Con la Pasqua le case si riempiono di uova, fondenti, al cioccolato bianco, al latte.
Cercare di resistere alla tentazione di assaggiarne un pezzetto sarebbe innaturale, oltre che molto crudele, ma è bene fare attenzione a non esagerare, per non ritrovarsi con qualche chiletto in più dopo le festività.
L’uovo di Pasqua è composto da cioccolato, un alimento che si ottiene dai semi della pianta del cacao.
L’albero del cacao ha origine in Messico dove i primi a coltivarlo furono i Maya. I semi, dopo essere stati tostati, macinati, mescolati e aggiunti di un liquido reso spumoso, venivano serviti come ingrediente principale di una bevanda chiamata “xocolati”, dal sapore amaro e scarsamente appetibile che aveva un effetto stimolante.
Il cacao è arrivato in Europa nel 16° secolo ed è entrato a far parte delle nostre abitudini con una ricetta simile a quella dei Maya, che aggiungevano spezie piccanti per mascherare il sapore amaro.
Il cioccolato era considerato la “bevanda” o “cibo degli Dei” per le numerose proprietà attribuitegli proprio dai popoli dell’America centrale. I semi erano un simbolo di prosperità nei riti religiosi e una medicina capace di guarire le malattie della mente e del corpo.
E’ stato proprio questo a spingere il naturalista svedese Linneo ( 1707-1778 ) a dare alla pianta del cacao il nome Theobroma cacao L., dalle parole greche theo (Dio) e broma (bevanda).