Di immigrazione clandestina, torture, violenze, stupri e sequestri di persona a scopo di estorsione avevamo già scritto quando narrammo la vicenda di una ragazza eritrea che chiamammo Zwena. E più di recente per denunciare il fallimento dell’Unione Europea rispetto alle politiche di immigrazione e quello, assai probabile, delle più prestigiose associazioni ed organizzazioni umanitarie che proprio in merito alla vicenda di Zwena rischiano di dimostrare quanto vacue possano essere le parole se non seguite dai fatti visto che la ragazza eritrea, come tante altre persone, dopo essere stata sequestrata dai beduini del Sinai rischia adesso di essere estradata dall’Egitto verso l’Eritrea dove andrebbe incontro a morte quasi certa.
Quanto abbiamo in precedenza narrato trova riscontro nel racconto di una 17enne eritrea che ha dato luogo al fermo emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo nei confronti del carceriere somalo individuato nel centro di accoglienza di Lampedusa .
Un racconto agghiacciante del lungo viaggio di circa 130 persone, tra le quali 20 donne, attraverso il deserto tra il Sudan e la Libia.
Storie tragiche non diverse da quelle da noi narrate in precedenza. Storie di morte, come quella raccontata dalla giovane eritrea che, nel parlare delle 20 donne abusate, ha detto agli inquirenti: “Una sera, portarono fuori due ragazze. Un’ora dopo, ne tornò solo una. L’altra era stata uccisa“.
Dopo la prima denuncia la Direzione distrettuale antimafia di Palermo e la polizia che per ragioni investigative si era recata a Lampedusa sembrano aver individuato almeno uno dei capi dell’organizzazione criminale responsabile di sequestri e stupri.
Nascosto fra i naufraghi, al centro di accoglienza, Elmi Mouhamud Muhidin, somalo 24enne è stato individuato e denunciato da alcuni superstiti dell’ultima tragedia del mare che ha fatto 366 vittime.
Secondo le accuse il giovane avrebbe fatto di un gruppo di miliziani armati responsabili di reati, quali sequestro di persona a scopo di estorsione, associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, tratta di persone, violenza sessuale. Oltre al giovane somalo, le indagini hanno portato anche al fermo di un palestinese che avrebbe organizzato un altro recente sbarco di immigrati siriani.
Nulla quaestio sullo spessore criminale di chi si rende responsabile di certe azioni.
Ma realmente si può pensare che uno dei capi dell’organizzazione transnazionale – così come è stato definito il somalo – partecipi alla traversata del Mediterraneo con il rischio di essere riconosciuto dagli altri migranti scampati miracolosamente alla morte? Un dubbio che purtroppo neppure i media si son posti dando per certo il ruolo ricoperto dal giovane somalo all’interno dell’organizzazione.
A prescindere dalle eventuali responsabilità personali di Elmi Mouhamud Muhidin, accusato di reati gravissimi che, se dimostrati, non meriterebbe alcuna pietà, le attenzioni andrebbero puntate in direzione di un’organizzazione in grado di operare in diverse nazioni, compreso in Europa, e che si avvale di rapporti e collusioni ad alto livello con figure istituzionali di più Stati e con organizzazioni criminali locali.
Per la prima volta forse ci si trova dinanzi un palestinese accusato di aver organizzato uno sbarco di immigrati.
Cosa c’entrano i palestinesi con gli immigrati clandestini? Questo non sta a noi stabilirlo. L’unico dato di certezza che abbiamo sta nel fatto che le tribù beduine che si danno al sequestro degli eritrei nel Sinai egiziano utilizzano cellulari il cui prefisso del numero telefonico è palestinese per comunicare con le famiglie dei rapiti .
Comunque, se anche non fossero i capi, è possibile che questa volta sia stato preso nella rete qualche pesce più grosso dei semplici scafisti…
Gian J. Morici