione del carattere, dei nervi della ragazza, perché l’assessorato alla Salute (di cui la Borsellino era titolare) nella storia di Tutino e dei suoi intrallazzi non c’entra.
Infatti non c’entra l’assessorato e nemmeno l’Assessore. C’entrerebbe però il Presidente, il cosiddetto “Governatore” (tutti antiamericani, ma tutti vogliono usare i termini di quelli là).
E non c’entra nemmeno (se non indirettamente, per le conseguenze che quegli intrallazzi erano destinati ad avere sui rimborsi da parte della Regione) il deficit siciliano che è spaventoso e che Crocetta dice sempre di stare per ridurre e che, invece, cresce sempre.
C’entra (nell’affare Tutino) Crocetta, in quanto cliente, oltre che amico.
Si mormora (ma, mistero dei misteri la stampa che, di solito, in queste storie ci “azzuppa il pane”, come si dice a Roma, tace o parla piano e genericamente sull’argomento). Sarà un pettegolezzo, anche se è troppo riservato per essere tale: i pettegolezzi volano). Si mormora che Crocetta fosse “in lista di attesa” per una operazione presso la Clinica dell’amico medico. Anche i Governatori hanno bisogno dei medici e talvolta dei chirurghi.
Ma l’operazione avrebbe avuto qualche assonanza, anche se non una vera connessione, con i più gravi problemi politici dell’Isola: la “riduzione”, non però del deficit, ma della pancia del Governatore.
Non l’avrei mai detto: Crocetta ci tiene alla linea. Voleva (sempre stando a quel che taluno mormora, benché anche i Governatori avrebbero diritto alla loro privacy) farsi ridurre la pancia con una delle solite operazioni di chirurgia estetica.
La documentazione della clinica, però, oggi è da ritenere nelle mani dei P.M., non conferma la diceria. L’operazione per la quale Crocetta si era prenotato non era di chirurgia estetica e la sua pancia (in effetti abbastanza rilevante) non risulta entrarci per nulla.
Da qui però ulteriori ed ancor più brutte dicerie. Tutino, o per evitare pettegolezzi sulla civetteria dell’amico o per chi sa quale altro motivo, avrebbe fatto risultare dalle carte un diverso oggetto dell’operazione, negando che aveva a che vedere con la chirurgia estetica. La quale, come si sa, non comporta esborsi e contributi da parte del S.S.N. (Servizio Sanitario Nazionale, cioè, regionale).
Come stanno le cose?
Francamente i problemi della circonferenza della pancia del Governatore mi lascia molto indifferente e non mi piace arrovellarmi per trovare “dietro” quel che appare. Fatti, magari, un po’ curiosi, spiegazioni in qualche maledetto imbroglio.
Quello che, invece mi colpisce e mi preoccupa è il silenzio, o quasi della stampa sugli aspetti più salaci e “chiacchierabili” di questa vicenda. Ancora una volta le notizie che riguardano personaggi “antimafia” D.O.C., a Palermo scompaiono o si rarefanno nel momento stesso in cui se ne ha il primo accenno. Finiscono in quello che io ho già definito “Il Bosco della Ficuzza”, una volta cimitero segreto delle vittime della mafia, oggi metafora di quello delle notizie sgradite per l’”antimafia” al potere ed ai suoi esponenti e scagnozzi.
Ecco, dunque, ancora una cosa che ci dà ragione.
Mauro Mellini – www.giustiziagiusta.info