Un tassista picchia a sangue un “anziano” di 64 anni (lo metto tra virgolette perché ha pochi anni più di me e la cosa mi colpisce particolarmente), gli spezza un femore, una mandibola e gli fa perdere quasi due litri di sangue.
Motivazione?
Il tipo aveva parcheggiato a Piazza Barberini nei posti riservati ai tassisti.
Mi fermerei qua.
Trovo irrilevante, e carico di sensazionalismo il fatto che l’anziano signore fosse andato in farmacia a comprare medicinali per il figlio down.
Lo troverei irrilevante anche se fosse andato in farmacia a comprare preservativi per andare a puttane.
Non ci sono situazioni più o meno lecite per picchiare a sangue una persona perché ti ha fatto un torto.
Trovo rivoltante che i tassisti romani (ma non sono gli unici) continuino a formare una corporazione dedita alla violenza verbale e fisica, alla pressione politica, al condizionamento della vita quotidiana di ciascuno di noi.
A fronte di un servizio ormai scadente, nel migliore dei casi, con macchine per lo più vecchie, con atteggiamento pericoloso quando va bene, tipo telefonare al cellulare mentre si guida.
E i torti vengono lavati col sangue, come in un film western.
Ma noi non siamo nel far west, siamo in Italia, a Roma, la capitale, sede del Giubileo, candidata alle Olimpiadi.
Io credo che la nostra città avrebbe finalmente diritto a dei servizi pubblici decenti, ed uscire dal ricatto continuo.
Non sono ottimista, perché sono decenni che lo sento promettere.
Spero almeno che il nome e la sigla di questo tassista venga resa pubblica, in modo che almeno noi cittadini possiamo scegliere di non servirci di una persona violenta, per portare il nostro delicato culo da un punto all’altro della città.
Rodocarda