Assessore Regionale Angela Barbanente: “evitare l’ennesimo scempio del territorio dovuto alla realizzazione di grandi opere progettate e variate senza alcuna considerazione dei devastanti impatti paesaggistici”
I locali comitati ambientaliste del Forum mobilitatesi nell’emergenza ringraziano l’assessore e chiedono che
la Regione Puglia ed il suo Presidente Nichi Vendola, in nome di una vera “ecologia”, scendano subito in campo al nostro fianco per dire un fermo “No” a questa assurda variante!
Intanto delusioni per la estrema superficialità con cui l’Ente Provincia di Lecce sta sottovalutando la poliedrica negatività dell’opera, mostrando come la questione della “sicurezza pubblica” sia considerata ed esaltata solo quando si devono strumentalmente favorire alcuni progetti, per così dire “di parte”, come nel caso della SS 275 nell’attuale cattivo progetto perseguito ad alto consumo di nuovo territorio vergine, e sia invece sottaciuta ora che un mega gasdotto minaccia per 20 km il Salento, cittadini e paesaggio!
L’ incoerenza è sempre cosa inaccettabile da una pubblica amministrazione!
In merito al denunciato rischio di sventramento del territorio del basso Salento a seguito dell’ipotesi di passaggio di un lungo pericoloso gasdotto giungente dall’Albania e passante lungo i comuni di Melendugno, Vernole, Castrì, Lizzanello, Cavallino e San Donato, l’associazione Forum Ambiente e Salute, che già ha allertato anzitempo, con anche le associazioni Save Salento e Tramontana-Melendugno, le popolazioni più coinvolte, intende esprimere i suoi più sinceri ringraziamenti all’Assessore della Regione Puglia all’Assetto del Territorio, Angela Barbanente per la grande solerzia con cui si è attivata al fine di evitare l’ “ennesimo scempio del territorio”.
Dopo le nostre urgenti e documentate sollecitazioni inviate a tutti gli organi regionali e provinciali, l’Assessore, chiamata in causa per l’importante suo mandato in giunta, preposto all’assetto del nostro povero territorio, ci ha rassicurati immediatamente, e con noi tantissimi cittadini del Salento, scrivendoci che ha “già avviato le necessarie verifiche per evitare l’ennesimo scempio del territorio dovuto alla realizzazione di grandi opere progettate e variate senza alcuna considerazione dei devastanti impatti paesaggistici”.
Una rassicurazione che non riempie di speranza solo le associazioni sottoscriventi, ma tutta la gente salentina fortemente preoccupata ed indignata da tutti questi ingiustificabili assalti ai danni del nostro futuro.
Troviamo infatti assurdo che, con delle varianti si stia cercando di deformare il progetto iniziale del gasdotto, che aveva individuato inizialmente una area costiera, già iper-industrializzata per lo sbarco e l’allacciamento del gasdotto, a favore invece di ben più infelici soluzioni che prevedono di sventrare aree del tutto vergini della provincia di Lecce, scevre da industrializzazione e dall’infrastrutturazione pesante, e per di più approdando lungo aree costiere non ricadenti in aree industriali, ma anzi di notevole valenza balneare e ambientale-paesaggistica. Aree complessivamente intatte, rurali, naturali, di alte valenze archeologiche e storiche, ma anche densamente popolate, abitate e frequentate, con tutti i rischi che questo comporta per l’incolumità delle persone a seguito dei non sottovalutabili possibili gravi incidenti, cui queste infrastrutture, quali i gasdotti in pressione vanno tristemente incontro, come la recente cronaca mondiale, dalla Nigeria, all’ Egitto, agli Stati Uniti, tristemente conferma con perdite di vite umane non indifferenti.
Non solo, in un recente incontro pubblico tenutosi nell’aula consigliare di Melendugno, il 6 maggio 2011, i tecnici della ditta coinvolta, la TAP Trans-Adriatic Pipeline, sollecitati dal sindaco del paese, Vittorio Potì, sul tema dell’assenza o meno di emissioni, hanno dovuto confermare come per motivi tecnici, al funzionamento dell’impiantistica del gasdotto si correla fisiologicamente un saltuario periodico doveroso rilascio di porzioni di gas in atmosfera per ragioni di regolazione barica! Un ulteriore aspetto che rende riprovevole l’atteggiamento di grave superficialità che sta caratterizzando le amministrazioni dei comuni coinvolti dall’attraversamento del gasdotto in progetto nella variante qui in discussione, e la stessa Provincia di Lecce! I sindaci massime autorità sanitarie locali, “dominus” dei feudi amministrati, devono opporsi a tale preoccupante variante!
L’azienda interessata al gasdotto Italia-Albania, la TAP, aveva proposto inizialmente l’infelicissima soluzione di approdo a Punta Penne a Nord di Brindisi, area di pregio balneare e l’attraversamento da lì in poi, per un tratto di 16 chilometri, di campi e vigneti prima dell’allacciamento finale. Questo grave oltraggio al territorio del nord Salento fece sollevare associazioni e la Camera di Commercio di Brindisi, che ne evidenziarono, era il marzo 2010, l’incompatibilità con la vocazione agricola e turistica dell’area!
