Nonostante le civiltà si siano evolute, c’è sempre quel sottile piacere dell’uomo medio a sbattere il mostro in prima pagina. È quasi Lombrosiano. Purtroppo a volte chi fa veramente male sta dietro le quinte.
Alla guida di uno dei centri più importanti al mondo di ricerca sui tumori, a Parigi, ha rischiato di finire uno stimato professionista italiano. Il Professor Paolo Boffetta, Scienziato. Effettivamente non ci sarebbe nulla di strano, noi eccelliamo in tutto, specie quando andiamo via dal nostro Bruttopaese (chiamarlo belpaese, ormai viene forte).
Ha anche elaborato delle tesi rivoluzionarie basate su indissolubili dati scientifici. Secondo i suoi studi, la diossina, il berillio, gli scarichi dei diesel, e udite, udite l’amianto, non sarebbero sostanze cancerogene in larga scala, “non esiste un legame significativo e probante tra l’incidenza della tumoralità e le sostanze in questione”.
Un caso particolare lo rende sublime, una relazione stilata per affermare che l’amianto non era più, trascorso il primo periodo , una causa incidente di tumore significativa in Italia, anzi che con opportune precauzioni e protezioni poteva addirittura essere lavorato.
Se le sue affermazioni fossero vere, ci siamo preoccupati per un cazzo. Mi si perdoni il francesismo.
Sarebbe il caso di dare qualche informazione sullo Scienziato Professor Boffetta. Tutti questi studi in cui si dimostra che l’Amianto è paragonabile al borotalco e il berillio alla lavanda, sono stati da lui condotti sotto finanziamento delle grandi industrie che avevano proprio interesse a non far emergere quanto tutta questa merda tossica ci faccia male davvero. La tesi sull’amianto la commissionò la Montefibre, per poi produrla in un processo penale per non pagare la morte di diciassette operai, causa mesotelioma, ovvero la malattia, indovinate un po’? Dell’amianto, giusto. Gli studi sui gas di scarico del diesel gli furono commissionati da un gruppo minerario statunitense, che voleva si dimostrasse che certe esalazioni erano poco più che liquirizia allo stato gassoso, in quanto se la facevano nei pantaloni, visto che i loro lavoratori erano i primi a poter chiedere risarcimento se si fosse dimostrata la causalità
Poichè tutto è venuto alla luce, il Professor Boffetta, ha ritenuto opportuno ritirare la sua candidatura per il centro oncologico parigino, l’istituto internazionale di ricerche sul cancro (IARC), lo vede come fumo, anzi come scarico di diesel negli occhi.
A questo punto al professore non rimane che immolarsi per la scienza, a dimostrazione della verità. Lasci il suo appartamento trendy a New York e vada a vivere sotto l’ILVA a Taranto, oppure si faccia riattivare una fabbrica di amianto, ove trascorrere amene giornate.
di Ettore Zanca