A volte l’uomo si trova di fronte a sconfitte e frustrazioni, fa fatica a risalire sulla barca capovolta dalle onde del mare e accetta di vivere in quel labirinto dove è stato confinato. Il poeta, Salvatore Monetti non tace e si ribella e comincia a scrivere parole, parole e ancora parole che nascono nello spirito e solcano le profonde ferite dell’inconscio, si insinuano nella mente e dicono in una sequenza irregolare, scomposta, di parole, ma hanno l’urgenza di raccontarsi, il desiderio di condividersi, la sete di amore, di relazioni autentiche, di bellezza, di vita. Arrivare alla fine della vita e guardare il mondo dall’altra riva, nella certezza che le Verità che ti scavano il petto graffiandoti l’anima e s’inerpicano nella mente hanno lasciato cadere la voce su una pagina vuota, dove è stato difficile raccontare a parole i sentimenti, i volti, i silenzi, i sorrisi, il dolore, ma quelle frasi nella loro interezza, sono diventate respiro, ricordo, libertà di andare e di venire, di sostare anche solo per una notte, in un porto dove la memoria si fa luce e incita lo spirito a cercare, senza fermarsi mai, finché non avrà raggiunto quella libertà che gli è sempre mancata.
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Salvatore Monetti
nato a Montecorvino Rovella (SA) nel 1960, è diacono permanente dal 2004 nella diocesi di Salerno – Campagna – Acerno (SA).
Ha conseguito la Laurea in Scienze Religiose presso l’I.S.S.R. di Salerno e il Diploma in Cultura cristiana della famiglia e dell’educazione presso l’Istituto di Scienze Religiose all’Apollinare – Pontificia Università della Santa Croce di Roma.
Ho iniziato a scrivere quando gli amici, i confratelli, i teologi, le persone a me care, mi hanno coscientemente circondato con una terra di nessuno fatta di silenzio. Essa mi ha consentito di pensare, studiare, scrivere, lavorare in pace e di dialogare con tanti, sicché spero di continuare a godere di un tale trattamento, senza dover perdere il poco tempo che mi resta a rispondere al mordi e fuggi che in genere caratterizza le critiche e i sorrisi dei maitres a penser.
Sono fermamente convinto che la fede dovrebbe unire tutti gli uomini, senza distinzione di sesso, razza, cultura, poveri, ricchi. Dobbiamo spogliarci dell’alterigia delle Summa e e dei striminziti e puerili catechismi intellettuali. La nostra “umana fragilità” è stata depotenziata da una predicazione che ci ha convinti di essere deboli e immeritevoli, impregnati daenergie diaboliche. Credo che è arrivato il momento di annunciare alla gente la forza della Vita e come San Paolo dire “Non sono io che vivo in me…” ma“in forza di Lui stravinco…”.
Bisogna risvegliare il legittimo orgoglio di essere figli di Dio. Ci sia restituito l’entusiasmo e la tranquilla sicurezza di poter costruire un mondo migliore, affidato al nostro lavoro di “operai del Regno”. Ma per fare ciò bisogna centrare l’annuncio sulla capacità fecondante dello Spirito che opera in tutti coloro che rimangono in dialogo con il Cristo Vivo. Chi non dialoga, chi smette di cercare ed è pago di quanto appreso dai catechisti di turno, avrà pure risposte prefabbricate ma dubito che lo sosterranno nella concreta verifica della fede nella burrascosa esistenza. O si diventa “cristiani” con lo stesso grado di intuitiva coscienza che fa dire di essere un essere vivente, oppure la fede si trasforma in intellettuale adesione a una dottrina. E allora si alimenterà di surrogati che potranno essere le teologie, o le costruzioni fantastiche che, come mongolfiere gonfie di pensieri e sentimenti, gli daranno solamente l’illusione di spiccare il grande volo.
Mi sono interrogato sulla chiamata all’Amore che esige una risposta: Chi siamo e dove andiamo? Siamo chiamati a prendere coscienza della nostra grandezza e preziosità, consapevoli di essere una fragile carne, ma dobbiamo liberarci dal peso delle troppe regole clericali che ci fanno sentire sempre peccatori. Dobbiamo riscoprire l’Agape che è il dinamismo vitale e divino del Cristo. Senza dover inseguire improbabili e carnali titanismi, accettando come esercizio di umiltà gli schiaffi del maligno.
Allora godete insieme a me di essere figli di un così grande Padre, misericordioso e buono e di costruire insieme a Lui una eternità beata. Buon cammino.
Salvatore Monetti
PRECEDENTI PUBBLICAZIONI:
IL MIO CAMMINO
MJM Editore (2011).
IL TEMPO DONATO
Edizioni Paoline (2012)
FRAMMENTI DELL’ANIMA “silloge poetica” Edizioni Galassia Arte (2013)
VERSI DI POESIA Pagine (2014)
RESILIENZA “silloge poetica” MReditori (2014)
IL CANTICO DEI CANTICI MReditori 2014)
LETTERA DI GIACOMO MReditori (2014)