Gas-dotto TAP in basso Adriatico. Le varie ipotesi progettuali percorse dalla TAP, sino a quella in ultimo proposta, corrispondente al percorso rosa con punto di sbarco più meridionale. |
Le iniziali 4 varianti considerate su Brindisi per il gasdotto, di cui la seconda dal basso verso l’alto, a Brindisi sud approdava proprio a Cerano nei pressi immediati della Centrale Enel a carbon fossile Federico II |
Dopo le giuste proteste, nel giugno del 2010, la società TAP confermò di esser tornata a sposare definitivamente l’opzione di approdo del gasdotto a Sud di Brindisi, direttamente nell’area industriale delle centrali a carbone, di cui si auspica da decenni proprio la virtuosa loro riconversione al gas fossile per minimizzarne gli impatti in termini di emissioni al camino e di polveri sollevatesi dal carbone nei magazzini e durante la sua mobilitazione! Un’ area inoltre industriale predisposta urbanisticamente ad accogliere simili infrastrutture la cui notevole intrinseca pericolosità le rende inidonee in zone balneari e turistico-insediative nonché agricole, come era nel caso dell’infelice scelta dell’approdo a Punta Penne a nord di Brindisi!
Quindi dopo questo pacifico assetto raggiunto dal progetto TAP, abbiamo invece appreso, nei mesi scorsi, l’assurda immotivata variante di impatto sociale e ambientale notevolmente superiore, tanto da doversi ritenere inaccettabile!
Le aree oggi individuate a Sud di Lecce, per tale passaggio in variante a sventramento della terraferma, sono aree di altissimo pregio turistico e paesaggistico, balneare costiero e turistico d’entroterra; vi è anche l’ “Ecomuseo dei Paesaggi di Pietra” di Acquarica di Lecce (Vernole), inaugurato solo lo scorso 11 dicembre 2010 dalla stessa Angela Barbanente, le contrade Campana e Filandra con i loro boschi millenari di olivi della varietà autoctona “ogliarola”, il landscape dei grandi trulli tronco-conici e tronco-piramidali e dei muretti a secco, ecc. ecc. Tutto ciò sarà sventrato dal passaggio del gasdotto!
Si chiede, così come avvenuto per il caso Brindisino di Punta Penne, dove il tracciato sulla terraferma si sarebbe snodato per 16 km, anche per questa inaccettabile ipotesi di variante a sud di Lecce dove il tracciato su terraferma si snoda invece per ben 20 km circa, lambendo anche tantissime aree abitate ed attraversando aree rurali ad insediamento abitativo diffuso, il pronunciamento negativo della Camera di Commercio di Lecce, e non solo, ma anche il pronunciamento negativo preventivo di tutti gli enti istituzionali preposti, quali Provincia di Lecce, Regione Puglia e assessorato interessati, ARPA (Agenzia Regionale per la Prevenzione e l’Ambiente) e ASL (Azienda Sanitaria Locale)!
Non possono essere i territori a Sud di Lecce, le rinomate Terre d’Acaja e Roca, figlie di un dio minore!
Il piccolissimo risparmio di alcuni chilometri in meno di condotta sottomarina, (più costosa della condotta fatta passare sulla terraferma a parità di lunghezza), comporta un risparmio su un’opera complessiva di centinaia di chilometri, che va dal Mar Caspio al Salento, che riteniamo non giustifichi, se di “opera di pubblica utilità” si deve parlare per quest’opera faraonica, il danneggiamento sacrificale di un territorio completamente vergine, ed in particolar modo della terraferma dove viviamo, senza per carità con questo voler dire che nel mare si possano compiere scempi con più nonchalance. Il nostro Salento crediamo valga più di questi spiccioli che qualcuno, non certo neanche i cittadini, risparmierà, o intascherà forse con la assurda variante al progetto oggi proposta!? E poi vi è una questione che non è solo di estetica o integrità del territorio, ma anche di sicurezza, di vite umane, di fattore rischio che qui si trascura per degli spiccioli!
Pertanto, quand’anche si trattasse di questioni di una manciata di chilometri in più o in meno off-shore, ci chiediamo se questo possa giustificare il sacrificio di opzioni di tutela e di pubblica sicurezza, di beni quali il territorio e la vita, di non monetizzabile valore, né ripagabili con qualsivoglia elargizione gratuita di gas alle popolazione colpite o royalty ai comuni attraversati, come sarebbe nel caso della variante in questione, e come si sta tentando di fare con queste volgari inaccettabili logiche compensative, che vedono spesso propensi alla trattativa tanti nostri amministratori.
Temiamo poi anche, che l’inopportuna ed infelicissima variante, in oggetto, possa rispondere a programmi futuri di ulteriore danneggiamento speculativo dei territori attraversati, con la nascita di centrali di deposito gas e soprattutto nuove centrali termoelettriche a gas fossile, nella povera colonia energetica d’Italia, cui voglion alcuni ridurre, piegare, il Salento! Il tracciato del gasdotto pare infatti intercettare speculative zone industriali create da alcuni comuni, e sin ora mai davvero decollate industrialmente come era da aspettarsi ab origine!
