Questa è una storia di piccola resistenza quotidiana nello sport. Ogni tanto il calcio regala queste favole. A prescindere da tutto il cancro in metastasi. Un ragazzino amava giocare in attacco, adorava quel ruolo, era un lungagnone. Ma una forma di asma lo faceva stare male spesso. L’allenatore nota che il bimbo ha grandi mani, e nota anche la metafora di tutti i giocatori, delle squadre di tutto il mondo, fatte di bimbi gioiosi, nessuno vuole fare il portiere, notoriamente in questi casi in porta va il più scarso, o il più lento. E lui, bimbo dalle grandi mani, va.
Il resto è una trafila di squadre e squadrette, ma con molti “no”. Spesso il ragazzo non è all’altezza, gli allenatori non lo vedono bene, prende troppi gol. Ma va avanti, lui in se stesso ci crede.
Arriva una occasione d’oro, ma che si concretizza solo grazie all’efficienza di un portiere d’albergo austriaco. Un portiere che salva un portiere.
È estate e arriva un fax in un hotel, è una proposta di contratto per un ragazzo valido. All’attenzione del direttore sportivo del Palermo. Ma il Palermo non alloggia in quella struttura, sta da tutt’altra parte. Il portiere solerte però porta il fax nell’albergo giusto e il ragazzo viene contattato.
Il Palermo lo manda a fare esperienza, ma non convince. A Cremona prende troppi gol. Eppure l’allenatore di allora, Mondonico uno che di calcio se ne intende disse: “è il portiere dei prossimi quindici anni”.
Il Palermo lo richiama, ma non troppo convinto. E poi in quel momento ha cinque (!!) portieri tra cui decidere un titolare, e chi mandare via. Ha appena comprato un brasiliano, Rubinho e ha Amelia, Ujkani, Agliardi, Santoni. Oltre lui. Che sembra essere quello di troppo.
Eppure non molla. Si allena, e riesce a convincere tutti che è in grado di fare il secondo portiere. Non solo per le qualità calcistiche che si intravedono. Ma per il buon carattere, la tranquillità, la testa sulle spalle. Poi fuori dal campo ama l’arte e legge molto. Insomma uno che non rompe le palle.
Il brasiliano fa una cazzata dietro l’altra, il Palermo non ha il portiere che sperava, e ha dato via tutti.
Resta quel ragazzino. A questo punto, perso per perso, che giochi. E lui gioca, bene, benissimo, sempre meglio. Fino a essere acquistato dal Paris Saint Germain. E andare a fare il portiere titolare lì.
Questa è una storia di piccola resistenza sportiva, di un portiere che ora legge Camus, che con l’asma ha dovuto parare e che non ha avuto paura quando gli hanno detto: “giochi tu la prima partita dei mondiali”. È la storia di chi non molla, Salvatore Sirigu. Almeno oggi, indulgiamo in piccoli romanticismi pallonari.
Il resto è una trafila di squadre e squadrette, ma con molti “no”. Spesso il ragazzo non è all’altezza, gli allenatori non lo vedono bene, prende troppi gol. Ma va avanti, lui in se stesso ci crede.
Arriva una occasione d’oro, ma che si concretizza solo grazie all’efficienza di un portiere d’albergo austriaco. Un portiere che salva un portiere.
È estate e arriva un fax in un hotel, è una proposta di contratto per un ragazzo valido. All’attenzione del direttore sportivo del Palermo. Ma il Palermo non alloggia in quella struttura, sta da tutt’altra parte. Il portiere solerte però porta il fax nell’albergo giusto e il ragazzo viene contattato.
Il Palermo lo manda a fare esperienza, ma non convince. A Cremona prende troppi gol. Eppure l’allenatore di allora, Mondonico uno che di calcio se ne intende disse: “è il portiere dei prossimi quindici anni”.
Il Palermo lo richiama, ma non troppo convinto. E poi in quel momento ha cinque (!!) portieri tra cui decidere un titolare, e chi mandare via. Ha appena comprato un brasiliano, Rubinho e ha Amelia, Ujkani, Agliardi, Santoni. Oltre lui. Che sembra essere quello di troppo.
Eppure non molla. Si allena, e riesce a convincere tutti che è in grado di fare il secondo portiere. Non solo per le qualità calcistiche che si intravedono. Ma per il buon carattere, la tranquillità, la testa sulle spalle. Poi fuori dal campo ama l’arte e legge molto. Insomma uno che non rompe le palle.
Il brasiliano fa una cazzata dietro l’altra, il Palermo non ha il portiere che sperava, e ha dato via tutti.
Resta quel ragazzino. A questo punto, perso per perso, che giochi. E lui gioca, bene, benissimo, sempre meglio. Fino a essere acquistato dal Paris Saint Germain. E andare a fare il portiere titolare lì.
Questa è una storia di piccola resistenza sportiva, di un portiere che ora legge Camus, che con l’asma ha dovuto parare e che non ha avuto paura quando gli hanno detto: “giochi tu la prima partita dei mondiali”. È la storia di chi non molla, Salvatore Sirigu. Almeno oggi, indulgiamo in piccoli romanticismi pallonari.