Lo scandalo ha ormai raggiunto proporzioni incontenibili. Politici, imprenditori ma anche la mafia. Business is business direbbero gli americani e i soldi, si sa, non puzzano. Senza ovviamente voler generalizzare – visto che non tutti coloro che si occupano dell’accoglienza dei migranti vanno colpevolizzati a causa di chi agisce in maniera illegale, anche nell’interesse di questi – non v’è dubbio che un fiume di denaro pubblico è stato gestito all’insegna del malaffare ed è necessario che l’indagine si allarghi per comprendere cosa stia accadendo nel nostro paese.
Da “Mafia Capitale” all’indagine delle procure di Catania e Caltagirone sul Cara di Mineo (Catania) il passo è stato breve e i nomi eccellenti degli indagati rischiano di travolgere più o meno direttamente i rappresentanti istituzionali del governo Renzi, come nel caso del sottosegretario all’Agricoltura Giuseppe Castiglione, leader Ncd di Alfano in Sicilia, anche lui iscritto al registro degli indagati. Un atto dovuto secondo gli inquirenti che conducono le indagini su appalti per i quali si sospetta un vorticoso giro di tangenti.
A commentare le vicende relative all’accoglienza, con un post sul proprio profilo Facebook, è l’ex sindacodi Racalmuto, Salvatore Petrotto, che pone domande inquietanti anche sugli affidi diretti che riguardano Agrigento.
“E’ forse sempre lo stesso film quello che stiamo vivendo in Italia?” – si chiede Petrotto.
Ci riferiamo alle decine di miliardi di euro affidati da Sua Eccellenza Alfano, ad esempio, ad Antonello Montante, presidente di Confindustria Sicilia e componente dell’Agenzia Nazionale per la gestione dei beni confiscati alle mafie che attualmente, ironia della sorte, è sotto inchiesta per mafia. Od ancora ai 25 miliardi di euro gestiti con il suo ex ministro alle Infrastrutture e collega di partito, costretto alle dimissioni, Maurizio Lupi.”
Petrotto evidenzia come grazie all’azione di controllo esercitata dalle Prefetture, il ministro dell’Interno Alfano riesca a condizionare, non poco, la gestione di decine di miliardi di appalti pubblici.
Quello che riguarda l’accoglienza, è un giro di affari per milioni di euro sui quali non si è potuto – o forse voluto – far luce, nonostante non fossero mancate denunce circostanziate (come quella del sottoscritto presentata intorno la metà del 2000 e indicata in questo articolo) che avrebbero dovuto quantomeno portare a severi controlli per evitare che la tratta umana continuasse anche dopo gli sbarchi. Invece, come troppo spesso accade, complicità politiche e anche a livello istituzionale con chi avrebbe avuto il dovere di indagare ed impedire gli illeciti, hanno fatto sì che sulla pelle di tanti poveri disgraziati a lucrare non fossero soltanto scafisti e criminali d’ogni sorta ma anche “benefattori” con tanto di giacca e cravatta e spesso elogiati ed accolti dalle autorità come fossero stati esempi da seguire.
Ma torniamo a Petrotto e a quello che denuncia pubblicamente sulla sua pagina Facebook. “Sappiamo benissimo ormai cosa è successo col plenipotenziario del ministero delle Infrastrutture Ercole Incalza e con Stefano Perotti, amico di famiglia del ministro Lupi, il direttore di fiducia di tutti i grandi lavori in Italia per un valore di 25 miliardi di euro –continua l’ex sindaco di Racalmuto – Ma le sorprese non finiscono qua! Come dimenticare gli interessi clientelari, economici e/o familiari dell’intero NCD, il partito di Alfano e Lupi, con il flusso degli immigrati, che stanno prepotentemente venendo alla luce mentre scriviamo, a seguito dell’inchiesta sul CARA di Mineo.
