16 Aprile 2024
Home E’ passato un anno e mezzo – di Aya Homsi

11 thoughts on “E’ passato un anno e mezzo – di Aya Homsi

  1. Gent.mo Pierpaolo,
    nel corso di tutti questi mesi ho preferito evitare di pubblicare filmati e immagini di quello che sta realmente accadendo in Siria.
    Mi rendo conto di aver forse commesso un errore, visto che da noi si mette in discussione persino la morte di tanti civili.
    Senza entrare nel merito delle ragioni delle parti in causa, ritengo sia per tutti inaccettabile che continui questo massacro, dinanzi al quale dovremmo solo fare un mea culpa per avere accettato in silenzio che il fatto che i popoli possano ancora oggi essere oggetto di barbare forme di repressione.
    Credo che sul fatto di dover mettere la parola fine all’eccidio, difficilmente possano esserci opinioni discordanti.
    Il filmato che avrà modo di vedere (IMMAGINI CHE POTREBBERO FERIRE LA VOSTRA SENSIBILITA’) spero basti a chiarire eventuali dubbi sul fatto che in Siria muoiano degli innocenti http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=Q6f5nSStoKE.
    Qualora non bastasse, mi si può sempre contattare tramite email ed in privato ricevere risposte e documenti audio-visivi che mostreranno anche ai più scettici quello che oggi sta sopportando il popolo siriano.
    Gian J. Morici

  2. Egregio Gian J. Morici,
    il solo nome Naryiah poteva essere sufficiente a far capire da quale parte provengano le notizie che lei mette in circolazione.
    Sono cose di vent’anni fa, ma le ritengo sempre attualissime. Così, anche per tenere informati i più giovani, che oggi votano, ma allora non erano ancora nati, ho pensati di aggiungere pure il filmato.

  3. Gent.mo Pierpaolo,
    ritengo che anzichè la provenienza delle notizie, vada verificata la veridicità delle stesse.
    E queste, vere, lo sono…
    Cordialmente
    Gian J. Morici

  4. Gent.mo Pierpaolo,
    credevo di essere riuscito a spiegare quello che è il mio modesto pensiero sulla vicenda siriana.
    Non discuto sul fatto che Naryiah avesse mentito, quanto del fatto che attualmente in Siria stanno morendo migliaia di innocenti. Vogliamo dubitare anche di questo?
    Se non abbiamo dubbi in merito a questo aspetto, allora, più che di chi è la colpa, dovremmo chiederci cosa si può fare per mettere la parola fine a questo eccidio. Lei ritiene che la soluzione sia quella di aspettare per scoprire se la strage è vera o meno? Io sotto questo aspetto non ho molti dubbi, ma, volendo tagliare la testa al toro, mi permetto di darle un suggerimento: Perchè non recarsi personalmente sul posto ad appurare la verità, senza correre il rischio di passare per tonto?
    In attesa di un suo diario di viaggio, che dimostri come in Siria la vita scorre tranquilla come in Islanda, le porgo i miei più cordiali saluti.
    Gian J. Morici

  5. Egregio Gian J. Morici,
    apprezzo che si sia accorto delle menzogne di Nayirah, ma constato che non riesce a mettere a fuoco il problema.
    La questione non è se quanto affermato dalla Nayirah di turno fosse vero o fosse falso. Il problema è che c’è stato, come continua ad esserci, chi ha organizzato la messinscena, cui la Nayirah ha prestato la propria modestissima parte.
    C’è stato in Iraq, c’è stato in Libia (http://multimedia.lastampa.it/multimedia/nel-mondo/lstp/24402/) e c’è, molto attuale, in Siria.
    Mi pare abbastanza evidente come lei e la Homsi non si ritraggono dal prestare la loro modestissima parte all’attuale messinscena. L’unico dubbio che residua è solo quanto ne siano consapevoli o meno.

    P.S. Lei mi suggerisce di recarmi personalmente in Siria per farmi direttamente un’idea personale della situazione.
    A tale proposito le devo far osservare che a me i soldi non me li da nessuno per sopportare l’onere economico che ne deriverebbe.
    Un viaggio in Siria è stato sempre uno dei miei sogni, anche quando la situazione era molto più rassicurante, ma che ho dovuto sempre lasciare neo cassetto.

