Articoli a firma di Alida Amico
POLITICA
Capodicasa tesse la tela
Il forum trasversale con Mpa, Fli e Grande Sud
AGRIGENTO. Finora, le candidature certe alla carica di primo cittadino di Agrigento sono solo due. L’ambientalista Peppe Arnone, che in rotta con la dirigenza locale del suo partito incarnata dal parlamentare nazionale Angelo Capodicasa – si è auto candidato contro tutti. Ed il sindaco uscente dell’Udc,Marco Zambuto. Che avrebbe anche l’appoggio dell’Api di Nuccio Cusumano. Ma non del terzo polo (Fli ed Mpa). Che puntano invece ad un’ alleanza, con il Pd. Insomma, all’ombra dei Templi, è il caos totale in vista del voto di primavera: sia sulle candidature che per le alleanze politiche. Al momento, nel rincorrersi di riunioni a destra e manca, l’unica novità discretamente temuta nei piani alti dei partiti – è il neo nato comitato cittadino Epolis: unrassemblement di società civile agrigentina e mondo delle professioni capeggiato dalla vice presidente di Confindustria Pierangela Graceffa. Che ha già pronto il programma elettorale, un candidato sindaco – l’avvocato penalista Salvatore Pennica – e si prepara a presentare forse un paio di liste. Intanto, in città, è tutto un fiorire di forum ed assemblee cittadine. Il primo della serie, dal titolo “Buone idee in comune” l’ha promosso il Pd di Capodicasa, insieme all’Mpa guidato da Roberto Di Mauro, il Fli di Gentile (partito a cui si è avvicinato anche l’ex sindaco dc Sodano), ed il Grande Sud con Michele Cimino.
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SICILIA
Faccio sport a casa del boss
Bilancio sulla gestione dei beni confiscati alla mafia
AGRIGENTO. L’obiettivo era diffondere la cultura della legalità puntando alla valorizzazione delle risorse del territorio. Anche se la mission prevalente del Consorzio, costituito dai 7 Comuni agrigentini – oltre il capoluogo, Canicattì, Favara, Licata, Naro, Palma di Montechiaro e Siculiana -è la gestione produttiva con finalità sociali, dei beni confiscati a Cosa Nostra agrigentina. “Abbiamo bisogno di costruire un futuro diverso” afferma Maria Grazia Brandara, già deputato all’Ars e sindaco di Naro, da un paio di anni presidente del Consorzio agrigentino per la legalità, sviluppo e gestione dei beni confiscati alla mafia. “Consapevoli che senza solidarietà e giustizia, non potrà realizzarsi davvero la legalità – sostiene la Brandara – e tanto meno la sicurezza di ognuno”. Quello di Agrigento, è uno dei 4 consorzi siciliani per la legalità, costituito dai Comuni – insieme a quello di Palermo, Catania e Trapani – ed ha il compito di gestire al meglio i beni che l’autorità giudiziaria dopo la confisca, affida all’ente locale.
BILANCIO DI 2 ANNI. Nel cda, del Consorzio agrigentino, presieduto nell’ultimo biennio dall’ex sindaco di Naro, siedono anche un rappresentante della Prefettura (il capo Gabinetto Massimo Di Donato) e l’ex segretario provinciale della Cgil, Piero Mangione (oggi segretario generale dello Spi). “Un’attività la nostra, svolta gratuitamente” tiene a precisare la Brandara.
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«Non moriremo in silenzio»
Da Napolitano e Monti con 5000 firme anti-Muos
NISCEMI. Nel suo ennesimo “viaggio della speranza” a Roma, ha portato anche la carpetta con le 4.650 firme dei suoi concittadini, in calce alla petizione anti Muos. Firme di tanti niscemesi che Giuseppe Maida – insegnante di educazione fisica già noto per le sue battaglie civili nella cittadina nissena – ha consegnato personalmente nei giorni scorsi al Capo dello Stato Napolitano ed al presidente del Consiglio Monti. Le aveva raccolte durante la notte di Natale, trascorsa in una tenda nel piazzale antistante il cimitero del paese. Insieme alla petizione, ha portato anche le delibere dei consigli provinciali di Caltanissetta e di Catania, e l’atto costitutivo del coordinamento dei 15 sindaci e dei rispettivi consigli comunali (riguardante 4 province limitrofe) tutti contrari al Muos.
RISCHIO SALUTE. Maida, che si definisce “un cittadino qualunque” motivato soltanto dall’esigenza di scongiurare gravi rischi per la salute alla comunità di Niscemi e dintorni, si è rivolto ai vertici dello Stato, perché intervengano prima che l’impianto del Muos diventi una “minaccia permanente” per la serenità, la salute e lo stesso ordine pubblico. “Vogliate accogliere il grido di angoscia delle nostre popolazioni – scrive Giuseppe Maida – che sembrano condannate a vivere all’ombra delle pericolose antenne del Muos.
Il sindaco Giovanni Di Martino del Pd, non ci sta a fare da capro espiatorio. Riconosce che inizialmente, ci fu una sottovalutazione da parte dell’ufficio tecnico del Comune. “Non si è capito che si trattava di un campo elettromagnetico, che avrebbe messo in pericolo la salute… E’ stata trattata come una semplice pratica di autorizzazione ed è andato a Palermo, alla conferenza di servizio, un funzionario”. Dopo di che, in questi anni, il sindaco si è dato da fare: ha presentato ricorsi al Tar (ancora in itinere) ed al Cga, ha organizzato il comitato dei sindaci, per dire “No” al Muos, ha finanziato studi, che evidenziano i gravi rischi per la salute. I ritardi del Comune? “Il problema – insiste Di Martino – è che nessuno inizialmente ha capito di che si trattasse.
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