Un appalto di quasi cento milioni di euro, quello di Mineo, affidato con gara truccata, si legge in un avviso di garanzia, notificato all’altro potente amico e sodale politico del ministro Alfano, il sottosegretario all’agricoltura Giuseppe Castiglione. Un altro appalto, quello di Lampedusa, invece, è stato affidato senza gara ad evidenza pubblica, dal prefetto di Agrigento, Nicola Diomede, uomo di fiducia, sempre del ministro dell’Interno Alfano. Il prefetto Diomede, da vent’anni in servizio ad Agrigento, già capo della segreteria politica del ministro Alfano, ha ritenuto opportuno fare ricorso ad un’impresa di fiducia fiorentina. E così è andato giù dritto, affidando quasi 5 milioni di euro per il centro immigrati di Lampedusa, addirittura senza gara: né regolare, né truccata! Il business immigrati in Italia, come è risaputo, ammonta ad un miliardo di euro l’anno; soldi che dovrebbero essere destinati ai profughi ed ai richiedenti asilo ma che, per lo più, invece vanno a finire, con gare truccate o con affidamenti diretti, nelle tasche di vere e proprie associazioni a delinquere; come del resto dimostra l’inchiesta Roma Capitale o quella correlata, relativa al CARA di Mineo.
Come non pensare, a proposito di questi e ad altri scandali, a delle vistose falle di un sistema di controllo, il cui monitoraggio è affidato proprio alle stesse Prefetture che affidano tali servizi, per svariate centinaia di milioni di euro? Sistema di controllo dei pubblici appalti che, eufemisticamente, possiamo definire per lo meno carente.”
Secondo Petrotto, l’affidamento al centro della Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia, con sede a Firenze, sarebbe uno dei pochi casi, se non l’unico, che vede una Prefettura – in questo caso quella di Agrigento -, ad avere assicurato una trattativa privata con procedura negoziata, preferendo non fare ricorso ad un bando aperto a tutte le altre società che operano nel settore.
“Riteniamo che il Prefetto di Agrigento – prosegue Petrotto -, Nicola Diomede, forse avrebbe dovuto tener conto, ad esempio, del D.Lgs.163/2006 che prevede il ricorso a simili procedure negoziate soltanto in rarissimi casi e, comunque, per importi non superiori al milione di euro. Il neo prefetto di Agrigento, lo ricordiamo, è stato promosso, per volere di Alfano e dello stesso Matteo Renzi a dicembre del 2013, dopo aver ricoperto per dieci anni consecutivi l’incarico di viceprefetto, sempre nella città dei Templi.”
Nella nota pubblicata dall’ex sindaco si ricorda come sino allo scorso anno tale struttura era gestita dalla Lampedusa Accoglienza, una cooperativa controllata dal Consorzio Sisifo, aderente alla Legacoop che ha dovuto fare le valige dopo la diffusione da parte del Tg2, a dicembre 2013, del video choc dei migranti disinfettati con l’idrante all’interno della struttura. Uno scandalo che avrebbe aperto le porte ad un nuovo affidamento?
“Noi non sappiamo se Matteo Renzi, da giovane, abbia prestato o no servizio di volontariato presso la Confederazione Nazionale delle Misericordie della sua città che, comunque, lui conosce bene sin dai tempi in cui faceva il presidente della Provincia e poi il sindaco di Firenze. Ed in ogni caso, osiamo chiedere al nostro presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, se il suo collega di governo, nonché Ministro dell’Interno, l’agrigentino Angelino Alfano lo ha informato del fatto che Le Misericordie di Firenze, della sua città cioè è risultata, da parte della Prefettura di Agrigento, affidataria diretta dei servizi di accoglienza per immigrati.
La informo, caro Presidente Renzi – prosegue Petrotto -, anche se le occorre poco per scoprirlo (basta consultare i siti istituzionali di tutte le Prefetture d’Italia) che la Confederazione Le Misericordie della sua città, in Italia, è stata una delle poche, se non l’unica cooperativa, ad aggiudicarsi direttamente, senza partecipare cioè ad un bando ad evidenza pubblica, tutti i servizi di accoglienza a favore dei 550 immigrati (che in certi momenti sono molto di più) che sono ospitati quotidianamente a Lampedusa. Lo sa quanto ci costerà a noi contribuenti tale servizio di accoglienza? Ben oltre 20 mila euro al giorno.