  6. x Michele Spadaro

    In effetti, non ho tanto interesse a parlare del caso specifico della Siria quanto delle false notizie, in generale, che vengono fatte circolare ad arte. Intendo dire della propaganda bellicista.
    Anche perché di porgermi a giudice che decide su chi abbia ragione o chi abbia torto non intendo assolutamente.
    Nemmeno mi pongo di trovare una soluzione per rimediare al conflitto. Ritengo che i siriani siano più che sufficientemente umani, responsabili, consapevoli e capaci per trovare la loro soluzione da sé. E probabilmente anche di più di un Michele Spadaro, di un Morici o di un Pierpaolo.
    Al massimo posso constatare come il governo Terzi-DiPaola-Monti si adoperi per aggravare la situazione imponendo alla Siria ed all’Italia delle stolte sanzioni.

  7. Egregio Michele Spataro,
    non credo che la mia opinione possa contare un briciolo di più della sua, ma pure che la sua, anche se rispettabilissima, debba contare su un alcunché di considerazione in più della mia.
    Ciò chiaramente premesso, le faccio osservare come parimenti dovrebbe chiedersi perché mai dovrei bermi come sacrosanta verità qualsiasi cosa che la più becera propaganda propina.
    Ribadisco invece, che la propaganda esiste, è attiva e che, di conseguenza, almeno per una persona che non sia o non voglia essere un babbeo, le notizie in un ambito bellico devono tutte essere prese con molta attenzione e circospezione.
    Tutto quello che è stato propinato nell’articolo in argomento non vale nulla di più dell’ormai celebre “Nayirah testimony”, giusto per esemplificare.

  8. Egregio Gian Joseph Morici,
    purtroppo ha completamente mancato di notare come la vicenda siriana stia ricalcando pedissequamente il copione di tutte le rivolte organizzate ed attuate – dal Guatemala di Árbenz Guzman, all’Iran di Mossadeq, alla Libia di Geddafi, al Venezuela di Chavez Frias, solo per citare quelle organizzate dagli USA – a mezzo di contras.
    Sistematicamente quelle che inizialmente sono pacifiche manifestazioni di dissenso vengono aizzate al solo scopo di portare la gente in piazza per farne da carne da cannone a ben addestrati cecchini o, meglio, snipers.
    Spero non le venga meno la cognizione che uno sniper non si forma nei baracconi del luna-park.
    Lo, o gli, sniper colpiscono preferibilmente le forze dell’ordine, istituzionalmente presenti ad ogni movimento di piazza, di modo da provocarne la reazione. Sotto il fuoco, la polizia assume di essere colpita da attentatori frammisti alla folla e risponde, nella massima probabilità, sparando. Ma lo sniper cura di colpire anche tra i manifestanti, nel caso la reazione delle forze dell’ordine fosse troppo blanda da eccitare lo sdegno delle persone buone.
    Se non nella prima manifestazione, ma con la ripetizione in sequenza di questo passaggio del copione, lo sdegno dei buoni, specie quelli di professione, cui volentieri si aggiungono pure i babbei, arriva. E le forze dell’ordine e chi le comanda vengono prontamente etichettati, dai Nayirah dell’occasione, “macellai”.
    Nella prossima scena incomincia l’attività di guerriglia vera a propria, essendo in qualche modo e per qualche verso garantita l’acquiescenza dell’opinione pubblica eccitata dai Nayirah contro i “macellai”.
    La guerriglia richiede l’introduzione del Paese bersaglio di forze armate reclutate, organizzate, addestrate, rifornite e pagate dall’estero. La variante siriana ha la rimarchevole particolarità dell’adescamento, della corruzione e nella raccolta di qualche disertore delle Forze Armate siriane allo scopo di presentare all’opinione pubblica una sottile foglia di fico per nascondere le vergogne della massiccia invasione di “volontari” dall’estero.
    Nella variante siriana i contras non hanno alcuna funzione – nemmeno la speranza, per gli organizzatori – di rovesciare militarmente il regime. Lo Stato siriano è dotato di Forze Armate, troppo compatte, disciplinate, motivate, addestrate, armate e sostenute dalla nazione per poter essere rovesciate dalla canea di raccogliticci, reclutati in tutti gli angiporti d’Arabia a suon di dollari dai tiranni del Golfo Persico.
    La funzione dei contras nel caso siriano è quella proprio di creare ciò su cui ella fa grande mostra di spargere lacrime e stracciarsi le vesti: creare le sofferenze della popolazione, soggetta alle angherie, alle ruberie, agli assassinii che inesorabilmente una situazione di anarchia comporta.
    Le sofferenze della popolazione, gli eccidi, i massacri servono a giustificare quello che è lo scopo di tutta l’operazione: l’invasione del Paese da parte di Forze militari straniere.
    Il risultato è la sostituzione del Governo legittimo con un altro, la cui sola differenziazione dal precedente è l’essere servile alle volontà degli stranieri invasori.

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