Manifestazioni infiltrate da delinquenti, cariche di polizia, agenti che picchiano selvaggiamente ragazzi. Risultato? Feriti da ambe le parti, inchieste, processi che difficilmente portano a condanne serie nei confronti di chi – a prescindere da quale parte della barricata stesse – ha infranto le leggi e meriterebbe di trascorrere almeno qualche annetto nelle patrie galere.
“Pensavo di aver calpestato uno zainetto abbandonato in strada, non ho visto che c’era una persona a terra”, si legge sul quotidiano Repubblica che riporta la giustificazione data ai colleghi della Questura capitolina dall’agente (definito dal capo della polizia “un cretino”) che sabato scorso al corteo dei movimenti per la casa a Roma è salito sopra l’addome di una giovane a terra durante i tafferugli.
Neppure il tempo di iscrivere al registro degli indagati quell’agente, che spunta un secondo video che mostra altri agenti prendere a calci e manganellate in testa un altro dimostrante, costringendo il viceministro dell’Interno Filippo Bubbico ad esclamare: ”Porca miseria. È terribile. È terribile. I responsabili devono essere puniti”.
Si scatena la stampa e il mondo del web. “Gli sbirri devono smetterla di picchiare pacifici manifestanti”. Il contraltare ai “pacifici manifestanti”, lo fa il sito Dago Spia che “al netto della gratuità e della violenza del gesto del poliziotto, che potrà in qualunque momento essere querelato dalla ragazza – riporta, nel mostrare le foto del presunto paci-finto -, c’è da sottolineare un aspetto curioso: il giovane non sembra proprio estraneo agli scontri. Tant’è che è stato fotografato in atteggiamenti tutt’altro che pacifici sempre nel corso delle violenze di ieri. Il guaio è che nessuno, a cominciare dalla Questura di Roma, forse se n’è accorto”.
Qual è la verità? La verità, come spesso accade, sta nel mezzo. Da una parte manifestanti infiltrati da delinquenti, dall’altra poliziotti che fanno il proprio dovere e la cui immagine viene macchiata da quanti hanno comportamenti analoghi a quello di chi il capo della polizia ha definito come “un cretino”.
Senza entrare nel merito degli aggettivi che possono essere adoperati a tal riguardo, il problema rimane sempre lo stesso e pare che a nessuno interessi trovare una soluzione. Senza voler malignare troppo, c’è da dire che disordini e violenze riescono a distogliere l’opinione pubblica dai problemi che attanagliano il paese, mettendo in cattiva luce quanti pacificamente reclamano i propri diritti. Una vecchia tecnica della quale l’emerito presidente Cossiga fu maestro infiltrando la protesta di quegli anni con agenti-provocatori. Che poi ci scappi il morto, sull’uno e sull’altro fronte, poco importa. Oggi come allora in prima linea non ci sono né presidenti del Consiglio né ministri. Solo qualche povero disgraziato, qualche idiota e qualche delinquente.
È la guerra tra poveri. Una guerra che serve a chi gestisce il potere. Ovvio dunque che non si parli di far indossare agli agenti qualcosa che possa renderli identificabili dai colleghi, che non si parli d’inasprire le pene nei confronti dei criminali (e non delle persone perbene che manifestano) che infiltrano il fronte della protesta, che non si parli di sbattere fuori dalle forze di polizia e far scontare adeguate e aspre pene detentive ai cosiddetti “cretini” che, in violazione delle leggi, danno il loro contributo all’escalation delle violenze nel corso delle manifestazioni.
A tal proposito, c’è anche da chiedersi quale sia il compito di eventuali agenti infiltrati da parte delle forze dell’ordine. Ha un senso se queste operazioni avvengono al fine di prevenire o impedire la commissione di reati. Ma osservando le immagini pubblicate dal sito Dago Spia, qualche dubbio nasce.
In una delle immagini si vede chiaramente un agente della Guardia di Finanza che è stato aggredito e disteso a sull’asfalto cerca di proteggersi con la mano il capo mentre un gruppo di “dimostranti”, alle sue spalle, solleva i manganelli in direzione dei colleghi del malcapitato. Tra questi, uno che indossa un giubbotto con cappuccio di colore tabacco e una sciarpa chiara a coprirne il volto.
Un’altra immagine ci mostra l’agente aggredito accovacciato a terra, che impugna la sua pistola (ritengo giustamente), mentre qualcuno alle sue spalle tenta di proteggergli la testa (agente o dimostrante?) e, all’estrema destra della scena il “dimostrante”, dal giubbotto color tabacco.
L’ultima immagine ci mostra il finanziere che viene aiutato a rialzarsi, mentre nella mano sinistra del presunto – ma assai presunto – “dimostrante, compaiono un paio di manette. La scena si commenta da sola. Si comprende benissimo il ruolo rivestito dal possibile agente che aiuta il collega proteggendone il capo mentre viene aggredito e mentre lo fa poi sollevare da terra, meno chiaro sarebbe il ruolo dell’individuo che indossa il giubbotto color tabacco, il quale, considerato il fatto che è munito di manette e che gli agenti sembrano ignorarlo, in teoria dovrebbe essere anche lui un agente di polizia.
Perchè un agente di polizia fronteggia i colleghi – così come mostra la prima immagine – sollevando contro gli stessi il manganello? Perchè non interviene in soccorso del collega che in quel momento è a terra e si trova ad essere aggredito da un gruppo di delinquenti che non possono essere definiti certamente “pacifici manifestanti”? Dinanzi a questi fatti, documentati ogni qualvolta avviene una manifestazione di protesta, perchè non prevedere pene severissime per quanti, su entrambi i fronti, violano palesemente le leggi?
O, in attesa che ci scappi il morto, Cossiga docet?
Gian J. Morici