A sostenere che l’epidemia è tutt’altro che sconfitta è il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che evidenzia come ci troviamo dinanzi ad una nuova fase dell’epidemia.
Nonostante infatti sembra che il contagio stia subendo un rallentamento nelle zone inizialmente più colpite, Liberia, Guinea e Sierra Leone, nelle regioni confinanti si assiste ad un’impennata dei casi di infezione.
L’epidemia, che sta uccidendo il 70 per cento delle persone infette, potrebbe interessare almeno altri nuovi 10.000 casi a settimana in Africa occidentale dal 1 dicembre in poi.
Anche un solo caso in aree non ancora colpite può innescare un’epidemia se non individuato e arginato subito. Secondo le N.U. non c’è tempo da perdere e quella che era iniziato come un’emergenza di sanità pubblica è ormai una crisi complessa con profonde dimensioni sociali, economiche, umanitarie, politiche e di sicurezza.
Non è dunque il momento di abbassare la guardia, visto che ogni giorno di ritardo nell’intervento delle aree colpite rappresenta un pedaggio da pagare in termini di vite umane, d’impatto cociale ed economico e di rischio di contagio per altri paesi.