di Ettore Zanca
Avevo scritto di te, e ti avevo eletto mio figlio. Anzi, per dirla tutta “unodiquellicheadaverlocomefigliomettilafirma”.
Speravo, vedevo quello che si scriveva di te.
Avevi due bravi genitori sai? Onesti, che per prima cosa si sono preoccupati che chi pagava le tue cure con una donazione avesse tutto documentato.
Eri volato lontano. A Philadelphia, per curare una forma grave di leucemia. Cure sperimentali.
Giovane calciatore del Lanciano, vent’anni. Cazzo. Giocavi in una squadra di B, e ti impegnavi. Il classico bravo ragazzo di cui sopra.
Ci speravo, ci sperava chi ti ha davvero caro e vicino. Io non sono niente, Il mio dolore non vale niente, perchè è un dolore di rimbalzo.
Ma te lo assicuro, anche arrivando attenuato fa male. Opprime. Te lo giuro Lorenzo, non è retorica.
Te lo giuro Lorenzo, avrei voluto sentire il tuo cognome scandito col tuo numero, in serie A, in nazionale.
Numero 6…Costantini!! E la folla in delirio.
No, tutte cazzate, avrei voluto solo vederti felice. Felice come calciatore, panettiere, filosofo, chitarrista, ragioniere o geometra, o avvocatodicauseperse. Ma cristo. Felice.
E quelcuno penserà che scrivo per vetrina, mi fai male Lorenzo. Mi fa male non saperti. Ti avrei seguito, orgoglioso, di quegli orgogli di rimbalzo. Che fanno bene, come fanno male i dolori, avrei tifato per te e per la squadra dove avresti giocato. Sì, anche il Catania. E da Palermitano è il massimo dell’impegno che potevo darti. Avrei tifato Catania se ci avessi giocato.
Perchè uno quando si affeziona si affeziona.
E non importa se si vince o si perde, uno si affeziona cazzo. E non si fa così.
E i tuoi, e gli amici, e chi ancora conserva i tuoi messaggi pieni di entusiasmo da Philadelphia, mentre ti curavi, E i tuoi genitori sopra tutti.
Abbiamo.
Abbiamo perso.
Abbiamo perso te.
E dì al commissario tecnico che sta in cielo, che sarebbe ora che la smettesse di convocare sempre i migliori, come Piermario Morosini, e ora te.
Sei il migliore Lorenzo.
Te lo giuro. Addio figlio di una sorte ingiusta. E basta. Te ne sei andato pure tu. Ragazzo, non si fa così.