Un monologo introspettivo dalla scrittura incredibilmente fine e intelligente, tradotto fedelmente dall’originale italiano di Letizia Russo, che ritrae l’esperienza di un uomo che per un incontro casuale ripercorre le vicende dei suoi 15 anni, riportando alla luce il ricordo ormai sepolto della relazione avuta con un suo coetaneo: il suo primo amore. L’impianto lineare, ma assolutamente non banale o scontato, porta lo spettatore a calarsi, parola dopo parola, nelle più profonde pieghe dell’animo del protagonista, ad assistere alla magnifica deflagrazione liberatoria di un uomo, che scardinando la propria quotidianità sprigiona un baleno di memorie, fatto di immagini e attimi, di quell’estate, vissuta in un sentimento ingenuo ma sincero, forte ma non pienamente compreso. La rappresentazione si serve di una recitazione quasi del tutto acinetica e pacata, ma non per questo piatta e inespressiva; troviamo un palco completamente spoglio di elementi scenografici fatta eccezione per un tavolo di legno, presenza, comunque, molto intelligente e versatile. L’incidenza della regia è forte ed originale davanti ad un testo che presentando una struttura a climax, con una tensione che incalza fino quasi ad esplodere sul finale, si presterebbe facilmente ad un’interpretazione recitativa più “rumorosa” e caotica. La lode va quindi all’azzeccatissima recitazione di Mathieu Montanier la quale riesce ad imbrigliare, pur senza soffocare, il crescendo di tensione che impregna l’intera pièce mantenendosi intima e diretta, andando a creare un palpabile rapporto di intimità con lo spettatore e squadernando sul palco una profonda e articolata umanità. “Primo Amore” Di Letizia Russo, realizzato da Mathieau Montanier e Isabelle Mouchard. Con Mathieau Montanier.
Alessandro Caviglione