Palermo, 21 sett. – “A 21 anni di distanza da una delle pagine più nere della cronaca italiana, ricordiamo con immutata emozione Rosario Livatino, un uomo che ha pagato con la vita la sua encomiabile fede nella giustizia.
Il Magistrato di 38 anni, ucciso dalla mafia nel 1990 e che l’allora Presidente della repubblica, Francesco Cossiga, definì’ il giudice ragazzino’, ha rappresentato la Sicilia, giovane e pulita, che si ribella e lotta per sconfiggere il fenomeno mafioso e per lasciare ai nostri figli una terra migliore in cui crescere.
A suo tempo ci impressionò l’efferatezza del crimine, commesso contro un fedele servitore dello Stato dotato di tenacia e capacità professionali non comuni e che aveva una visione della vita improntata ai più alti valori.
Da quel crimine, che rappresentò un momento critico nella guerra tra mafia e istituzioni, oggi però molto è cambiato, Magistratura e Forze dell’Ordine hanno inflitto colpi durissimi alla criminalità organizzata, e nella società civile si vedono quotidianamente segni concreti di ribellione alla pressione mafiosa.”
Così l’On. Leoluca Orlando, portavoce nazionale dell’Italia dei Valori, l’On. Ignazio Messina, membro della Commissione parlamentare antimafia e il Sen. Fabio Giambrone, segretario regionale del partito in Sicilia, ricordano in una nota congiunta quella drammatica pagina della storia siciliana.
Non l’ho mai capita questa storia. Che convenienza aveva la mafia ad uccidere un giovane giudice, sicuramente poco influente nelle segrete cose delle Procure.