Il suicidio sarebbe avvenuto in un palazzo utilizzato dai servizi statunitensi in Virginia. Il portavoce della CIA, Christopher White, ha tenuto a precisare che l’edificio dal quale il funzionario si sarebbe lanciato dal quinto piano, non è sede ufficiale del gruppo di intelligence. “Per ragioni di privacy e rispetto per il dolore della famiglia non si rilasciano ulteriori dichiarazioni” – ha aggiunto White.
Non è la prima volta che dipendenti della famosa agenzia americana ricorrono al suicidio. L’agenzia, che opera in tre diversi settori (analisi e supporto, spionaggio, servizi tecnici e clandestini) è conosciuta per l’elevato livello di stress al quale sono sottoposti i dipendenti ed è attualmente al centro di controverse vicende che la vedono coinvolta nel presunto spionaggio in danno della Commissione di Intelligence del Senato americano, impegnata in un’indagine in merito ai metodi d’interrogatorio utilizzati dai servizi segreti americani con presunti terroristi.
Metodi inumani che, a giudizio della Commissione, avrebbero previsto la tortura di prigionieri peraltro senza che si riuscissero ad ottenere risultati concreti.
Come se non bastasse i vertici della CIA si trovano pressati dalla Commissione che chiede di conoscere il ruolo svolto dall’agenzia in un presunto caso d’insabbiamento sull’attentato terroristico dell’11 settembre 2012 alla missione diplomatica statunitense a Bengasi, in Libia, che provocò la morte di quattro americani, tra cui l’ambasciatore Christopher Stevens.
Secondo la Commissione a Bengasi la CIA aveva una base segreta presso la quale si trovavano diversi dipendenti dell’agenzia americana e le cui attività non sarebbero state rese note.
La Commissione punta a conoscere anche il ruolo svolto dalla CIA nella fornitura di armi alle milizie libiche e i successivi passaggi delle stesse ai ribelli in Siria.
Gjm