25 Aprile 2024
Home Bambina sottratta alla madre – Avv. Lipera: come se nulla fosse accaduto

2 thoughts on “Bambina sottratta alla madre – Avv. Lipera: come se nulla fosse accaduto

  1. E l’odissea continua….

    Minori, caso Federica Puma il Tribunale prende altro tempo

    Tratto da: http://www.paesesera.it/Cronaca/Minori-caso-Federica-Puma-il-Tribunale-prende-altro-tempo

    Un conflitto tra genitori che ricade sulle spalle di una bambina di 7 anni. La madre, Federica, chiede l’affidamento della piccola che da quattro mesi vive in una casa famiglia. I giudici hanno richiesto una nuova consulenza tecnica d’Ufficio A. CARBONE

    MINORI La figlia di Federica Puma: “Mamma portami a casa”
    SIT-IN Presidio in via dei Bresciani: “Rivoglio mia figlia”

    Oggi per Federica Puma e per la sua famiglia è stata la giornata dell’attesa e della speranza. Con gli abiti semplici, la faccia pulita e gli occhi imploranti, Federica ha aspettato la sentenza nella quale avrebbe dovuto essere decisa la messa in libertà della sua bambina. Accanto a lei altri genitori, anch’essi vittime di un sistema giudiziario che, per cause ancora da accertare, deve essersi inceppato.

    La sentenza arriva alle ore 16 circa, dopo quasi 3 ore di udienza . Il finale è amaro. I giudici si sono riservati di pronunciarsi. Hanno richiesto una nuova Consulenza Tecnica d’Ufficio. L’ennesima, rimandando la loro decisione a data imprecisata.

    Intanto la piccola che chiameremo Anna (nome di fantasia), resterà ancora prigioniera mentre la sua mamma continuerà a piangere tutta l’ingiustizia che sta subendo. Anna è nata 7 anni fa dall’unione di Federica con un pediatra romano, all’epoca 46 enne. Una vita apparentemente normale la loro. Un’unione che dopo poco tempo comincia a vacillare. Anna aveva solo 23 giorni quando l’uomo decide di cacciare via di casa, sia lei, sia la sua mamma. Da quel giorno inizia l’incubo per Federica, 33 enne di Milano, alla quale non resta altro che tornare dai genitori, ben contenti di supportarla e di ospitarla in casa. Quegli stessi genitori che oggi la sostenevano in Tribunale e che chiedono a gran voce di poter riabbracciare la loro nipotina.

    LA BAMBINA VUOLE TORNARE A CASA – Da 4 mesi Anna vive in una casa famiglia, piange e si dispera perché vuole tornare a casa, con la sua mamma, con i suoi nonni, dai suoi affetti e dai suoi giochi. Per tutta la giornata, davanti al tribunale, una registrazione manda in onda l’ultima telefonata shock tra Anna e Federica. Parole che feriscono, pianti che commuovono.

    Ma perché Anna non può stare con sua madre? Perché possono incontrarsi solo una volta a settimana e sotto la stretta sorveglianza degli assistenti sociali? Il padre di Anna ha deciso tutto ciò. Ha deciso che sua figlia non deve crescere con la madre, ma deve essere messa in una casa famiglia fino a quando non sarà adottata.

    IL PADRE – Romano, 53 enne, pediatra, lavora in vari ospedali della capitale continuando tutt’oggi ad esercitare la sua professione, nonostante esista una perizia medica che gli attribuisce “disturbo di personalità di stampo narcisistico, dovuto a vuoto empatico ed affettivo, da curare in strutture cliniche idonee”.

    Alcune persone che lo conoscono hanno detto a Paese Sera che il pediatra lavorava prima presso l’ospedale San Camillo di Roma e poi anche presso il Policlinico Umberto I. Ospedali dai quali è stato licenziato, pare, per aver più volte mostrato la sua personalità instabile, tendente al violento. “Esistono documenti, certificazioni e prove che attestano la sua instabilità mentale” dichiara Federica Puma e continuando, con gli occhi lucidi dichiara: “Voglio solo che il giudice liberi mia figlia”.

    Il SIT-IN – Sono circa 200 le mamme, nonne e volontarie che si sono riunite stamane dinanzi all’ingresso del Tribunale dei Minorenni, in via dei Bresciani, coordinate e guidate dall’Associazione Donne per la Sicurezza Onlus. Alla presenza delle forze dell’ordine, ognuna di queste donne porta il suo contributo con striscioni, testimonianze e cori per supportare Federica. Lottano per quella che loro stesse chiamano una “giustizia senz’anima”. Barbara Cerusico e Roberta Sibaud, presidente e vice presidente dell’associazione, indossano, insieme alle altre attiviste, un velo nero. “Oggi siamo in lutto” dichiarano a gran voce, sperando di risorgere con la sentenza del giudice. Restano davanti al Tribunale per molte ore, dalle 9 del mattino fino quasi alle 17.

    LA TESTIMONIANZA, “CALVARIO DENTRO UNA CASA FAMIGLIA” – Colpisce il racconto di Antonella Flati, presidente dell’Associazione Pronto Soccorso famiglie. Rinchiusa per ben 18 anni in una casa famiglia. “I primi 11 anni sono stati un inferno, tra botte, punizioni e soprusi da parte degli operatori sociali”. Poi sono cominciate le adozioni. Per 6 volte sono stata affidata a 6 famiglie diverse. Nessuna di queste era quella giusta. Il sistema non funziona. La scorsa settimana, l’associazione di Antonella ha già denunciato una casa famiglia per le manchevolezze e le situazioni di pericolo psico-fisico in cui versano i bambini ospitati. Altre 7 denunce sono pronte a partire. “I nostri figli sono lì dentro. I vostri, caro giudice, dove sono?” , termina agguerrita.

    IL LEGALE DI FEDERICA – Arriva intorno alle 13.00 l’avvocato Giuseppe Lipera e dichiara: “Qui sono state violate, non solo le leggi di diritto positivo ma anche il diritto naturale. Il diritto che una bambina ha, di crescere con la propria mamma”.

    L’ON. GUIDI (PDL)- Psichiatra infantile, politico ex sottosegretario al Ministero della Salute, spiega il perché della sua presenza al Tribunale. “La mia presenza qui è logica – dichiara l’onorevole Guidi – sono psichiatra infantile e vedo spesso casi di ingiustizia. Qui oggi c’è un rischio di ingiustizia molto alto”. Si scaglia contro i giudici che “privilegiano l’allontanamento dei bambini dalle loro famiglie” e il conseguente inserimento nei centri di accoglienza. “Non ho nulla contro gli operatori sociali ma voglio cercare di salvare i 32 mila bambini rinchiusi in case famiglia ed istituti. Serve una legge ad hoc, nuova, che regolarizzi il tema dell’adozione e dell’affidamento minorile. Serve una legge che garantisca la salute mentale del bambino perché troppo spesso abusi e soprusi vengono denunciati quando il soggetto è già adulto. Lottiamo per questo”.

    di Annarita Carbone

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