Un anno fa la tragedia di Lampedusa
di Ettore Zanca
Hanno scelto di fare una rimpatriata. Come si fa nelle scuole. Ma sono uniti da ben altro. Il 3 ottobre dell’anno scorso a Lampedusa morirono 368 migranti nell’affondamento di un barcone.
I sommozzatori e i superstiti hanno deciso di rivedersi. A distanza di un anno. Per ricordare, per dirsi cosa è successo di loro nel frattempo.
Chi è scampato alla tragedia guarderà negli occhi senza terrore chi lo ha salvato.
Perché pochi sanno cosa succede della paura quando passa. Si dice proprio così. Passa la paura. Perché la si porge a chi ti salva.
Gli occhi terrorizzati ora hanno un compagno di veglia.
I sommozzatori che hanno tirato su i vivi, hanno recuperato anche i morti.
E il signor Di Gaetano, sommozzatore dei vigili del fuoco di Palermo era lì. Quel giorno. E recuperava corpi su corpi. E per fare in fretta, per non farli mangiare dai pesci, li attaccavano con una corda da pesca, fino a sessanta insieme. Per non darli in pasto al mare.
Tra poco incontrerà tante persone che ha salvato, per dirsi che da quella notte non si dorme, non dorme chi vive e non dorme chi ha fatto vivere.
Oggi racconta che lui e tutti gli altri non riescono a prendere sonno la notte. Che tanti vanno dallo psicologo.
Perché come diceva Faletti: “c’è una cosa che non ci va giù, che farla scendere è una parola”.
E la dice lui con le sue parole. A tre mesi dalla sua pensione. Che non sarà la fine dei suoi incubi, “quando ti immergi per recuperare delle persone che non ce l’hanno fatta, e vedi in fondo al mare una mamma col suo bambino che si tengono stretti, e che non li hai potuti salvare, mi dici come si fa a dormire?”.
Già. Mi dici come?