L’argomento che in questi giorni domina le prime pagine dei giornali e dei telegiornali è certamente il naufragio della nave Concordia della Costa Crociere.
Ciò che cercheremo di comprendere con questo articolo è se il Comandante Schettino ha delle responsabilità di carattere penale o solo di carattere morale in ciò che è avvenuto.
Ma prima di affrontare nel particolare la vicenda Schettino bisogna comprendere quali sono le responsabilità che la legge attribuisce al Comandante di una nave civile.
Egli è colui che ha la responsabilità giuridica della nave e ad esso fanno capo tutte le operazioni che vengono effettuate a bordo, ha il compito di dirigere le manovre e la navigazione ma anche di organizzare l’attività della nave e accertarsi che la nave sia idonea al viaggio da intraprendere, esercitare le funzioni di ufficiale di stato civile, gestire e sovrintendere alle operazioni nautiche, dirigere personalmente le manovre della nave all’entrata e all’uscita dei porti, dei canali, dei fiumi nonché in ogni altra circostanza nella quale la navigazione presenti particolari difficoltà e inoltre egli rappresenta la nave e l’armatore dal punto di vista giuridico in quanto ne è il legale rappresentante.
Ancora tra le competenze del Comandante di una nave vi è quello di osservare gli obblighi imposti dalle norme di polizia e da quelle per la sicurezza della navigazione.
Per svolgere questa professione è richiesta oltre che a una forte autonomia anche un grande senso di responsabilità nonché notevoli capacità di gestire e condurre la nave e di prendere rapide ed autorevoli decisioni.
Il percorso formativo per diventare Comandante navale, può iniziare con il diploma dell’istituto Nautico ed il successivo periodo di navigazione obbligatorio in servizio di coperta, previa la necessaria iscrizione alle categorie della gente di mare.
Dalla durata del periodo di navigazione dipende il conseguimento dei titoli di Allievo Capitano di lungo corso, Aspirante Capitano di lungo corso, Capitano di lungo corso e Capitano superiore di lungo corso.
Bisogna partire dalla considerazione che le leggi nazionali ed i trattati internazionali stabiliscono delle rotte che le navi debbono rispettare per evitare naufragi, sommersioni, collisioni ecc. cioè per rendere quando più sicura possibile la navigazione.
Le indagini sul disastro della Costa Crociere, per come si apprende dagli organi di stampa, stanno mettendo in luce una serie di verità inquietanti tra cui il fatto che la nave ha deviato di molti gradi la rotta stabilita e ciò per avvicinarsi il più possibile alle coste dell’isola del Giglio.
Ma la cosa più grave che emerge dalle indagini è che il Comandante Schettino si sarebbe messo in salvo prima dei passeggeri ospitati a bordo e ciò in violazione delle norme del codice della navigazione.
Il codice della navigazione attribuisce grandi responsabilità al comandante della nave e se le sue colpe fossero accertate in un regolare processo il rischio sarebbe che il Comandante Schettino potrebbe essere condannato a diversi anni di carcere.
Il comandante di una nave, infatti, è la figura più complessa poiché riassume in se funzioni e poteri di natura privatistica, essendone il legale rappresentante, ma anche responsabilità di carattere penale.
L’art. 1097 del codice della navigazione stabilisce che il comandante che non scende per ultimo è punito fino a 2 anni. Ma la pena va da 2 a 8 anni se da questo fatto deriva il naufragio o la sommersione, da 3 a 12 anni se ci sono passeggeri a bordo.
L’abbandono della nave da parte del Comandante Schettino appare abbondantemente provata, tra l’altro, anche dalla intercettazione telefonica tra lo stesso Schettino e l’ufficiale della Capitaneria di Porto di Livorno il quale lo invitava, ricordandogli i suoi obblighi, a risalire a bordo perché non poteva abbandonare la nave.
Se poi fosse anche accertato e dimostrato che c’è stata una manovra azzardata decisa dallo stesso Schettino a causare il naufragio i reati sarebbero previsti dal codice penale ordinario con l’accusa di omicidio colposo e in questo caso, anche se non l’ha fatto volontariamente, ne risponde assieme a tutti i responsabili della manovra e le pene andrebbero dai 5 ai 12 anni in caso di naufragio o sommersione della nave.
Le indagini sono in corso da parte della Guardia Costiera su delega della Procura nella speranza che si riesca a rendere Giustizia a tutte quelle persone che hanno perso la vita a causa della irresponsabilità di chi aveva il dovere di vigilare sulla sicurezza della nave e dei suoi passeggeri e anche a tutte quelle persone che hanno trascorso interminabili ore di tremenda paura che segnerà tutta la loro vita.
Per questi ultimi il risarcimento non potrà certamente essere di undicimila euro, come si apprende dagli organi di stampa ma un risarcimento ben più equo.
La speranza è che la Giustizia tuteli il più debole e non prevalga la legge del più forte.
Cordialmente
cell. 3389622713