La Marina degli Stati Uniti è già nella zona orientale tra Tobruk e Derna.
Quello che era il gruppo dei ribelli del 17 febbraio, osserva con preoccupazione e amarezza l’arrivo dei marines americani.
“Ringraziamo amaramente il presunto “profeta di vittoria e pace” – afferma uno dei leader del gruppo – che scagliò il suo paese e la sua gente all’inferno, dopo avere lasciato il suo popolo a morire di fame e nelle prigioni.
È il capitolo finale… il finale di un dramma che si conclude in maniera shakespeariana.
I libici si avvicinarono a risolvere lo stallo dopo lunga esitazione, “essere o non essere.”. Purtroppo abbiamo aspettato a lungo, ma nessuno di coloro che hanno preso il trono è stato in grado di risolvere cosa eravamo. Dinanzi la non soluzione dell’essere o non essere, abbiamo fatto sì che siano altri a decidere per noi.”
Il laconico messaggio, carico di dolore e di timori, è un’azione di denuncia e di condanna sia nei riguardi del vecchio regime, che nei confronti degli attuali leader libici che non hanno saputo garantire la sicurezza e la pace all’interno della nazione.