Sono passati oltre due mesi dall’ultimo articolo che ho scritto per la rubrica che mi onoro di curare ma purtroppo tra impegni familiari e professionali mi è stato materialmente impossibile dedicarmi alla redazione di nuovi articoli per lavalledeitempli.net e di questo mi scuso innanzitutto con i lettori e poi anche con l’editore.
L’argomento che abbiamo scelto di trattare è Il Patto di Stabilità e crescita.
Spesso si sente parlare, specie nelle conferenze stampa di Sindaci, Presidenti di Provincia e Presidenti di Regione, del patto si stabilità e ancor più spesso si sente dire “i soldi ci sono ma non possiamo spenderli a causa del patto di stabilità”.
E allora cerchiamo di capire cos’è questo patto di stabilità e crescita e soprattutto perché, se ci sono i soldi, non possono essere spesi?
Il principio del Patto di stabilità e crescita nasce con il trattato di Maastricht che impone ai paesi che partecipano alla Unione Monetaria di mantenere il rapporto deficit/Pil al di sotto della soglia del 3%.
In particolare il Patto di Stabilità Interno altro non è se non l’accordo che lo Stato Italiano ha assunto con gli altri Paesi Europei in base al quale anche gli enti locali devono contribuire alla riduzione del debito pubblico nazionale, osservando delle regole che limitano fortemente le possibilità di spesa degli enti stessi.
Ma prima di entrare nel vivo del concetto di patto di Stabilità va chiarito il concetto di rapporto tra deficit/Pil al di sotto del 3%.
Il deficit pubblico è la differenza negativa tra i costi della pubblica amministrazione statale e le entrate derivanti dalle imposte dirette ed indirette.
Il Pil (prodotto Interno Lordo) è il valore totale dei beni e servizi finali prodotti da un paese in un anno con i fattori produttivi impiegati nello stesso periodo all’interno dello stesso paese.
Bene, l’impegno preso dall’Italia nel confronti dei paesi europei aderenti all?Unione Monetaria è che il rapporto tra il deficit pubblico, cioè l’indebitamento netto della pubblica amministrazione ed il Prodotto interno lordo deve essere inferiore al 3%.
Il Patto di Stabilità e crescita è stato introdotto nella nostra legislazione con la legge 448 del 1998 e riguarda soltanto l’amministrazione centrale ma coinvolge tutto il sistema delle autonomie territoriali e quindi Regioni, Province e Comuni.
In particolare l’art. 28 della L. 448/1998 stabilisce che le Regioni, le Provincie Autonome, le Provincie ed i Comuni e le Comunità Montane concorrono alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica assunti dall’Italia con l’adesione al Patto di Stabilità e crescita, impegnandosi a diminuire progressivamente il finanziamento in disavanzo delle proprie spese e ridurre il rapporto tra il proprio ammontare di debito e il prodotto interno lordo.
In altre parole è un mezzo per contenere l’aumento incontrollato della spesa pubblica e rapportarla alle effettive possibilità di spesa.
Dal 1999 ad oggi l’Italia ha formulato il proprio Patto di Stabilità Interno esprimendo obiettivi programmatici per gli enti territoriali ed i corrispondenti risultati ogni anno in modi differenti, alternando principalmente diverse configurazioni di saldi finanziari a misure sulla spesa per poi tornare agli stessi saldi.
La definizione delle regole del patto di stabilità interno avviene durante la predisposizione ed approvazione della Legge Finanziaria; momento in cui si analizzano le previsioni sull’andamento della finanza pubblica e si decide l’entità delle misure correttive da porre in atto per l’anno successivo e la tipologia delle stesse.
In sostanza il patto di stabilità impone un limite tassativo nei pagamenti, soprattutto per quanto riguarda i lavori pubblici, però talvolta accade che il limite imposto dalla legge è inadeguato, tenuto conto dei lavori da pagare, già finanziati ed appaltati ed in alcuni casi già conclusi.
Questo sistema restringe l’autonomia degli enti locali impedendo, spesso, sia di realizzare nuove opere pubbliche, sia di effettuare interventi di manutenzione straordinaria che le infrastrutture richiedono.
Le conseguenze, nel caso in cui gli enti locali non rispettassero il patto di stabilità sarebbero delle gravi sanzioni quali la riduzione dei trasferimenti ordinari dal Ministero all’ente con una conseguente riduzione delle spese correnti e quindi anche una riduzione delle spese per le manutenzioni ordinarie e dei servizi assistenziali, il divieto di assunzione di personale a qualsiasi titolo e finanche il divieto di ricorrere all’assunzione di qualsiasi mutuo per la realizzazione di nuove opere pubbliche.
Quale potrebbe essere la soluzione per superare tale situazione? Quello di prevedere una deroga al patto di stabilità, entro determinati limiti, a quegli enti locali virtuosi cioè che non hanno debiti, che hanno i propri conti economici in regola.
Ciò permetterebbe agli enti locali innanzitutto di poter utilizzare interamente l’avanzo di amministrazione oggi escluso dal computo per la determinazione del limite stabilito e quindi potenziare i servizi socio assistenziali ma soprattutto effettuare lavori e manutenzioni del territorio amministrato che darebbero una boccata di ossigeno alle imprese, all’economia locale con la conseguente opportunità di nuovi posti di lavoro.
In verità la legge finanziaria del 2005 ha introdotto un sistema premiante per gli enti locali virtuosi i quali possono incrementare la loro spesa media del triennio 2001-2003 dell’11,5%, ma tale incremento appare poco significativo per le esigenze del tessuto economico.
Spero di essere stato di aiuto nella comprensione del significato e degli effetti del Patto di Stabilità e Crescita.
Cordialmente
Avv. Giuseppe Aiello
cell. 338962271
Il ricorso all’indebitamento non è più una pratica efficace, in ottica di competizione territoriale nazionale e a livello macroeconomico globale. PIGS è una acronimo di tutto rispetto. Credo che controllo della spesa e taglio degli sprechi siano argomenti più puntuali rispetto a ciò che accade. Mancano le cabine di regia senza contenuti politici e l’aspra dialettica. Le risorse ci sono vanno via spesso in debiti fuori bilancio e in perdite di esercizio in senso ampio. Siamo malati di bulimia. Quasi non si riesce ed essere esecutivi efficacemente. E’ questa secondo me l’origine dei maggiori affanni.
Complimenti per la chiarezza espositiva. Mi e’ stato davvero utile. Grazie!
Molto chiaro. Grazie delle informazioni.
L’argomento sul patto di stabilità non è certo dei più semplici, e ringrazio per le informazioni fornite nel vostro articolo.
Sto cercando di documentarmi sulla rete per capirci qualcosa in più, soprattutto a livello pratico su come si applica concretamente nella realtà di ogni giorno e, se posso essere utile a chi come me cerca informazioni che facciano comprendere meglio cos’è il patto di stabilità, suggerirei di vedere un video tutorial (in realtà l’argomento è stato suddiviso in due brevi video) a questo indirizzo:
http://www.competenzerup.it/start/index.php/it-IT/video-tutorial-e-learning