Gian Joseph Morici. Quando per il diritto-dovere di informare si viene minacciati di morte e si deve emigrare. L’impegno de “I Cittadini Contro le Mafie e la Corruzione” per la Libertà di Stampa nel Paese.
Con questo titolo, Antonio Turri, Presidente Nazionale dell’Associazione ““I Cittadini Contro le Mafie e la Corruzione”, ha pubblicato sul sito dell’Associazione medesima il commento lasciato dall’editore di questo sito su Facebook, in merito alla vicenda che vedeva indagato l’on Riccardo Gallo Afflitto, indagato per concorso in omicidio di mafia a seguito della chiamata in correità da parte del pentito Daniele Sciabica. Indagine archiviata a seguito della richiesta del PM che l’ha così motivata:
“Chiede alla S.V. l’emissione di decreto di archiviazione per inidoneità degli elementi acquisiti ed acquisibile nelle indagini preliminari a sostenere l’accusa in giudizio ex art. 125 disp. att. c.p.p.
Sono infatti notori i requisiti richiesti dalla giurisprudenza della Suprema Corte in tema di valutazione della prova costituita dalla chiamata di correo: nel caso in specie, se non sussistono dubbi circa i requisiti costituiti dalla attendibilità del dichiarante e dalla attendibilità intrinseca della chiamata di correo (desunta dalla spontaneità, verosimiglianza, precisione e completezza della narrazione dei fatti), altrettanto non può dirsi per quanto attiene al terzo requisito, cioè a dire l’esistenza di riscontri esterni, atteso che l’attività d’indagine a riscontro delle dichiarazioni rese da Sciabica Daniele nel corso dei verbali del […], pur confermandone la piena attendibilità, non ha consentito di raccogliere ulteriori ed oggettive conferme alle stesse”
Una storia che aveva portato l’on Marco Marcolin, della Lega Nord, candidato sindaco ad Agrigento, ad intervenire pubblicamente sottolineando come le notizie pubblicate fossero solo “illazioni. Schizzi di fango non supportati da alcuna notizia o fatto concreto” e che Morici aveva così commentato sulla sua bacheca e che allo stesso modo è stato riportato sul sito dell’Associazione ““I Cittadini Contro le Mafie e la Corruzione”: Ci sono giorni in cui ti ricordi dell’importanza delle cose, del vero valore degli uomini… In quei giorni, chi parla di polpette e macelleria passa in secondo piano e lo releghi a quello che dovrebbe essere il suo posto, il banco della carnezzeria… quello che invece non dimentichi, chi si propone a governare una città, mentre partecipa a governare il paese, e rilascia dichiarazioni con le quali pretende di far passare una notizia come un fatto di natura politica… Aspetto ancora le risposte dell’on Marco Marcolin, disposto ad accettare un confronto, anche in video conferenza, sul suo concetto di informazione e, ancor più, di “normalità”….
L’articolo pubblicato sul sito riporta inoltre una breve biografia di Morici e per intero il contenuto dell’Interrogazione Parlamentare che cita due minacce di morte, di probabile matrice mafiosa, delle quali in passato Morici sarebbe stato vittima.
Una forte presa di posizione quella del Presidente dell’Associazione che denuncia come non si possa accettare il tentativo di imbavagliare un’informazione libera e corretta come quella che questo giornale ha sempre fatto, senza dipendere mai da lobby o appartenenze politiche.
La presa di posizione del Presidente fa seguito a quella del Coordinatore Nazionale dei Familiari delle Vittime di mafia della stessa associazione, Giuseppe Ciminnisi che così si era già espresso nella giornata di oggi:
“La recente vicenda che vede il giornale “La Valle dei Templi” oggetto di minacce di querela da parte dell’onorevole Riccardo Gallo Afflitto, per aver pubblicato un articolo di critica nei confronti di quegli organi stampa che eventualmente a conoscenza di un’indagine scaturita dalle rivelazioni del pentito Daniele Sciabica che accusava lo stesso Gallo di concorso in omicidio di mafia, indagine successivamente archiviata, suscita profondo sconforto in quanti ritengono legittimo il diritto/dovere di chi fa informazione a divulgare notizie che abbiano pubblico interesse”. A dichiararlo, Giuseppe Ciminnisi.
“Non v’è dubbio infatti – continua Ciminnisi – che la notizia di un’indagine che riguarda un parlamentare nazionale indagato per concorso in omicidio di mafia, era tale e andava data, né si può oggi minacciare di querela chi ha denunciato all’opinione pubblica il silenzio che si è voluto mantenere su questa vicenda che in un qualsiasi paese civile avrebbe destato l’interesse della stampa anche a livello nazionale.
Esprimo quindi la mia solidarietà e quella di altri familiari di vittime di mafia, che mi onoro di rappresentare, all’editore del “La Valle dei Templi”, Gian Joseph Morici, ricordandone la vicinanza a noi familiari di vittime innocenti di mafia e l’impegno in favore dell’informazione che lo hanno portato a subire in passato anche due minacce di morte di probabile matrice mafiosa, citate anche in interrogazioni parlamentari, oltre a diverse minacce di querele e vessazioni tali che portarono il direttore della testata a rassegnare le proprie dimissioni.
Esorto pertanto Morici e quanti collaborano con “La Valle dei Templi” – conclude il Coordinatore Nazionale dei Familiari delle Vittime di mafia – a proseguire nella loro opera di informazione, non curandosi di quanti oggi, forse perché toccati dalle critiche mosse agli assordanti silenzi di chi può aver preferito sottacere le notizie, muovono astruse accuse a chi ha sempre pagato in prima persona il prezzo della propria libertà di opinione e della propria onestà intellettuale.