di Ettore Zanca
Recentemente ci sono stati alcuni studi che io chiamo “analisi dell’acqua calda”. Ovvero quelle notizie per le quali nessuno aveva detto l’ovvio, lo scontato, ciò che è davanti agli occhi.
Evidentemente è così.
Non riconosciamo una merda di cane fresca, fino a che non viene lo studioso di turno che dice “In quel marciapiede, vi è senza ombra di dubbio quella che può classificarsi come deiezione canina, da catalogarsi come abbandonata incautamente”, e noi assumiamo l’aria soddisfatta di un panda che si è appena riprodotto e diciamo “ah beh, se lo ha detto lo studioso…”.
È uscito un libro a firma di Paul Verhaeghe, un emerito professore, il quale ha esaminato molti aspetti dei comportamenti degli esseri umani, nel loro ambiente in cui danno il peggio di sè. Il luogo di lavoro.
Il Libro si intitola “What about me?”, e sostiene che agire da sciacalli, è pressochè normale, quando si avvertono tempi di alta selezione e competizione.
Nel libro si dice anche che la meritocrazia è annullata dal potere e dalle amicizie influenti e che essere aggiornati non è più figlio di accurati studi ma di due – tre competenze appiccicate con lo sputo. Ci vuol poco a declamarsi “professionisti del settore”, senza la minima gavetta e, cosa ancora più grave, per far carriera basta saper ammaliare, parlando bene e piazzando qualche carognata. In più l’agire contro morale o regole è legittimato dal fatto che ormai stiamo sviluppando una coscienza a orologeria, ci indigniamo per qualche minuto, se va bene, ma poi abbiamo dimenticato ogni fatto efferato. Perchè siamo travolti dalle informazioni. Ma ciò che conta, agiamo contro le regole perchè sappiamo che se anche ce ne andremo, pagherà chi viene dopo. Ora viene il bello. I tempi moderni, hanno talmente esasperato l’aggressività degli individui, che si assiste ad un regresso. Quando ci siamo trovati a litigare su banalità, tipo un post su facebook, o siamo stati ore sui social a disquisire e scannarci per aria fritta, non stiamo facendo altro che dimostrare il nostro infantilismo frustrato, che non sappiamo dove indirizzare, allora ce la prendiamo con chi non è d’accordo con noi dietro una tastiera, e lo facciamo destinatario della nostra rabbia. Si chiama spostamento di aggressività. E di presenza non è meglio, i nostri cari spesso sono il primo bersaglio delle male parole che vorremmo dire in ufficio. Voi direte, nulla di nuovo sotto il sole, sai che grande sorpresa. Avete ragione, tutto questo squallore lo vediamo e lo facciamo ogni giorno, siamo vittime e carnefici, come diceva quel cantante. Allora dov’è la novità? Che uno studioso ha conclamato su un libro che ci comportiamo di merda, come quella succitata. Di cane. O se preferite, se vi fa star meglio, ci comportiamo da “deiezione canina incautamente abbandonata”. E se lo dice lo studioso…