Per un anno, a conti fatti, se si tiene conto degli ulteriori costi da affrontare per accudire anche i minori non accompagnati, tale affidamento diretto, garantito ai suoi concittadini, ai gestori delle Misericordie della sua città cioè, sarà di ben oltre i 10 milioni di euro. Caro Presidente Renzi, consulti i suoi legali, l’Avvocatura dello Stato o chi ritiene le possa essere d’aiuto per toglierci qualche dubbio. Fughi ogni ombra riguardo alla eventuale illegittimità della procedura negoziata, scelta dal Prefetto di Agrigento, per affidare tali costosissimi servizi, del valore di svariati milioni di euro, ad un’associazione che ha sede nella sua Firenze. Forse una trattativa privata di un così considerevole importo non è prevista dalle vigenti norme in materia di appalti pubblici, compreso quell’art. 57, del D.Lgs. n. 163/2006 comma 2, lettera b) citato negli atti di affidamento alla Misericordie pubblicati dalla Prefettura di Agrigento.”
Norme che, se Petrotto dovesse avere ragione nelle sue analisi, non avrebbero trovato applicazione nella vicenda agrigentina sulla quale di conseguenza sarebbe doveroso effettuare verifiche.
“Il ministro Alfano forse non sapeva nulla, ad esempio, di ciò che stava facendo il suo luogotenente in Sicilia, il già citato (anche dalla Magistratura), Giuseppe Castiglione, raggiunto da un avviso di garanzia proprio per quei 100 milioni di euro dell’appalto ‘fuorilegge’ di Mineo. Proviamo adesso a spiegare se invece il nostro Angelino si riconosce nelle storie che seguono e che riguardano alcune vicende agrigentine. Partiamo dalla Prefettura di Agrigento. Dopo oltre 20 anni di servizio ad Agrigento, il vice prefetto Nicola Diomede, nel 2013, viaggiava verso Roma dove riceveva la nomina di capo della segreteria tecnica del ministro dell’Interno Angelino Alfano. Quella nomina, una parte della stampa agrigentina gongolante e tutta compiaciuta per il lieto evento, la definì un incarico prestigioso, quanto gravoso, in cui Nicola Diomede avrebbe potuto mettere pienamente a frutto le sue doti di professionalità e le capacità di lavoro che lo avevano contraddistinto, sino a quel momento, nell’espletare la sua ventennale attività alla Prefettura di Agrigento.
Quella fulgida parentesi romana vissuta a fianco al ministro, per Nicola Diomede, si consumò in poco più di sei mesi. Così, il valoroso viceprefetto, da capo della segreteria politica, al servizio del capo del NCD, il ministro dell’Interno Alfano, venne ulteriormente gratificato e premiato. Malgrado in Italia, due anni fa, a fronte di un centinaio di prefetture c’erano 200 prefetti già nominati, la metà dei quali, ovviamente utilizzati dai vari ministeri (alla faccia della spending revieuw!); il ministro Angelino Alfano ne nomina altri 22 e, tra questi, uno dei suoi preferiti, sarà proprio Nicola Diomede che da Roma, lo porterà ad Agrigento. Nel 2014, il neo prefetto Nicola Diomede, uomo a tutti gli effetti, politici ed istituzionali, di Alfano, che fa? Garantisce direttamente alle Misericordie di Firenze, 32,90 euro al giorno per ogni profugo, con i quali si dovrebbero assicurare i beni di prima necessità.
Ma gli ospiti del centro – conclude Petrotto – sostengono che non va sempre così: “Mangiamo poco e non ci danno i 5 euro che ci spettano di diritto ogni due giorni”. Soldi che i contribuenti versano, la cooperativa delle Misericordie incassa ma, ai migranti, a quanto pare, non arrivano. “Qui ci sono mafia libica e mafia italiana associate”, dicono a mezza voce alcuni dipendenti della confraternita.”
Della questione si sono occupati, tra gli altri, Giulia Cerino e Giuseppe Borello in un reportage televisivo mandato in onda da La Sette, nella puntata del 26 febbraio scorso di Servizio Pubblico.