È arrivata la fresca stagione, è il tempo di distrarsi dalle paranoie quotidiane e di cominciare un libro. Alla sera o tra un impegno e un altro. Magari un gran classico…. o magari un piccolo libro fresco fresco e sopratutto vivo, vegeto e ancora sconosciuto, un libro nato dal basso, senza clamore, senza immagine nota al pubblico, un libro tutto da scoprire che sommessamente vuole parlarti e dischiudere la sua verità, la sua libertà, il suo desiderio.
Ventisette anni di vita, sette mesi a getto costante, un lustro di lima: un foglio di vetro su cui riversare in prosa un sentimento di poesia, sogno e ricordi. Emozioni di una vita vera, la vita di Luisa. Ed è un oceano di rimandi, che a spigolarci dentro chi l’ha scritto si perde. E c’era tutta la città a dirmi dove e quando, e c’era Luisa a raccontare d’ogni passo.
Ha quest’arte acerba un’ambizione eterna, non la rinnego seppure ora la vedo così, conclusa.
La quarta di copertina recita così:
“Fragile quanto forte, ribelle ma remissiva, sicura di sé e scoraggiata, Luisa è evasa dall’arida e soffocante aria d’un paesello della provincia siciliana per approdare, carica di nuove energie, nella grande città dell’Isola, regina incontrastata di contrasti, Palermo. Al di là degli studi universitari, Luisa in città vuole realizzare i suoi sogni, esprimersi, trovare uno spazio, dare sfogo alle passioni, disegnare un’idea definita di sé stessa, conoscere e sentirsi soddisfatta. Avventata e riflessiva, si riconosce nella tensione di estremi che sente pulsare attorno e dentro di sé. In un dialogo di piccole e grandi cose fatto di rapidità e stasi, di luci e ombre, di storie e Storia, Luisa dispiega, nei suoi intimi dissidi, il proprio percorso di vita, sotto gli occhi di tufo della Città.”
Il viaggio nel libro è costante, il territorio ha talvolta predominanza sui personaggi, Luisa da Agrigento giunge a Palermo, qui si insedia e si muove nella città, ne ammira la bellezza, ne mette in luce i segreti, le contraddizioni, e dialogo con essa. Il viaggio continua nel ritorno al paese di provincia, alla famiglia austera. E poi di nuovo Palermo, un viaggio in Olanda (il cuore del libro), che è un ponte emotivo e fisico Palermo-Amsterdam che si dispiega in nave, in auto, in treno, in traghetti… nei cibi, nei luoghi, nell’aria che Luisa e i suoi respirano.
Luisa è un asfodelo che cresce sull’asfalto, che vien fuori dalle commettiture di tufo nei vecchi palazzi di Palermo. Sono emozioni, è ricerca, è passione. Potrebbe essere la storia di una delle tante studentesse fuorisede che dalla provincia e da quelle limitrofe giungono a Palermo per studiare all’università, per mettersi alla prova, per conoscersi, per crescere. Potrebbe, ma non è. Quella di Luisa è una storia unica, come unica e sfuggente è la sua personalità. E a lei, viva, che va la dedica del libro.
E’ difficile identificare un genere per il libro, direi piuttosto che non ne ho trovati in cui farlo rientrare tout-court. Uno dei trenta fortunati lettori, uno attento, un poeta, lo ha definito “patchwork” aggiungendo che è il genere dei grandi capolavori, quelli che non si possono imbrigliare in una categoria. Il libro è stato (auto)pubblicato in formato ebook su Narcissus, dopo che le case editrici da me contattate (ho escluso da subito le case editrici a pagamento) non hanno dato alcun feedback. Penso non l’abbiano neanche letto; ritengo che il libro meriti (modestia a parte ), lo dico non soltanto perché è il frutto di un intenso lavoro e perché vi ho riversato tutta la mia arte acerba ma perché è poliedrico e, non solo secondo me, capace di avvincere il lettore. Donne contemporanee, scrittura di paesaggio urbano, vita universitaria, avventura, romanzo psicologico, romanzo di formazione… possibili generi tangenziali, a cui aggiungere sfumature erotiche, oniriche, surreali.
Alida D’a
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