Non solo, la variante che sposta da Cerano, e comunque dalla zona industriale a sud di Brindisi, l’approdo, comporta anche, di fatto, un allontanamento fisico del punto di approdo-sbarco(-approvvigionamento) del gas caucasico, dalle aree industriali sud brindisine, inizialmente prescelte dal progetto del gasdotto in questione, lì dove operano proprio inquinantissime grosse centrali elettriche a carbon fossile, in particolare la centrale di Cerano-Federico II di Enel e la centrale Brindisi Nord di EdiPower; entrambe centrali a combustione di carbone fossile, e oggi in Cerano anche CDR (Combustibile solido Da Rifiuti); fonti il carbone e il CDR impareggiabilmente più inquinanti del gas fossile, tanto che popolazioni e ambientalisti, ma anche associazioni mediche coma la LILT (Lega Italiana per la Lotta ai Tumori) chiedono da molti anni inascoltatamente di riconvertire quelle centrali dal carbone al gas, per migliorare gli standard di qualità dell’aria. Il gas fossile è fonte energetica, e dunque di calore, ben più pulita, in termini di emissioni a seguito della sua combustione, rispetto al carbone! Basti considerare qualitativamente la differenza in termini olfattivi tra la combustione di un tizzone di legno e quella di un fornello a gas da cucina in una medesima stanza senza camino!
Le strategie aziendali di tali grosse centrali elettriche Cerano-Federico II di Enel (anche detta Brindisi Sud) e la Centrale Brindisi Nord di EdiPower, tutte nell’area industriale sud brindisina, non prevedono, per motivi aziendali meramente economici, ma non tecnici, la possibile e semplicissima riconversione verso l’uso del gas come fonte termo-combustibile, per i prossimi anni! Allontanare da queste centrali l’approdo del gas-dotto, indebolirebbe pertanto quanti chiedono la loro forzata conversione all’uso del gas!
E chiedere la riconversione a gas di quelle centrali intollerabilmente inquinanti a carbone, è un dovere civico, ma è anche un dovere imporre da parte di tutte le preposte istituzioni! Invece, tutto lascia supporre che si voglia proprio scongiurare questa virtuosa doverosa, ma forse per qualcuno anti-economia, o meglio anti-speculativa, conversione carbone-gas!
Con il gasdotto della TAP poi il basso Salento vive una situazione di assurdo concentramento cumulativo di più gasdotti! Un secondo gas-dotto della ditta South Stream infatti è già in progetto di sbarco, sempre a partire dai Balcani, nella rada di Otranto. Si parla di un percorso di 1,5 km a terra (on-shore), che è comunque tanto considerata la ovvia pericolosità di questi gasdotti, la frequentazione di Otranto, e l’importanza archeologico-paesaggistica di Otranto!
Per questioni di concorrenza non si può permettere a più gasdotti di far a brandelli l’Adriatico e la nostra striscia di terra salentina! Tanto più nel contesto di una amministrazione regionale pugliese che dichiara di aver voluto puntare sulle “energie rinnovabili”! Questi gasdotti intercontinentali, pertanto, insieme alla non riduzione dell’uso del carbone fossile nelle centrali pugliesi, e ai minacciosi progetti di trivellazioni per l’estrazione di idrocarburi in mare e sulla terraferma, mostrano sempre più tutta la vacuità speculativa e menzognera della Green Economy Industriale, e di quella “falsa ecologia amministrativa”, che sta soffocando e assassinando, con eolico e fotovoltaico e biomasse, i campi del Salento, la salute e la qualità di vita dei salentini! Oltre l’inganno di una politica delle energie pulite, ora anche la beffa!
Siamo certi di poter confidare nella profonda sensibilità dell’Assessore Barbanente, e osserviamo che tutte le tante battaglie, che il territorio vive purtroppo a causa di un assurdo accanimento senza precedenti, volto all’iper-infrastrutturazione, cementificazione ed industrializzazione speculative, nonché a fare del Salento una vile landa desolata colonia energetica d’Italia in cui produrre energia da ogni fonte possibile, seppur tutte battaglie vinte dai cittadini a tutela del territorio, resterebbero sempre battaglie infruttuose se non servissero per creare, far germogliare ed affermare quella nuova, e nei fatti antica, concezione-filosofia del territorio e degli interventi antropici, che sentiamo di condividere pienamente con Lei, atta a migliorare e valorizzare il concetto esteso di “paesaggio”, non ad avvilirlo, distruggerlo e mortificarlo, e questo quale che sia l’attività o l’uso che l’uomo fa del suo territorio di vita, esistenza e lavoro; essendo il paesaggio “Bene Comune”, ed avendo ognuno di noi il pieno naturale “Diritto-dovere all’Integrità del Paesaggio”, come quello inalienabile alla “salute” e alla “qualità di vita”, intrinsecamente interdipendenti dalla qualità e bellezza del paesaggio!
Grazie
il Forum Ambiente e Salute
Forum Ambiente e Salute del Grande Salento, rete apartitica coordinativa di movimenti, comitati ed associazioni a difesa del territorio e della salute delle persone
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